«Ci mettiamo in macchina e cerchiamo disperatamente bombole di ossigeno. Ogni santo giorno. Quando non riusciamo scrivo sui social un appello pubblico e, ogni sera, spero che qualcuno ci aiuti». Mauro Pagnano, di mestiere fotoreporter, è malato di Covid-19.

Come lui anche il padre, Emilio, anni 79. Vive a Caivano, in provincia di Napoli, terra che ha raccontato con i suoi scatti, e oggi la notizia, suo malgrado, è divetata lui.

«Tutto è iniziato circa una settimana fa. Mio padre aveva sintomi, abbiamo chiamato il medico curante che ci ha inseriti nella piattaforma per il tampone, ma nessuno ci ha mai chiamati. Così lo abbiamo fatto privatamente (costo 60 euro, ndr) e mio padre è risultato positivo. Da quel giorno abbiamo controllato sempre il livello di saturazione, scendeva e allora è iniziata la corsa all'ossigeno».

Una notte, alle tre, però Emilio rantola e Mauro corre a soccorrerlo. L'ossigeno nella bombola è finito, ne serve più di quello immaginato, così inizia la corsa, quella di Mauro è la corsa di tanti che, in queste settimane, assistono familiari che fronteggiano il Covid-19.

«Chiamo il 118 e faccio presente la situazione e che serve ossigeno. Ricoveriamo. Arriveranno dopo circa due ore. Io, intanto, chiamo le farmacie di turno, ma nessuno aveva bombole. Ho il cellulare di un amico farmacista, ci sveglia nel cuore della notte, e ce la porta. È stata una notte di panico e paura, alla fine i sanitari sono arrivati. Da allora ogni giorno è la corsa per l'ossigeno, i medici, vista la penuria, firmano una solo prescrizione e sembra insufficiente rispetto ai bisogni. Proprio pochi giorni fa è arrivato anche l'appello di Federfarma che ha invitato tutti a restituire le bombole vuote per consentire di ricaricarle, anche la regione con una nuova nota è intervenuta «sulla carenza di bombole ossigeno gassoso presso le farmacie di comunità» incentivando l'uso di concentratori di ossigeno e autorizzando i medici di base a prescrivere anche ossigeno liquido anche per le patologie «non correlate alla broncopneumopatia cronica ostruttiva», ma la situazione resta drammatica con chiamate senza risposta ed ospedali affollati.

A Castellammare di Stabia, al pronto soccorso dell'ospedale San Leonardo, ci sono stati quattro morti nelle ultime 48 ore, due sono morti in barella, assistiti, ma non avevano trovato posto nel nosocomio. Gli ammalati vengono curati nelle ambulanze.

Non si riesce neanche a risalire all'età e alla provenienza dei deceduti perché non c'è tempo di guardare le cartelle cliniche e di fermarsi. «La situazione è la stessa da giorni, gli ammalati sono sulle barelle, sulle sedie, su strapuntini, ovunque vengono posizionati per ricevere assistenza e cure», hanno spiegato dalla Asl Napoli 3 all'Ansa.

A Camposano è morto di Covid il signor Antonio. Un caso che ha scatenato la rabbia del sindaco Franco Barbato, in passato deputato dell'Italia dei valori, che ha parlato di una regione in una situazione «nera altro che arancione o rossa».

Antonio viveva in casa con la madre anziana, è proprio la madre, domenica scorsa, ad allertare i vicini sulle condizioni del proprio caro «La signora bussa alla porta, sveglia tutti e noi chiamiamo l'ambulanza. Ci dice che il figlio non riesce a respirare. L'ambulanza l'ho chiamata intorno alle 12, mi dicono che hanno tante richieste, alla fine arriveranno dopo quattro ore. Quattro ore», racconta Maria, vicina di casa.

Poco dopo riesce a parlare con Antonio che le dice che non riesce a respirare, che i medici l'hanno visitato e che è rimasto a casa. Per lui non scatta il ricovero. Passano 48 ore. All'alba di martedì, la situazione peggiora.

«La signora sveglia tutti di nuovo, urlava 'mio figlio è morto, aiutatemi', la prima cosa che faccio è chiamare l'ambulanza. Mi spiegano che hanno 30 richieste da soddisfare e mi invitano a chiamare la guardia medica. Così faccio», dice Maria che stacca la telefonata con il 118 e chiama la guardia medica come suggerito.

«Dico al dottore che la madre è molto anziana, urla, che il signore era già stato male qualche giorno prima, quando riferisco che si tratta di un malato covid, mi risponde che non sarebbe mai venuto perché sono sprovvisti della necessaria strumentazione per intervenire. 'Ma allora chiamo la polizia' e lui mi risponde di chiamare chi voglio».

L'ambulanza non arriva, il medico neanche, i primi a soccorrere il signor Antonio sono due poliziotti, giunti sul posto subito dopo la chiamata. «Si sono presentati con la mascherina, ma ovviamente hanno potuto solo dire il signore è a terra c'è sangue». Ad accertarne la morte è stata l'ambulanza arrivata poco dopo, ma sollecitata dalle forze dell'ordine accorse sul posto.

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