Domenica 5 settembre 2021 è scoppiata la seconda guerra del football in America latina. Non è cruenta come la prima, che nel 1969 contrappose Honduras e El Salvador e fu magistralmente raccontata da Ryszard Kapuscinski. Ma quella avviata tra Brasile e Argentina, i due colossi del calcio sudamericano che dovevano sfidarsi in una normale gara di qualificazione ai mondiali di Qatar 2022, minaccia di essere un rompicapo interminabile e di mettere in una posizione molto complicata la Fifa di Gianni Infantino.

Il capo del calcio mondiale, nelle scorse ore, si è espresso definendo «una follia» l'episodio. Ma sa bene che non se la caverà con un giudizio così generico. Tanto più che fra le ipotesi maggiormente in circolazione c’è la vittoria per 3-0 a tavolino da assegnare all'Argentina. Un esito dai risvolti politici incalcolabili per Infantino, poiché andrebbe a colpire una federazione potente come quella brasiliana (Cbf). Ma un esito diverso scontenterebbe una federazione non meno potente come quella argentina (Afa). Quale delle due inimicarsi?

Il dilemma è soltanto parte del caos che si è scatenato 48 ore fa e che potrebbe avere un complesso strascico giudiziario, fra accuse incrociate di atteggiamenti menzogneri e ostilità reciproche ormai prossime a coinvolgere le cancellerie dei due paesi.

Decisa in ambulatorio

Si diceva di una partita che potrebbe essere decisa a tavolino. Si tratta di un'ipotesi. La realtà dice che per il momento è stata decisa in ambulatorio. Nel senso che sono state le autorità sanitarie a stabilirne la sospensione dopo soli 7 minuti di gioco. Col punteggio sullo 0-0 e le squadre che ancora si studiavano, i rappresentanti dell'Agencia Nacional de la Vigilancia Sanitaria (Anvisa) brasiliana sono entrati sul campo dell'Arena Corinthians di San Paolo per espellere quattro calciatori della squadra argentina, tutti impegnati nella Premier League inglese: Emiliano Martinez e Emiliano Buendía dell'Aston Villa, Giovani Lo Celso e Cristian Romero del Tottenham Hotspur. Tutti tranne Buendía erano schierati in campo quando i rappresentanti di Anvisa hanno fatto irruzione.

Il motivo del blitz è che i 4 calciatori sono giunti in Brasile dopo essere stati entro i 14 giorni precedenti nel Regno Unito, cioè uno dei paesi considerati maggiormente a rischio secondo le tabelle anti-covid stilate dalle autorità sanitarie nazionali. Dunque per loro, prima di scendere in campo, sarebbe stato necessario sottoporsi a un periodo di quarantena lungo 14 giorni. Ciò che peraltro avrebbe impedito loro di scendere in campo, vista la ristrettezza di tempi cui i calendari dell’attività delle nazionali deve sottostare.

A ciò si aggiunga che, stando a quanto affermato dal direttore di Anvisa, Antonio Barra Torre, i quattro avrebbero omesso di dichiarare che nei 14 giorni precedenti fossero passati da uno dei paesi considerati a massimo rischio. Per questo motivo, ha aggiunto Barra Torre durante una diretta sulle frequenze di Espn, avrebbero dovuto rimanere in hotel e preparare il ritorno in Argentina. Invece, con grande sorpresa delle autorità sanitarie locali, tre di loro erano in campo.

La grande confusione

La tesi del comportamento mendace da parte dei quattro calciatori argentini è quella maggiormente rivendicata dalle autorità brasiliane. Ma invero, leggendo le cronache pubblicate dai media di entrambi i paesi e provando a mettere insieme i pezzi del mosaico, il senso di confusione è dominante. E fra i tanto dettagli che non tornano c’è quello che riguarda Fernando Ariel Batista, allenatore della nazionale argentina Under 20. Da parte brasiliana è stata fatta filtrare una versione secondo cui tutte le dichiarazioni di salute dei viaggianti (Dsv) portassero al sua firma. Ma Batista, rintracciato da un cronista argentino, ha dichiarato che non faceva parte della comitiva argentina in viaggio verso il Brasile. E ha aggiunto di non conoscere un suo omonimo che possa avere firmato quei documenti. E dunque?

Altro dettaglio grottesco riguarda la richiesta di autorizzazione eccezionale, che li svincolasse dall’obbligo di quarantena, presentata dai quattro calciatori argentini al ministero della sanità brasiliano. Il rigetto della richiesta sarebbe stato pronunciato soltanto 51 minuti prima del calcio d’inizio. E se si pensa che stiamo parlando di Brasile-Argentina, cioè una delle classiche di maggior richiamo del calcio mondiale, è sconfortante registrare una tale collezione di intoppi organizzativi da torneo dopolavoristico.

Ancor più sconfortante è che la lista degli strafalcioni potrebbe non essersi esaurita. Questa seconda guerra del football rischia di lasciarsi dietro un’eredità disastrosa, ciò che peraltro rafforzerebbe le polemiche dei club europei contro il rilascio dei calciatori per le trasferte intercontinentali. Nel mirino delle polemiche era proprio la confederazione sudamericana (Conmebol). Che con questo pasticcio ha servito un assist insperato ai suoi nemici.

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