Musica, salotti, petrolio. E clan. La storia di Anna Bettozzi in arte Anna Betz è piena di misteri, a partire dal denaro contante ritrovato nella sua Rolls Royce al confine con la Francia. Ora che è stata arrestata in un’inchiesta dell’antimafia ribattezzata “Petrolmafia Spa” coordinata da quattro procure d’Italia le dichiarazioni rilasciate a Domani circa un mese, durante un’indagine giornalistica sul traffico di petrolio, aiutano a decifrare i contorni del settore tra i più contaminati dalle mafie.

«Io vengo dalla musica e dall'immobiliare, c’è troppa ignoranza in giro. No, no, no, non siamo partner di Alberto Coppola. Le ho detto quando è morto mio marito, sono stato all'estero, non ci sono proprio stata in Italia. L'attività di Made Petrol (ex maxpetroli) è stata sempre svolta nel rispetto della disciplina. Io sono proprietaria delle mura, proprietari della società sono i miei figli. I Moccia? Non esiste al mondo, un giornalista serio guarda gli atti».

Così Bettozzi, detta Ana Bettz, forniva la sua versione dei fatti, e si difendeva dai sospetti di vicinanza alla camorra. Conosce Alberto Coppola? L’imprenditore legato al potente clan Moccia, che sarebbe il proprietario del deposito Made Petrol? «No, no, non li conosco, una menzogna».

L'intervista rilasciata a questo giornale, a inizio febbraio, era parte di un’inchiesta sui traffici della criminalità nel settore dei petroli. Nell'intervista, Bettz provava ad allontanare le ombre del crimine organizzato dalla società.

Ombre che l’inchiesta condotta dalla guardia di finanza, guidata dalla procura di Napoli (pm Ida Teresi, procuratore Giovanni Melillo), e dalla procura di Roma(diretta dal procuratore Michele Prestipino), ha contribuito a confermare, e Bettozzi è finita in carcere insieme a Alberto Coppola. L’indagine coinvolge 74 persone e  ha portato al sequestro della Made Petrol Italia. L'accusa è pesante, Bettozzi è a capo del sodalizio criminale. Si occupava di ogni cosa. Stringeva accordi tramite Alberto Coppola e Felice d'Agostino, entrambi in carcere, per la commercializzazione di ingenti quantità di prodotto energetico evadendo il pagamento dell'Iva, «costituiva società cartiere da utilizzare per le frodi Iva, assieme a Virginia Di Cesare, Filippo Maria Bettozzi decideva quali società dovessero caricare prodotto energico dai depositi di Made».

Non solo progettava modifiche societarie per «tenere indenni da indagini i componenti del sodalizio», scrive il giudice Tamara De Amicis. Reato aggravato dall'aver favorito i clan di camorra dei Moccia, Formicola e dei Casalesi.

Eppure al telefono, a inizio febbraio, Bettz respingeva ogni accostamento al clan Moccia, formazione criminale tra le più potenti della Campania. Anche Antonio Moccia, boss della famiglia è finito in carcere. I Moccia sono un clan che, per anni, si è inabissato continuando a mantenere un controllo territoriale e mettendo al riparo i vertici del clan dalle indagini della magistratura attraverso la strategia difensiva della dissociazione. Significa ammettere alcuni addebiti, nel caso di accuse di omicidi, non accusare terzi e chiudere i conti con lo stato senza collaborare e godendo di benefici sia durante l'esecuzione della condanna sia nei dispositivi delle sentenze, evitando così l'ergastolo. Torniamo all'affare petrolio.

Fama e soldi sporchi

Anna Bettozzi è una showgirl che ha cantato alle feste di Berlusconi, frequentatrice delle terrazze romane e animatrice delle serate della grande bellezza.

Bettozzi ha usato i soldi del clan Moccia, offerti da Antonio Moccia al cugino Alberto Coppola, da questi girati ad Ana Bettz per «risanare la situazione finanziaria della Maxpetroli Italia consentendo alla donna di riavviare redditiziamente l'attività del deposito capitolino».

Duranrte l’intervista Bettozzi diceva: «Coppola? L'ho visto due, tre volte, quattro. A me sembra una bravissima persona, personaggio singolare. I Moccia? E' una fantasia, non esiste al mondo».

I soldi, provento dell'evasione dell'iva e delle imposte, venivano riciclati, anche per pagare gli sponsor della società come Gabriel Garko, estraneo all'indagine, che riceveva 150 mila in contanti per «l'attività di promozione pubblicitaria del marchio della società Maxpetroli».

Bettozzi, durante l'intervista, aveva provato a dare una spiegazione anche di un altro episodio. Quando, nel maggio 2019, è stata fermata, mentre era a bordo della Rolls Royce in direzione Francia, oltre un milione in contanti, vicenda che viene richiamata negli atti dell'inchiesta.

«Fui fermata nel maggio 2019, quella sera ho chiarito tutto alla guardia di Finanza. Io ho pagato tasse, ho il testamento, era l’eredità di mio marito. Confido nella giustizia, la documentazione di supporto c'è».

Ma perché aveva tutti quei soldi e un altro milione e mezzo nelle cassette di sicurezza? «Era l’eredità di mio marito. I 300 mila euro, invece, li portavo in Francia». E perché? «Siamo sponsor del festival di Cannes, non portavamo all’estero i soldi». Abbiamo capito bene?, chiediamo. «Eravamo sponsor, come Maxpetroli, del festival cinema di Cannes», ribadisce la donna dei misteri. 

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