Su Domani prosegue il Blog mafie, da un'idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l'associazione cosa vostro vostro. In questa serie, seguiamo gli sviluppi del processo Borsellino quater, dopo la strage di via d'Amelio: uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana.

Affatto diversa è la versione del dottor Giuseppe Ayala, fra i primi a giungere nel luogo della strage, con la sua scorta, dopo avere udito il boato della deflagrazione dal vicino Residence ‘Marbella’, a pochissime centinaia di metri dalla via D’Amelio, dove il teste (all’epoca fuori ruolo dalla Magistratura), soggiornava nei fine settimana, in occasione dei suoi rientri a Palermo (da Roma, dove faceva il Parlamentare). Infatti, il teste (non senza alcune difficoltà mnemoniche) spiegava che non sapeva nemmeno che Paolo Borsellino teneva un’agenda nella quale annotava le proprie riflessioni più delicate, anche perché, da diversi anni (cioè da quando non lavoravano più – entrambi – alla Procura di Palermo), aveva pochissime occasioni di frequentarlo.

Comunque, Ayala escludeva decisamente d’aver guardato dentro alla borsa di Paolo Borsellino, che pure passava fugacemente fra le sue mani, così come escludeva d’averla portarla via sulla autovettura blindata della propria scorta. Ayala giungeva in via D’Amelio con la sua scorta ed intuiva quanto poteva essere accaduto, pur non sapendo che la madre di Paolo Borsellino abitava lì, dopo notato che la blindata vicino al cratere dell’esplosione era una di quelle in dotazione alla Procura della Repubblica di Palermo. Il teste aveva conferma dei propri sospetti quando andava a riconoscere i resti di Paolo Borsellino (assieme al dottor Guido Lo Forte) e vedeva anche la sua borsa in pelle dentro alla Fiat Croma, dopo che un ufficiale dei Carabinieri apriva lo sportello (come il teste dichiarava nelle indagini preliminari) od approfittando del fatto che lo sportello posteriore sinistro era già aperto (come dichiarava, invece, al dibattimento). La borsa del Magistrato era nel sedile posteriore oppure nel pianale fra i sedili anteriori e quelli posteriori, ma Ayala (come già detto) non vi guardava dentro, limitandosi a prenderla in mano per pochi attimi (forse, era una persona in borghese che gliela passava), consegnandola – subito dopo – ad un ufficiale dei Carabinieri che nemmeno conosceva, per poi recarsi a Mondello a rassicurare i propri figli, poiché il giornalista Felice Cavallaro gli spiegava che si stava diffondendo la falsa notizia che fosse proprio lui la vittima dell’attentato.

Si riporta qui di seguito uno stralcio dell’articolata deposizione dibattimentale del teste:

TESTE AYALA G. - Guardi, io... siccome sappiamo di cosa stiamo parlando, e cioè dell'agenda di Paolo, la cui esistenza ovviamente è confermata dai familiari più stretti, dai collaboratori più stretti di Paolo, e che non essendosi trovata da nessun'altra parte è presumibile, è chiaro che era dentro quella borsa.

P.M. Dott. GOZZO - Lei ne era a conoscenza che comunque...

TESTE AYALA G. - No.

P.M. Dott. GOZZO - ...Paolo Borsellino scriveva tutto sulle sue agende?

TESTE AYALA G. - Non ne avevo idea di questo.

(…)

TESTE AYALA G. - Questo sapevo che faceva, agende non... non me ne ricordo affatto, ma sopratutto, dico questo perché, sa, poi si alimentano tante cose, ma insomma, lasciamo perdere. Io non potevo sapere... da sei anni non avevo contatti con Paolo di rapporti di lavoro, di ufficio, di frequentazione, da sei anni, a parte in alcune vicende occasionali, quindi non avevo idea: a), che lui avesse un'agenda, ma dico l'agenda ce l'abbiamo tutti, soprattutto di che cosa ci fosse scritto; che evidentemente, questa è una cosa, diciamo, di percezione immediata, eh, dovevano essere delle annotazioni delicate, altrimenti non si capisce perché qualcuno, tradendo le istituzioni, l'ha fatta scomparire. Ora, delle annotazioni, da quello che so io, non ne sapevano niente neanche i suoi collaboratori più stretti, più fidati, quelli con cui si vedeva quotidianamente, credo neanche i parenti più stretti. (…) Per cui io non avevo idea, a), che esistesse questa agenda di Paolo; b), che fosse nella borsa, ma meno che mai che ci potessero essere delle annotazioni delicate. Rispondo alla sua domanda sul...

P.M. Dott. GOZZO - Certo.

[...]

P.M. Dott. GOZZO - Ora ci arriviamo, io vorrei che facessimo un attimo un passo indietro e poi arriviamo proprio a questo punto, che è il punto, chiaramente, nodale di tutta la vicenda. Relativamente all'autovettura, quando lei la vede la prima volta, era chiusa l'autovettura?

TESTE AYALA G. - No, no, lo sportello è aperto.

P.M. Dott. GOZZO - Io sto parlando quando la vede arrivando in...

TESTE AYALA G. - Quando io arrivo, noto questa macchina con lo sportello posteriore aperto; e ripeto, la cosa non poteva essere diversamente, perché per chi è abituato a fare una vita da scortato, quella macchina... quello sportello doveva essere aperto, perché o c'era seduto il... Io non so se Paolo era seduto dietro o davanti, lo sportello è lato cancelletto, proprio il la... quello che porta in direzione, sennò devi fare il giro della macchina o scendi dall'altro lato; o scendeva uno della scorta. Quindi... questo dello sportello aperta era...

P.M. Dott. GOZZO - Questo però, ecco, io chiedo sempre ai testi di distinguere tra quelli che sono i loro ricordi effettivi, diciamo così (...) dai ricordi ricostruiti in punto logico, diciamo così.

TESTE AYALA G. - No, no, questo è un ricordo proprio...

P.M. Dott. GOZZO - No, le spiego, perché quando lei è stato sentito nel 1998, questo lo dico anche per aiuto della sua memoria, a pagina 2 del verbale lei dice, proprio racconta di quando arriva alla via D'Amelio: "Vidi i primi cadaveri a brandelli e osservai la blindata che era ancora integra. Cercai di guardare all'interno senza risultato per via del fumo che avvolgeva tutto, cercando di capire chi fosse stato l'obiettivo. Allora mi guardai intorno e vidi il cratere causato dallo scoppio". Quindi va al...

TESTE AYALA G. - Sì, sì.

P.M. Dott. GOZZO - "Frattanto i pompieri avevano spento le fiamme. Tornai indietro verso la blindata, anche perché nel frattempo un carabiniere in divisa, quasi certamente un ufficiale, aveva aperto lo sportello posteriore sinistro dell'auto". Da queste dichiarazioni, ecco, si evince che prima la macchina era chiusa, evidentemente lei non riusciva a vedere all'interno.

TESTE AYALA G. - Guardi... guardi, può darsi che... il fatto che lo sportello era aperto è quando io faccio ritorno, diciamo, dopo avere...

P.M. Dott. GOZZO - Ecco, io questo le chiedevo poco fa.

TESTE AYALA G. - Io in questo momento... beh, insomma, e ventun anni sono passati.

P.M. Dott. GOZZO - No, lo so, questo...

TESTE AYALA G. - Per me... per me vedere quella macchina con lo sportello aperto mi sembrò la cosa più normale. Probabilmente forse nel '98 magari ricordavo meglio, insomma. Però, ripeto, quando sono ritornato dalla scoperta tremenda che avevo fatto, lo sportello era sicuramente aperto, questo è... Perché ho il fotogramma della borsa, la vedo io sul sedile posteriore, sono lì vicino; ci sono... nel frattempo erano arrivate altre persone.

P.M. Dott. GOZZO - Quindi possiamo dire che la seconda volta che si avvicina alla macchina, lo sportello era aperto.

TESTE AYALA G. - Sì, sì.

[...]

Passaggi di mano

P.M. Dott. GOZZO - Quindi, per riuscire a capire e quindi tornando a questo punto sul tema oggetto di questa testi... anche oggetto, oltre ad altri, di questa testimonianza: la borsa viene presa da lei, viene presa dalla persona che aveva aperto la macchina?

TESTE AYALA G. - Guardi, la borsa era lì, io me la sono ritrovata in mano. Mi sembra che ci fosse uno che me la... ma erano questione di centimetri, insomma, era proprio lì, vicinissima. Ripeto, io l'ho tenuta pochissimi secondi in mano, ho visto questo ufficiale dei Carabinieri: "Guardi, la tenga", anche perché io non avevo nessun titolo per tenerla, in ogni caso, non essendo neanche in quel momento in ruolo, non facevo il magistrato, non facevo il Sostituto. Quindi io... io ho questo ricordo, ripeto, legato al momento, proprio di un attimo, di... tanto è vero che, ripeto, mi sono poi detto: "Ma può darsi che... Ma che dovevo fare?" Poi, ripeto, io questo lo voglio ribadire, perché ognuno di noi c'ha una storia personale alla quale tiene. Se nessuno di quelli che Paolo sapeva... che sapevano che Paolo aveva questa agenda sa che cosa c'era scritto, io potevo pensare mai che fosse uno di quei documenti in cui bisogna stare molto attenti in questi casi? Cioè non avevo... non potevo avere... dico, a una dimensione dell'umano, fino ai confini estremi, qualcuno che è generoso nei miei giudizi può pensare che io ci arrivi, ma qui siamo fuori dalla... dall'umano, cioè è una cosa che ignori, non... non ne sai nulla; non ne sapevano nulla nemmeno quelli che sapevano che lui l'aveva, la portava sempre con... con sé, era... Quindi, ripeto, non mi... non mi sento di muovermi neanche un rimprovero di leggerezza, non...

P.M. Dott. GOZZO - Senta, una cosa non sono riuscito a capire: se in questa scena, diciamo così, in cui stiamo parlando proprio dell'apprensione della borsa, se trova in qualche modo spazio anche un soggetto che non è un ufficiale dei Carabinieri o comunque che è in abiti borghesi. Che lei ricordi.

TESTE AYALA G. - C'era, sì, c'era qualcuno, ma forse più di uno lì vicino. Cioè c'era molta gente che si andava avvicinando. Io avevo, quello che ricordo perfetto è, Cavallaro alla mia sinistra, che mi ripeteva 'sta storia, che era sconvolto pure lui, esagitato, e poi c'era questo ufficiale dei Carabinieri che era quasi di fronte a me e poi ho intravisto con l'altra... con l'altra parte dell'occhio, c'erano altre persone, tre, due, non me lo ricordo, insomma, ma certo non eravamo soltanto io, Cavallaro e l'ufficiale dei Carabinieri, c'era altra gente e altra ne arrivava, cioè c'era una certa... Perché ormai si era sparsa la voce, arrivavano persone, magari forse gente che abitava nei palazzi e scendeva, adesso non so, non ho idea di chi potessero essere, né li ho memorizzati, non avevo nessun motivo di memorizzarli.

P.M. Dott. GOZZO - No, no, io le faccio questa domanda, dico (...) proprio e glielo dico sempre anche in questo caso per aiuto della memoria, perché lei l'8 febbraio del 2006 ha detto che riceve la borsa da un uomo in borghese e poi lei la dà all'ufficiale, la consegna all'ufficiale.

TESTE AYALA G. - Sì, sì, quello che dicevo prima, sì.

P.M. Dott. GOZZO - Quindi ci sarebbe stata questa specie di passaggio di mano.

TESTE AYALA G. - Sì, ma una cosa proprio contestuale, che so, distanza zero, insomma. E poi io... io l'unica cosa ferma che ho sempre ricordato e che ho sempre detto, malgrado, diciamo, la particolarità del momento è che non mi sembrò vero, addirittura, che ci fosse 'sto ufficiale dei Carabinieri per consegnarmi questa borsa e scapparmene via. Dico, io vorrei molto insistere su questo, sono rimasto...

P.M. Dott. GOZZO - Ecco, inizialmente lei questo, la presenza della persona in borghese non la ricordava. Ecco, volevo riuscire a capire (...) quanto di questo suo ricordo sia suo o sia, invece, un apporto di persone che conosceva, come per esempio il dottore Cavallaro, che aveva altri ricordi, ecco.

[...]

La deposizione dell’agente Farinella

Parzialmente divergente rispetto alle predette deposizioni [...], si rivela la deposizione del Carabiniere che faceva da capo scorta ad Ayala, quel pomeriggio, vale a dire l’Appuntato Rosario Farinella. Il Carabiniere, infatti, ricordava che, subito dopo la deflagrazione, quando si muovevano, con l’automobile blindata, dal residence ‘Marbella’, per andare ad accertarsi dell’accaduto, parcheggiando poi all’incrocio fra la via dell’Autonomia Siciliana e la via D’Amelio, Ayala faceva presente che in quella strada abitava la madre di Paolo Borsellino (circostanza che contrasta con quanto affermato dallo stesso Ayala, in merito al fatto che, prima della strage, non era al corrente della circostanza appena menzionata).

Dopo il riconoscimento dei resti di Paolo Borsellino e delle altre vittime, il militare si recava presso la Croma blindata, unitamente ad Ayala, che non perdeva mai di vista. Vi era qualche fiammata dal lato posteriore destro ed un vigile del fuoco la spegneva. Poi, Farinella e il vigile del fuoco aprivano la portiera posteriore destra della Croma, forzandola, poiché Ayala si accorgeva che dentro vi era la borsa di Paolo Borsellino. Lo stesso Farinella, inoltre, prelevava direttamente la borsa dal sedile posteriore e, dopo un certo lasso di tempo in cui la teneva in mano, su indicazione di Ayala, la consegnava ad una persona – in abiti civili - conosciuta dal Parlamentare (anche questo ricordo del teste contrasta decisamente con quanto affermato da Ayala ed anche da Cavallaro, in merito alla consegna della borsa ad un ufficiale in uniforme, neppure conosciuto). Il soggetto che riceveva la borsa non era Giovanni Arcangioli (la cui fotografia veniva mostrata al teste) ed era una persona (si ripete) conosciuta da Ayala.

Quest’ultimo spiegava al consegnatario che si trattava della borsa del Magistrato (“Questa è la borsa che abbiamo preso della macchina del dottore Borsellino”) e veniva rassicurato dall’interlocutore, prima che questi s’allontanasse verso via dell’Autonomia Siciliana (“lo stesso ci rassicurò, dicendo che si sarebbe occupato della cosa, per cui gli consegnai la borsa”).

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