Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. In questa serie, tocca al racconto della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo.

Altro accertamento di consulenza tecnica era stato disposto dall’Autorità Giudiziaria sui mozziconi di sigarette ritrovate negli stessi luoghi poiché, potendo costituire essi tracce da cui derivare elementi sulla base dei quali ipotizzare che in quei pressi avessero stazionato le persone che avevano atteso l’arrivo del convoglio, era importante accertare il maggior numero di dati e conoscenze sulle caratteristiche fisiologiche di coloro che quelle cicche avevano fumato e poi abbandonato.

Era stato pertanto conferito l’incarico ai dottori Garofano Luciano, in servizio presso il Servizio Investigazioni Scientifiche di Parma, e Spinella Aldo in servizio presso la Polizia Scientifica di Roma, il cui lavoro si era incentrato sulla ricerca di dati biologici sulle cicche di sigarette e sui due fili di capello ritrovati, nonché sulla verifica di eventuali impronte papillari: nella sostanza si trattava di individuare da un lato il Dna e dall’altro lato le impronte papillari, latenti o evidenti, sui campioni repertati, costituiti da 14 mozziconi di sigaretta marca Merit, un mozzicone di sigaretta marca Muratti, 7 mozziconi di sigaretta marca MS, altri 29 mozziconi di sigaretta marca Merit, e due frammenti di formazioni pilifere.

I consulenti, che hanno deposto all’udienza del 4 dicembre 1995, prima di riferire sull’esito delle indagini svolte, hanno fornito alla Corte nozioni generali sui fondamenti scientifici sui quali si è basata la loro analisi, e hanno spiegato che il DNA e' una macromolecola molto complessa che e' contenuta nelle cellule di tutti gli organismi viventi e che quindi nello stesso individuo ha caratteristiche peculiari che non si ritrovano in altri.

In particolare hanno dichiarato: «Proprio per queste sue caratteristiche il DNA puo' essere analizzato dal sangue, dal liquido seminale, da tutti i tessuti biologici, dalle fibre pilifere, dalla saliva, dall'urina, dalla polpa dentaria, dal midollo osseo. In questo caso noi ci trovavamo di fronte a due reperti essenzialmente, e cioè la saliva, quindi le cellule che inevitabilmente vengono dal dispiacimento dell'epitelio della bocca e che quindi vengono veicolate insieme alla saliva che spesso puo' anche apportare altre sostanze, ma indubbiamente cellule, e le cellule che potevano invece essere contenute nei due capelli.

Sulle due strutture pilifere ad una prima ispezione microscopica che e' il primo atto tecnico che noi conduciamo, ci siamo resi conto che non potevano essere processati perche' mancavano del bulbo; e quindi non avendo strutture cellulari su cui basarci per l'estrazione del DNA, non abbiamo potuto utilizzarli».

Pertanto gli unici campioni sui quali si concentrava l’analisi erano stati i mozziconi di sigaretta, attraverso l’utilizzo di una tecnica di avanguardia, la PCR, altrimenti detta tecnica della amplificazione a catena del DNA.

I consulenti hanno altresì riferito: «Avevamo a disposizione estremissime quantita' di sostanza, quindi dovevamo cercare di avere il massimo risultato da una quantita' estremamente esile. Poichè ogni individuo ha delle facce diverse perche' abbiamo DNA diverso e pure impronte digitali diverse, abbiamo studiato quella zona, che si chiama polimorfica variabile, per potere individuare la diversità di una persona diversa all'altra. La variabilita' di questo DNA ci permette di identificare con una certa percentuale l'appartenenza delle cicche di sigarette in cui avevano fumato quegli individui, ed abbiamo dovuto studiare un frammento. Cioè nella nostra popolazione ci sono vari frammenti di DNA: io c'ho un frammento diverso da un'altra persona, altro un'altra persona; alcuni frammenti sono in comune, come per esempio dal punto di vista genetico, i gemelli omozigoti sono perfettamente identici, hanno stesso DNA, altri no. Questa indagine ci ha permesso di individuare delle caratteristiche genetiche che convenzionalmente si possono chiamare 1.2.4, 1.1.4, 1.0.0.1. Insomma, abbiamo individuato chi ha fumato quella cicca di sigaretta o quel gruppo di cicche di sigarette, e su questo poi, una volta memorizzata, poi, successivamente, per eventuale o un futuro e promemorico per i confronti Su queste indagini noi abbiamo verificato che il gruppo dei 14 mozziconi di marca Merit, la cicca di sigaretta siglata n. 1 e n. 3, appartenevano ad un individuo con una certa struttura genetica che viene indicata internazionalmente 1.2.4. Altre tre cicche di sigarette, la n. 12, la n. 13 e la n. 14

invece da un altro individuo che c'ha un frammento di DNA diverso detto 1.1.2. Tutti gli altri del gruppo Merit invece hanno dato risultato negativo. Quindi nel gruppo dei 14 mozziconi soltanto 5 hanno dato esito positivo. Un mozzicone marca Muratti ha dato esito negativo. Ed il gruppo dei 7 mozziconi di marca MS, la n. 1 ha dato un genotipo, cioè un frammento di DNA ancora denominato 1.2.4. Negativi tutti gli altri perché teniamo sempre presente che la quantita' di cellule, pochissime cellule, era esile; poi dipendeva pure dal modo come si fuma dato che le cellule sono immagazzinate nel filtro, e poi piu' tempo passa piu' si degrada questo materiale e piu' difficile e' metterlo in evidenza.

Ancora, l'altro gruppo dei 29 mozziconi di marca Merit, abbiamo individuato praticamente 7 positivita' di cui n. 3, e la n. 3 genotipo 2.4, la n. 12 ancora 2.4, la n. 13 2.4, la n. 14 1.1.2, n. 15 1.1.2, n. 27 1.2.4, n. 29 1.2.4, e tutti gli altri hanno dato esito negativo. Dall'interpretazione di queste risultanze noi sicuramente possiamo dire che i reperto siano stati fumati da un minimo di tre differenti individui, perche' c'erano dei frammenti di DNA diverso. Con molta probabilità sono state fumate, appunto, da questi tre individui diversi, o piu' individui che avevano lo stesso frammento di DNA. [...]».

La casupola dell’acquedotto

Successivamente in esito ad altro incarico conferito dal Pm i consulenti comparavano i Dna ritrovati con quelli di Di Matteo, La Barbera e Gioè e hanno dichiarato all’udienza del 3-1-96: «In conclusione, abbiamo avuto una attribuzione, una alta compatibilità con il sangue di Di Matteo e La Barbera per i genotipi detti cosi', riconosciuti internazionalmente 2-4 sui tre mozziconi di marca Merit; questo mentre vi era un'esclusione per quanto riguardava il DNA di Gioe' Antonino. Quindi avevamo una esclusione ed una attribuzione per il Di Matteo e La Barbera. Questa attribuzione, estimabile in percentuale dell'8,8 persone; cioè un'attribuzione del 91,2% circa».

Nei pressi dei due alberi, ma dal lato della montagna, il ciglio della strada si presentava delimitato da un muretto di recinzione alto all’incirca due metri: gli inquirenti notavano che su questo muro, collocata come punto di riferimento fra il mandorlo e l’altro albero, vi era una pietra, e nel terreno immediatamente retrostante ad essa altri mozziconi di sigarette, probabile indice anche qui, come nel caso precedente, di quella che poteva essere stata la fase di attesa dell’avvistamento del convoglio da parte dei responsabili del progetto criminoso: a quel punto bastava posizionare un osservatore sul muro ove era stata riposta la pietra per verificare che il cratere determinato dall’esplosione, e quindi il punto ove era posizionata la carica, era nella traiettoria che attraversava al centro i due alberi ed univa chi guardava, il cratere e il silos dell’azienda avicola posto a valle dell’autostrada.

In proposito si rimanda alla deposizione della teste Tomasello Gabriella, commissario della Polizia di Stato a Palermo, esaminata all’udienza dell’11-10-95, che in relazione alle ipotesi sulle modalità con le quali l'attentato poteva essere stato perpetrato, ha riferito che si era subito pensato che si fosse trattato di un comando a distanza, perche' era talmente grande la voragine che certamente rimanere nei pressi sarebbe stato troppo pericoloso per chi si occupava dell'esplosivo. Per cui, secondo la teste, si erano considerati i punti dai quali si poteva avvistare sia l'arrivo della macchina del dottor Falcone con la scorta e sia il luogo dell'attentato dove era avvenuta poi l'esplosione: «... Fin dalla sera si era considerata l'ipotesi che si potesse trattare di una stradina su una montagna che portava, poi, ad una piccola casetta bianca, successivamente si e' accertato che si trattava di una casupola dell'AMAP, ed altri due punti che potevano essere interessanti come punto di osservazione, e cioè il mobilificio Mobiluxor che guardando la montagna si trovava sulla sinistra del luogo, della montagna, ed alcune palazzine che si trovavano invece sulla destra sempre guardando la montagna».

E poi ancora l’Ispettore Ricerca (udienza dell’11-10-95): «...Ultimato il sopralluogo in via Liberta' n. 17, il 24 maggio ci recammo immediatamente su via Quattro Vanelle, per raggiungere il casotto AMAP. Sul posto trovammo i Carabinieri che stavano effettuando già dei rilievi in prossimità dei due alberi. In particolare, venne notato quel giorno che in corrispondenza del terzo palo dell'energia elettrica partendo dal casotto AMAP, quindi dal casotto a scendere, dal lato sinistro c'e' la scarpata dove vi sono numerose presenze di alberi e piante, al lato destro, come si puo' vedere, vi e' un muro di contenimento in cemento armato, dell'altezza di circa 2 metri.

Subito notammo un cosa che a noi balzo' subito agli occhi: che mettendosi o sul muretto all'altezza di questa pietra... dove tra l'altro, devo dire una cosa, al di la' di questo muretto, e' un 3 - 4 metri ancora piu' indietro, non e' riportata in fotografia, fu trovata una grossa piattaforma in cemento armato. Sopra questa piattaforma in cemento armato, trovammo una grossa pietra, che era stata spostata. Perche' dico che era stata spostata? Perche' di fatto si era formato un alone con la stessa sagoma di questa pietra ed era stato lasciato questo alone, quindi era stata spostata da poco tempo. Li', anche da questa parte del muretto, che vediamo da questo lato, i Carabinieri avevano repertato delle cicche di sigaretta. Guardando, sia da questo punto dove c'era il masso che dicevo io spostato, che come piattaforma, consentiva facilmente ad una persona, per esempio, di sedersi, o mettendosi sul muretto stesso o nella parte della scarpata sottostante, noi avevamo una perpendicolare immaginaria, proprio era la perpendicolare con l'asse autostradale e la perpendicolare proprio con il luogo dove si e' creata la deflagrazione. Addirittura, una cosa che ipotizzammo in un primo momento, era la presenza del famoso silos della SIA. Collimando la pietra e questo silos, noi lo considerammo all'inizio come il mirino, un famoso mirino utilizzato proprio come linea immaginaria e come perpendicolare».

Le prime indagini della Dia 

Ed ancora, sullo stesso punto, il teste Ferrazzano Luigi, in servizio presso il Centro Operativo D.I.A. di Roma, escusso all’udienza dell’11-10-95: «Avevamo capito o intuito subito che l'esplosione poteva essere stata causata mediante uso di un radiocomando e chi faceva uso di questo radiocomando doveva necessariamente essere in zona di sicurezza, vista anche l'entita' dell'esplosione e del relativo spostamento d'aria, e tentammo allora di localizzare il posto che doveva essere necessariamente in alto, da dove questi signori avevano azionato il detonatore.

Nel frattempo venne notte e rinviammo quest'attivita' alla mattina successiva. Alle 08.00 della mattina successiva riprendemmo l'attivita' di ricerca e localizzammo una strada, a mezza costa, che dalla Statale 113, all'altezza dell'abitato di Capaci saliva verso una località denominata Montagna Raffo Rosso. Li' notammo un cancello di ingresso che era aperto; dopo questo cancello di ingresso c'era uno smottamento di terreno che ostruiva la carreggiata di questa strada e sulla terra vi era posto un filare di filo spinato. Sulla destra di questo filare, gli ultimi due fili in basso risultavano tagliati ed arrotolati. Poi, oltrepassato il filare e quindi giunto nuovamente sulla carreggiata, la strada era una strada a mezza costa che aveva sulla destra un muro di contenimento e sulla sinistra una scarpata. Dal lato sinistro, sostanzialmente, c'era la vallata in cui poi scorreva l'autostrada che e' stata teatro dell'attentato. Continuando, c'era, sempre sul lato destro, lato muro di contenimento, c'erano delle pietre accatastate a mo' di scala, presumibilmente per facilitare l'accesso sul muro di contenimento. Erano abbastanza regolari; formavano una specie di scaletta per facilitare l'accesso al muro di contenimento... Ed ad un certo punto trovammo sulla destra, dietro il muro di contenimento, una sorta di piccolo spiazzo in cui c'erano numerose cicche di sigarette e dei pacchetti vuoti; e su questo in corrispondenza di questo spiazzo, poggiato sul muro di contenimento, cioè sul lato superiore del muro di contenimento vi era una pietra. Questa pietra era stata posta li' secondo noi, come un punto di riferimento; infatti, traguardando da questa pietra ed un silos per mangimi che era posto al di la' dell'autostrada, si otteneva una linea che passava esattamente per il luogo dell'esplosione sull'autostrada. Quindi poteva essere stata benissimo usata come punto di riferimento per poter causare la deflagrazione poi della carica esplosiva. A questo punto notammo anche che dal punto in questione, poiché vi erano degli alberi che erano posti al di sotto della strada che ostruivano leggermente la visuale, notammo pure che questi alberi erano stati tagliati; cioè parte dei rami di questi alberi erano stati tagliati, ed i relativi rami erano a terra. Comunque si aveva una perfetta visione di tutto il percorso autostradale sia nella parte precedente l'esplosione sia nella parte successiva. Ipotizzando che quelle cicche di sigarette e quei pacchetti potessero appartenere alle persone autori dell'attentato, chiamai il personale tecnico che era con me e reperto' questo materiale. furono inviati i rami degli alberi, le cicche di sigarette che erano Merit, Marlboro ed un'altra marca mi sembra. I cinque pacchetti di sigarette marca Merit ed alcuni pezzi di alluminio, quell'alluminio che serve per... che si trova quando si apre il pacchetto di sigarette che erano appallottolati. Fu fatto per tentare di rilevare eventuali impronte papillari e poi per gli esami del caso, nel caso specifico l'eventuale D.N.A. sulle cicche di sigarette. Fu notata dell'erba calpestata segno della presenza prolungata di persone da schiacciamento di erba nella zona degli alberi dove furono tagliati i rami, per consentire una migliore visibilità».

Sulla base dei dati indicati era dunque possibile ipotizzare sin dalle prime perlustrazioni che i luoghi descritti potevano essere stati quelli scelti dagli attentatori al fine di garantirsi la piena visibilità del punto in cui era stata collocata la carica. […].

Testi tratti dalla sentenza della Corte d'Assise di Caltanissetta (Presidente Carmelo Zuccaro)

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