Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. In questa serie, tocca al racconto della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo.

Come si è visto, la dott.ssa Morvillo accompagnava il marito, e ciò perché la signora era riuscita ad ottenere un permesso per lasciare un’ora prima la commissione uditori di cui faceva parte, in modo tale da partire inseme al marito e non più con il volo delle 18.20.

Questo era quanto accadeva a Roma.

Per quanto riguardava Palermo, l’organizzazione del servizio di tutela del giudice aveva inizio con la telefonata dell’autista Costanza al Ministero, di cui ha già riferito la teste Carraturo, con la quale egli apprendeva dal magistrato che il suo rientro in città era previsto per il pomeriggio del giorno successivo.

Per linee generali è importante far presente che il dottor Falcone in persona curava i contatti con il signor Costanza, il quale all’udienza del 19 settembre 95, a tal proposito ha dichiarato: «Il dott. Falcone, quando si spostava o da Palermo o da Roma, mi contattava direttamente; se era a Palermo chiaramente me lo diceva la sera prima; se era a Roma mi telefonava o in ufficio o a casa, dandomi il giorno e se era possibile l'ora; se non lo sapeva ci sentivamo nuovamente».

I ricordi di Giuseppe Costanza

Poiché questo si occupava di tutti gli spostamenti del magistrato in Palermo era anche persona informata dell’attività svolta dal giudice in Sicilia, quindi qualificata per riferire a tal proposito: è utile pertanto, prima di passare a quanto atteneva più strettamente il rientro di giorno 23, chiarire anche il punto relativo all’esistenza del viaggio precedente, quello per cui era stato emesso il biglietto aperto.

Il Costanza ha riferito che il dott. Falcone il lunedì o la domenica precedente l’attentato era sceso a Palermo, ripartendone il lunedì sera, e che era stato lui ad accompagnarlo all’aeroporto: nell’occasione il giudice gli aveva comunicato che sarebbe ritornato per il fine settimana, per il venerdì, invitandolo ad assistere alla mattanza a Favignana.

Quel venerdì invece il giudice lo aveva chiamato a casa alle sette di mattina per avvisarlo che il suo arrivo era stato rinviato all’indomani e che si sarebbero dovuti risentire per fissare il nuovo orario: di conseguenza, il Costanza aveva contattato l’ufficio scorte per revocare il servizio predisposto per quella giornata, e l’indomani, nella mattinata, aveva chiamato il ministero per farsi comunicare dal giudice l’orario di arrivo del volo, che aveva appreso essere fissato per le 17.45. A quel punto si era messo nuovamente in contatto con l’ufficio scorte, telefonando dalla stanza del giudice Guarnotta per non essere sentito da altro personale, riferendo all’ispettore Colella l’orario di arrivo della personalità protetta.

Nel pomeriggio, circa un’ora prima dell’orario di arrivo preventivato, era andato a prendere la macchina di servizio, la Fiat Croma bianca, che era parcheggiata in via Notarbartolo in un posto fisso sorvegliato da agenti di Ps, autovettura che era espressamente adibita al trasporto del magistrato e della dott. ssa Morvillo. Giunto all’aerostazione, aveva incontrato gli agenti di scorta a bordo delle due autovetture blindate, e con loro aveva atteso l’arrivo del volo, che atterrò in orario.

Una volta completate le operazioni di caricamento dei bagagli il corteo si era messo in moto: il dott. Falcone si era posto alla guida per far compagnia alla moglie che, soffrendo di mal di auto, era solita sedersi sul sedile anteriore.

Tale circostanza aveva influenza sull’andatura di marcia, che in presenza della signora non era mai molto elevata.

Per quanto riguarda invece i componenti della scorta, ha riferito il teste Corbo di aver appreso che era stato destinato alla scorta il pomeriggio del 22 dal capo pattuglia, l’agente Cervello; che l’arrivo del giudice Falcone a Punta Raisi era previsto intorno alle ore 17,30; e che erano già stati allertati sia per il giorno precedente, venerdì 22 maggio, e sia per la mattina dello stesso giorno sabato 23 maggio. Erano usciti dalla caserma Lungaro dove aveva sede l'Ufficio Scorte intorno alle 14, avevano fatto il solito giro di bonifica del percorso poi si erano diretti verso l'areoporto di Punta Raisi con un'andatura abbastanza lenta nell'autostrada sempre per la bonifica del percorso e vi erano arrivati intorno alle 16.30-16.45. Appena atterrato l'aereo, si erano posizionati vicino alla scaletta per prelevare le personalità e portarle fino alla macchina, che era posteggiata a pochi metri dall'aereo stesso.

L’aereo atterra alle 17.43

Ed ancora Gaspare Cervello, il capo scorta, sull’argomento ha riferito: «Arrivati all'aeroporto ci siamo recati dai colleghi della Polaria per sapere se c'era il volo di Stato che era diretto qui a Palermo e a che ora arrivasse, e pressappoco ci ha detto che arrivava alle cinque e mezza, sei meno un quarto. E ci siamo recati dove atterrava l'aereo, sempre, diciamo, davanti la Caserma dei Pompieri lì, all'aeroporto, era un lato più distaccato dai voli nazionali; chiamiamolo il lato più esterno. Cioè eravamo coperti, c'era la Caserma dei Pompieri atterrava a pochi metri dalla Caserma, e noi lo attendevamo là, diciamo, aspettavamo... L'autista del dott. Falcone con la relativa autovettura ci ha raggiunto là, perché al 99% sapeva che atterrava sempre là l'aero; quindi arrivato lui l'abbiamo aspettato tutti insieme...L’aereo è atterrato verso le cinque e mezza, sei meno un quarto. Mentre scendeva l'aereo, riferiva Falcone a pochi metri della macchina, "Passiamo da casa e lasciamo mia moglie", e noi proseguiamo per via Principe Belmonte, che lì c'è un negozio di camicerie che lui si andava a vestire là. E niente, ci siamo seduti in macchina, la macchina davanti ha fatto già di strada; il giudice Falcone lo seguiva e noi di dietro come chiudere il corteo. Andavamo a 100, 120 km circa..».

Per quanto concerne poi l’esatta determinazione dell’orario di arrivo del volo a Punta Raisi, è stata acquisita agli atti del processo la documentazione del foglio di volo, inoltrato dal CAI all’Ente di Controllo delle operazioni di Volo, dal quale si ricava l’ora del decollo, 17.02, e quella di atterraggio, 17.43 e si determina, di conseguenza, il momento in cui il corteo di macchine aveva lasciato l’aeroporto, cioè le 17.46 grazie anche alla deposizione del pilota dell’aereo Guido Molaro, che, all’udienza del 19 settembre 95, ha riferito: «...Abbiamo liberato la pista e dopo circa tre minuti eravamo sulla piazzola dove il dott. Falcone è sceso e dove è venuta la macchina e l'ha preso a bordo... Si trattava di una zona defilata rispetto al fulcro dell'aerostazione... comunque davanti gli hangar delle rimesse delle autobotti dei pompieri. era visibile anche dall'esterno dell'aeroporto certamente sì; tutto quello che c'è più alto del piano dell'aeroporto, diciamo, ai bordi della montagna lì, sta dove... insomma, dal terrazzino in poi; basta essere un pò sopraelevati, sopra gli agrumeti che si vede dentro il campo. C'è la completa visuale, la panoramica di tutto l'aeroporto e della nostra posizione, sicuramente».

Testi tratti dalla sentenza della Corte d'Assise di Caltanissetta (Presidente Carmelo Zuccaro)

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