Nei giorni scorsi molti giornali di destra hanno riportato tutti la stessa notizia a titoli cubitali. Libero: «Omicron, la rivelazione della dottoressa sudafricana Coetzee: Dall'Europa mi hanno detto di tacere». Recita l’articolo: «Angelique Coetzee, scienziata sudafricana che ha scoperto per prima la variante Omicron, ha dichiarato di aver subìto pressioni da alcuni Paesi stranieri». Doveva dire che Omicron era pericolosa e non che causava «principalmente una malattia lieve» come invece aveva fatto.

Il Tempo: «Le bugie dei politici europei su Omicron. La denuncia della scienziata: “Costretta a dire che era grave”». La Verità: «L’Europa voleva che mentissi su Omicron».

La notizia viene riportata con toni roboanti anche sul sito del giornalista Nicola Porro. Si legge: «La dottoressa sudafricana rivela: Dall’Europa mi chiesero di dire che Omicron è grave. L’intervista choc a Angelique Coetzee, la scienziata che ha scoperto Omicron per prima in Sudafrica. Pressioni da Paesi stranieri. Inviti a dire che Omicron fosse pericolosa. E sollecitazioni affinché non dichiarasse pubblicamente che la nuova variante causava “principalmente una malattia lieve”. Sono queste le incredibili rivelazioni di Angelique Coetzee, che dovrebbero mobilitare la stampa mondiale e i colleghi scienziati. E che invece stanno passando sotto traccia».

Forse, caro Porro, nessuno della stampa mondiale e dei colleghi scienziati si è mobilitato perché quella notizia è totalmente falsa. Per scoprirlo, bastava controllare le fonti, cosa che evidentemente tutti quei solerti giornalisti, Nicola Porro compreso, non hanno fatto.

Andiamo con ordine.

Chi ha scoperto Omicron?

La dottoressa Angelique Coetzee non ha affatto scoperto la variante Omicron, l’hanno scoperta altri. Bastava andare a cercare l’articolo fondamentale, noto a tutti gli scienziati del globo, e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, dal titolo: “Rilevamento di una variante di SARS-CoV-2 in Sudafrica”, che ovviamente è la variante Omicron.

Lo studio è stato condotto da una quarantina di scienziati, guidati da Richard Lessells e Tulio De Oliveira, per lo più appartenenti alla Università KwaZulu–Natal di Durban, in Sudafrica, i cui nomi figurano tutti come autori dell’articolo. Il nome della dottoressa Angelica Coetzee non c’è, quindi la variante Omicron non l’ha scoperta lei.

Ci potrebbe essere un’altra possibilità. La dottoressa Coetzee non ha scoperto Omicron ma potrebbe essere stata lei a segnalare per prima i pazienti affetti dalla nuova variante. Nell’intervista, la Coetzee racconta: «Il 18 novembre nella mia clinica ho visitato un paziente che diceva di essere estremamente affaticato, aveva dolori muscolari e un forte mal di testa. I sintomi mi hanno fatto pensare a un’infezione da Covid, e così lo sottoposi al test, che è risultato positivo». Tutto qui? La dottoressa Coetzee è stata la prima ad accorgersi dell’esistenza di una nuova variante del coronavirus che dava solo sintomi lievi? Non è vero neanche questo.

Bastava leggere l’altro articolo scientifico, pubblicato anch’esso sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, e intitolato: “Rapida espansione epidemica della variante Omicron del SARS-CoV-2 in Sudafrica”, che descrive come è stata rilevata la variante Omicron, e da chi. Lo studio è stato condotto da una cinquantina di scienziati, appartenenti in parte al team della Università KwaZulu–Natal di Durban sempre guidato da Richard Lessells e Tulio De Oliveira, e in parte al team dell’Istituto congiunto di ricerca sull’Aids delle Università di Harvard e di Gaborone, in Botswana, guidato da Richard Shapiro e Sikhulile Mojo.

Scrivono gli scienziati: «A metà novembre è stato notato un rapido incremento dei casi di COVID-19 nella provincia di Gauteng. In particolare, questo incremento di casi è stato osservato tra gli studenti universitari di Tshwane». 

Questi pazienti presentavano tutti una caratteristica particolare che aveva insospettito gli scienziati. Normalmente, nel test a tampone molecolare – che in realtà noi scienziati chiamiamo PCR, ovvero Reazione a Catena della Polimerasi-  si utilizzano tre “esche” molecolari per pescare tre geni del virus, che, se sono presenti, abboccano all’amo, vengono amplificati da una macchina, e poi rilevati nell’esame.

In quei pazienti sudafricani, il tampone molecolare rilevava la presenza di due geni ma non del terzo, il gene S che codifica per la proteina Spike del virus – fenomeno che viene detto “fallimento del bersaglio del gene S”. Gli scienziati cominciarono a sospettare che, se questo capitava, significava che quei pazienti erano infettati da una nuova variante di Sars-CoV-2 dotato di un gene S della proteina Spike con così tante mutazioni da non essere riconosciuto dalle esche molecolari precedenti.

Scrivono gli scienziati: «Il sequenziamento effettuato il 19 novembre 2021 su campioni prelevati da otto pazienti tra il 14 e il 16 novembre ci indicò che si trattava di una nuova variante di SARS-CoV-2». Gli studiosi trovarono la stessa nuova variante in campioni raccolti prima del 15 novembre da altri 29 pazienti. Gli scienziati aggiungono: «Contemporaneamente, i genomi raccolti l’11 novembre da quattro pazienti positivi al Covid presso dall’Istituto per l’Aids di Gaborone, in Botswana…. e poi da altri 15 pazienti nei giorni successivi, mostrarono lo stesso set di mutazioni». 

Gli scienziati ovviamente hanno costantemente informato il ministero della Salute sudafricano e l’Oms delle loro scoperte, e così, il 26 novembre, la nuova variante scoperta è stata denominata Omicron. Anche in questo caso la dottoressa Coetzee non ha dato alcun contributo di rilievo visto che tra i cinquanta e passa nomi degli autori dello studio, il suo non c’è. In pratica, la dottoressa Coetzee ha solo visitato nel suo studio alcuni pazienti affetti dal Covid, quando Omicron era stata già scoperta da altri.

E chi è la dottoressa Coetzee?

Ma chi è questa dottoressa Angelique Coetzee? Nel suo curriculum lei scrive di essere un general practictioner, cioè un medico condotto, con un suo studio privato. Non lavora in nessuno dei grandi ospedali di Johannesburg, di Praetoria, o di Durban, in cui si sono svolte le ricerche condotte per conto dal Ministero della Salute del Sudafrica sulla nuova variante. La dottoressa Coetzee non ha mai pubblicato alcun studio di rilievo sul Covid. Risulta essere la presidentessa della South African Medical Assciation, ma non lasciatevi ingannare dal nome altisonante: l’Associazione dei medici audafricani è semplicemente una specie di sindacato «che – si legge sul sito-  rappresenta collettivamente i medici sudafricani, e  ha lo scopo di influenzare la legislazione, i regolamenti e le politiche in materia di salute e sanità». 

La dottoressa Coetzee aggiunge: «Mi è stato chiesto di non dichiarare pubblicamente che si trattava di una malattia lieve, e di dire che eravamo di fronte ad una malattia grave, io ho rifiutato perché il decorso è per lo più mite».

L’avrà osservato nei pochi pazienti che ha visitato nel suo studio? Quando le hanno chiesto da chi sarebbero arrivate queste pressioni, lei ha risposto: «Sono stata criticata dai paesi europei, in particolare Paesi Bassi e Regno Unito, ma non solo». Per farli contenti, doveva dire che Omicron dà una malattia lieve in Sudafrica, ma che «in Europa è molto grave. Era ciò che i politici Ue volevano sentire».

E come no, Boris Johnson, Mario Draghi e gli altri premier europei devono chiamare uno sconosciuto medico condotto di Pretoria, Sudafrica, per convincerla a dire al mondo che Omicron dà una malattia grave, quando tutti ma proprio tutti gli studi sulle più prestigiose riviste scientifiche del pianeta, come quello più recente dal titolo “Endemico non significa innocuo,” dimostrano che Omicron è poco più mite di Delta e forse diventerà endemica, ma se non fossimo tutti vaccinati avrebbe fatto lo stesso milioni di morti. Dai, Nicola Porro, ritenta, sarai più fortunato.

© Riproduzione riservata