La regola del caos. Il mondo degli agenti italiani di calciatori sembra essersi trasformato in un formicaio impazzito. Una situazione che ha costretto l’Associazione italiana agenti di calciatori e società (Aiacs) a emettere un comunicato. Stringato ma molto duro: «L’Aiacs – Assoagenti, facendo seguito alle recenti notizie su presunti comportamenti assunti da tesserati Figc e agenti nell’acquisizione di procure e mandati di rappresentanza, dichiara di aver già ricevuto varie segnalazioni sul tema che sono al vaglio degli organi associativi e, qualora confermati, saranno presentati, con i rituali mezzi alle autorità competenti».

Un intervento inusuale, tanto quanto lo scontro che si è scatenato all’interno di una comunità professionale che fin qui aveva preferito tenere riservati anche i casi più delicati. In fondo le frizioni non sono una novità. Ma finora ci si era mantenuti sul piano delle rese dei conti personali, da regolarsi (metaforicamente, ça va sans dire) in un vicolo buio. Non era ancora capitato che esplodesse un conflitto come quello di oggi. Un fatto che testimonia il mutamento profondo nel mondo degli agenti, in coincidenza con un ricambio generazionale che vede affermare nuovi metodi di approccio ai calciatori e logiche diverse nelle relazioni con le società.

Tutte le strade portano a Lucci

Tutto è iniziato nel pomeriggio del 6 maggio quando il profilo Instagram dell’agenzia Wsa (World soccer agency) ha dato notizia dell’approdo in scuderia di Gianluca Scamacca, attaccante del Sassuolo in prestito al Genoa. Per l’agenzia, guidata dal potente Alessandro Lucci, si tratta di un colpo importante poiché si tratta di un calciatore in ascesa. Ma il clima di festa dura poco perché in serata arriva un comunicato emesso da Football trade (Ft), la società guidata dall’agente Paolo Paloni.

Nel testo, che premette lo stupore per l'annunciato accordo fra Scamacca e Wsa, si afferma che fra il calciatore e Ft è in corso un contenzioso relativo all'accordo di rappresentanza stipulato a ottobre 2020. Dunque, qualora il contenzioso desse ragione all'agenzia di Paloni, l'accordo fra Scamacca e l'agenzia di Lucci sarebbe nullo. E a questo punto c'è da fare un inciso: non stupisca che un accordo di rappresentanza firmato soltanto 7 mesi fa sia già stato rimangiato, poiché Scamacca in materia di procure ha il ripensamento facile. Nel giro di due anni ha cambiato quattro agenti, passando da Gaetano Paolillo a Mino Raiola (ciò che fra l'altro era costata una squalifica di 3 mesi al superagente italo-olandese, poi revocata), quindi a Paloni e infine a Lucci. E giusto per ribadire il concetto è stato il calciatore a avviare l'istanza di arbitrato con l'agente, depositando presso il Collegio di Garanzia del Coni una richiesta datata 3 maggio.

Come andrà a finire fra Scamacca e Paloni lo sapremo nelle settimane a venire. Ma lo scontro che si accende fra il calciatore e il suo agente che non si rassegna a essere ex è soltanto parte della caos. Infatti, come ricostruito dal sito Calciomercato.com che su questo tema sta compiendo un gran lavoro, sono in itinere altri due cambi di agenzia che portano verso la Wsa di Alessandro Lucci: quello di Dejan Kulusevski, centrocampista offensivo svedese-macedone della Juventus che avrebbe già mollato l'agente Stefano Sem, e quello di Gaetano Castrovilli, centrocampista della Fiorentina che si lascia alle spalle il rapporto con l'agente Michelangelo Minieri. Negli articoli pubblicati dal sito non ci si limita a annunciare i cambi di agenzia a beneficio di Wsa, ma si aggiunge il dettaglio dell'opera di persuasione effettuata sui colleghi da calciatori già presenti nella scuderia di Lucci. Il nome più ricorrente è quello di Leonardo Bonucci, difensore della Juventus e della nazionale. Ma si diffonde anche la voce che le pressioni per cambiare agente vengano fatte sui calciatori anche quando questi si trovano in ritiro con la nazionale. Il che sarebbe parecchio imbarazzante per la Figc.

È colpa sua

Interpellati da Domani, sia Paloni che Lucci hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. È un loro diritto, così come lo è per quegli agenti che interpellati dall'Aiacs nel corso delle audizioni interne avrebbero preferito non tirare fuori messaggi vocali e di testo il cui peso sarebbe stato non indifferente. Evidentemente ritengono che ci sarà modo e tempo. E che la Legge del Vicolo sia ancora il codice di riferimento. Sicché va a finire che le vere denunce spettino agli outsider, quelli che vengono regolarmente saccheggiati e dunque hanno nulla da perdere.

È il caso di Alessandro Orlandi, di Studio Assist & Partners, che il 15 maggio ha affidato il proprio sdegno a Calciomercato.com mettendo in piazza il tema da tutti accuratamente evitato: quello degli agenti che comprano le procure anziché farne oggetto di un libero accordo di rappresentanza. Si tratta di una piaga di cui tutti parlano facendo nomi e cognomi a microfoni spenti, ma che nessuno denuncia apertamente. Talvolta vengono pagati i calciatori, con denaro o regali molto costosi. Altre volte vengono pagate le famiglie, se il calciatore è minorenne. Pratica tanto diffusa quanto blindata da un'omertà di cemento armato. Ma se capita di far cenno al tema con un agente sospettato di fare shopping di procure, quello oltre a negare e sminuire proverà a indirizzare altrove l’attenzione: «Piuttosto perché non guardate a quegli agenti che prendono i mandati a vendere e a comprare per conto dei club, pur non essendo rappresentanti dei calciatori trasferiti? Perché vengono pagati per fare un lavoro che dovrebbe spettare ai direttori sportivi dei club?».

Già, altra stranezza. Un costo di transazione in più, con commissioni sovente pagate all’estero e racconti epici sui soldi che, come quei certi amori di Antonello Venditti, «fanno dei giri immensi e poi ritornano». Certamente si tratta di malignità. Ma è anche vero che molti club italiani hanno un agente di fiducia cui appaltare il mercato in entrata e in uscita. E se provate a chiedere a uno di questi come mai c’è la necessità di un loro intervento, vi risponderà chiedendovi se dovendo comprare o vendere casa non vi affidereste all’intermediazione di un’agenzia immobiliare anziché far da soli. Ovvio che sì, se fossimo dei semplici proprietari di immobile. Ma anche no, se invece fossimo soggetti ben radicati nel settore real estate. In quest’ultimo caso, perché mai affidarsi a un intermediario? A ogni modo, l’agente in questione finirà per tagliare corto ponendo l’interrogativo: «Ma perché non vi occupate invece degli agenti che comprano le procure?».

Le inerzie della Federazione

Servirebbe un intervento risolutivo. E da chi altri se non la Figc? Che dal canto suo promette da tempo di pubblicare le cifre delle singole commissioni pagate dalle società agli agenti. È la stessa Aiacs a pressare perché ciò succeda. Ma per il momento la promessa non ha seguito. Rimane da attendere fiduciosi. E magari sperare che la federazione presieduta da Gabriele Gravina compia un ulteriore atto di coraggio e provi a fare una seria ricognizione sulle cessioni dei diritti d'immagine. Perché mai si verificano casi in cui a esserne titolari sono gli agenti? Sarebbe possibile fare un censimento di queste situazioni e pubblicare i dati?

Invero, l'ultimo intervento compiuto dalla Figc nel settore agenti non è stato felice. Si è verificato a ridosso delle feste di fine anno 2020 e, come noi di Domani abbiamo accennato nell'articolo sull'agenzia Quadratum, ha miracolato i soggetti che hanno preso all’estero la licenza da agenti ma non potevano esercitare in Italia perché non hanno superato la severa prova abilitativa nazionale. Costoro possono domiciliarsi presso un collega italiano dotato di regolare licenza in Italia e, grazie al regalo di Natale della Figc, non hanno più necessità di essere residenti da almeno cinque anni nel paese in cui hanno acquisito la licenza.

Risultato: da gennaio 2021 c'è l'invasione di italiani che hanno preso licenza all'estero e si domiciliano in Italia. L'ultimo aggiornamento datato 4 maggio 2021 dice che, su 47 domiciliati, 38 sono italiani o comunque hanno un cognome italianeggiante. Fra essi troviamo Vincenzo Raiola, cugino di Mino, e il campione del mondo 2006 Cristian Zaccardo. Soprattutto c'è Francesco Totti, che ha preso la licenza da agente in Inghilterra. L’ex pupone ha fondato a novembre 2019 un’agenzia denominata CT10, in società con un agente dotato di regolare licenza italiana, Giovanni Maria Demontis. Da visura camerale estratta di recente risulta che Demontis è amministratore unico della società nonché socio al 51 per cento, mentre a Totti spetta il 49 per cento. Ma alla voce «ripartizione degli utili e delle perdite tra i soci» è sancito che il 90 per cento è appannaggio di Totti e il 10 per cento di Demontis. Nei mesi scorsi Totti ha respinto in ogni modo l’accusa di esercitare abusivamente il ruolo di agente, sostenendo di occuparsi esclusivamente di scouting.Gli è pure toccato affrontare un'indagine della commissione agenti della Figc che si è conclusa con l'archiviazione. La notizia dell'archiviazione è arrivata giusto il 6 maggio, poche ore prima che esplodesse il caso Scamacca. Soprattutto, è arrivata un mese e mezzo dopo che Totti ha acquisito lo status di agente domiciliato. Dal 23 marzo l'ex capitano giallorosso ha trovato casa presso un collega italiano. Chi gli fa da domiciliatario? Un signore che si chiama Demontis Giovanni Maria. Dunque domiciliato a casa sua e tutto nel rispetto delle regole, ovviamente. Quelle che la Figc ha fissato e continua a rivendicare.

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