In una sola notte Fulvio Martusciello, plenipotenziario di Antonio Tajani a Napoli, Licia Ronzulli e Marta Fascina hanno fatto a pezzi la vecchia classe dirigente di Forza Italia in Campania, spazzandola via con un tratto di penna. Chi aveva firmato la disponibilità per la candidatura, convinto di un nuovo giro in parlamento, si è ritrovato fuori dalle liste senza una telefonata, un messaggio.

Le liste di deputati e senatori, soprattutto le candidature blindate, sono state sorprendenti anche per gli addetti ai lavori. Negli elenchi del partito abbondano infatti nomi sconosciuti, giovani e ricchi imprenditori del calcestruzzo, produttori di materassi, figli di. Quasi tutti legati al cerchio magico della “triplice” (Fascina-Ronzulli-Tajani, in rigoroso ordine alfabetico) che governa Forza Italia da qualche mese.

Il repulisti è stato spietato, e ha azzerato una classe dirigente assai chiacchierata che ha dominato il partito locale per tre lustri: quella legata alla famiglia Cesaro, e alle frange che un tempo furono vicine a Nicola Cosentino, il ras azzurro finito in disgrazia per le condanne giudiziarie. «Berlusconi, con il quale abbiamo diviso fatiche, vacanze, confidenze e ogni cosa, non si è degnato neanche di chiamarmi, ormai è commissariato, non controlla più niente», dice a Domani uno degli epurati.

In molti credono che il partito abbia fatto finalmente un passo avanti, spazzando via un gruppo dirigente i cui referenti sono finiti indagati o nominati in informative anticamorra, o accusati di vicinanza al clan dei casalesi come nel caso di Cosentino, che spera che la Cassazione possa rivedere la pesante sentenza della Corte d’appello. Ma chi sono davvero i nuovi volti su cui ha puntato il partito dell’ex Cavaliere?

Il passato di Martusciello

La rivoluzione ha una firma in calce, quella di un berlusconiano doc, Fulvio Martusciello, una carriera in Forza Italia e oggi plenipotenziario del partito, fidato scudiero di Tajani fin dai tempi del parlamento europeo.

Nel 2015 finì indagato per concorso esterno in associazione camorristica, ma venne archiviato su richiesta degli stessi pubblici ministeri. È lui che ha voluto cancellare gli ex uomini forti come Luigi e Armando Cesaro, il potente Domenico De Siano e l’avvocato Carlo Sarro. In provincia di Napoli ha deciso di mettere in un seggio blindato un giovane imprenditore sconosciuto, titolare di varie imprese nel settore edilizio (come la San Francesco srl) nel regno di un clan temuto e potente, quello dei Polverino.

Il suo nome è Domenico Brescia, e un anno fa ha dato prova di radicamento territoriale raccogliendo (era alla sua prima candidatura) quasi quattromila voti, diventando facilmente consigliere comunale del partito azzurro a Napoli. Ora la sua candidatura in parlamento ha fatto sollevare il movimento giovanile del partito, che ha escluso che il nome di Brescia sia stato proposto dall’interno. «I giovani della Campania hanno voluto la mia candidatura. Finanziamenti? Mai, in Forza Italia non mi fanno pagare neanche il caffè. La camorra? Non ho mai lontanamente avuto a che fare con soggetti riconducibili ai clan ma capisco la difficoltà di chi ci rimane vittima. Abbiamo iniziato la campagna elettorale con la maglia “la camorra ci fa schifo”», dice Brescia.

Altra faccia del nuovo che avanza è quella di Francesco Silvestro, che due anni fa, quando si candidò alle regionali, finì nella lista degli impresentabili stilata dalla commissione parlamentare antimafia, perché a processo per tentata concussione. Imprenditore specializzato in produzione di letti e materassi, ora torna alla carica per le politiche. Martusciello lo stima molto, e lo ha scelto come suo vice del partito in Campania.

Il procedimento penale contro Silvestro è in corso davanti al tribunale di Napoli e fa riferimento a fatti accaduti quando era presidente del Consiglio comunale di Arzano, un’amministrazione locale poi sciolta per infiltrazioni mafiose. L’accusa riguarda i rapporti con l’impresa affidataria della raccolta dei rifiuti.

Silvestro si dice fiducioso di poter dimostrare ai giudici l’estraneità alle accuse, anche se probabilmente potrebbe essere anche la prescrizione a chiudere questa storia seccante per il candidato berlusconiano. L’imprenditore vanta rapporti di buon vicinato anche con il centrosinistra, in una recente festa si è fatto immortalare con gli esponenti di Pd e M5s che amministrano il comune di Arzano. Uno degli ultimi scatti lo ritrae con uno storico militante e portatore di voti di Forza Italia, Enzo Perez, famoso per il caf alla sanità, quartiere storico di Napoli, trasformato in una succursale del partito e anche lui fedelissimo di Martusciello.

Donne forti

Nella fotografia con Silvestro e Perez si intravede anche Mariarosaria Rossi, tornata nel giardino della casa azzurra dopo l’infatuazione per il secondo governo Conte, è ora in lista in quota Giovanni Toti. Rossi è ancora a processo per falsa testimonianza a Milano in uno dei filoni d’indagine scaturiti dall’inchiesta sulle feste di Arcore.

Un’altra donna in lista si chiama Annarita Patriarca, attuale capogruppo di Forza Italia in regione, e sindaca del comune di Gragnano quando l’ente locale fu sciolto per camorra. Vanta un record notevole: il compianto padre, l’ex senatore Francesco, il marito Enrico Martinelli e il testimone di nozze, Nicola Cosentino, sono stati tutti condannati per collusione con i clan.

Le colpe di padre, marito (che ha chiesto la revisione del processo) e testimone non ricadono ovviamente sulla futura deputata, ma scandalizzano gli esclusi. Patriarca sarà protagonista di uno scontro duro all’uninominale contro il giornalista e senatore uscente Sandro Ruotolo.

Stefano Abilitato, astro nascente dei forzisti a Torre Annunziata, farà il possibile per aiutarla a vincere: trattasi del broker assicurativo che nel 2019 è finito ai domiciliari in un’indagine che aveva smascherato un’associazione a delinquere finalizzata a una diffusa corruzione elettorale e a numerose compravendite di voti. «Caro amico mio, nei prossimi giorni organizzerò un incontro politico, ho grande piacere di presentarti la mia cara amica, capogruppo in consiglio regionale Annarita Patriarca», recita il messaggino inviato da Abilitato agli amici. «Non ho fatto niente, ho patteggiato come scelta processuale, l’unico che deve chiedere scusa ai torresi è il senatore Ruotolo che ha chiesto lo scioglimento del comune senza ottenerlo», dice Abilitato che si dichiara ex Forza Italia e impegnatissimo per la “cara amica”.

Un altro candidato alla Camera dei deputati è Tullio Ferrante, anche lui in ottima posizione ma sconosciuto ai più, anche dentro Forza Italia. A fugare ogni dubbio sul suo exploit in lista ci ha pensato il Giornale, il quotidiano berlusconiano, che ha dedicato al candidato una lunga intervista.

Ferrante ha di fatto ammesso di essere amico e fedelissimo della non-moglie di Berlusconi, Fascina. «Io e Marta organizzavamo corse di autobus per partecipare insieme, accompagnati dai nostri genitori, alle manifestazioni del partito, con l'irrefrenabile entusiasmo di vedere ed ascoltare da vicino Berlusconi», racconta l’avvocato.

Tra i volti nuovi spunta anche un altro giovanissimo, Francesco Rubano. Oggi forzista convinto dopo aver girovagato tra Ncd, Udeur e partitini vari. «Vi chiedo per favore di non concentrarvi sulla mia appartenenza politica, ma sulla opportunità di votare un giovane del territorio», scrive ai cittadini del suo territorio.

I veleni

Il nuovo corso è dunque iniziato (non è chiaro se con la benedizione o meno del tycoon di Fininvest), e con lui è deflagrata la guerra locale interna al partito. Il repulisti non è senza conseguenze. De Siano, ex coordinatore regionale, ha ipotizzato presunti criteri opachi nella scelta dei candidati da parte di Martusciello.

«Il ricambio generazionale è fisiologico, ma deve essere fondato sulla militanza e sul merito. Sorprende quanto sta, viceversa, avvenendo: personaggi che non hanno mai militato in Forza Italia, ovvero, di recentissima acquisizione, vengono preferiti a parlamentari ed esponenti di partito con militanza quasi trentennale con l’aggravante che per simili scelte non viene fornita motivazione alcuna. Probabilmente saranno stati spesi argomenti ai quali il neo commissario regionale è particolarmente sensibile», ha detto De Siano al Mattino. Martusciello ha rispedito al mittente ogni allusione, difendendo le sue scelte.

Ma il curriculum dei nuovi soldati del partito non sembra migliore di quello dei vecchi capi falcidiati dalle liste forziste.

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