«Il Pd dovrebbe appoggiare la mia candidatura a sindaco se pensano che sono la persona adatta per governare Roma». Nello studio televisivo di Fabio Fazio, alla trasmissione Che Tempo che fa (RaiTre), domenica sera arriva l’annuncio più annunciato delle scorse settimane.  L’ex ministro Carlo Calenda si lancia nella corsa per diventare sindaco della Capitale alle elezioni della primavera 2021. Ma non parteciperà alle primarie che il Pd ha giurato di voler fare, prima o poi, contagio permettendo. E che contano già un buon numero di candidati. «Io ho fatto anche lo scrutatore alle primarie del Pd», spiega, «ma credo che dobbiamo cercare di allargare il campo il più possibile». Non è un mistero che pensa di attirare i voti anche dei centristi del centrodestra. Del resto Calenda negli scorsi mesi ha corteggiato a lungo la forzista Mara Carfagna perché diventasse presidente di un gruppo parlamentare di Azione alla camera, gruppo che poi non è mai nato (anche perché servivano venti deputati, al momento ce ne sono tre). E verso il quale poi Calenda ha perso interesse.

Torniamo alle primarie: «C’è un piccolo dettaglio, c'è un'emergenza sanitaria. Come pensiamo che la gente esca di casa?», aggiunge. E ancora: «E poi dalle primarie uscirono sconfitti  David Sassoli e Paolo Gentiloni, che ora il Pd vorrebbe candidati. Fare le primarie oggi è molto complicato, farle tra mesi vorrebbe dire parlare di noi per mesi». Insomma niente gazebo per lui, né reali né virtuali, in caso.  Ma l’appoggio del Pd gli serve, e per ottenerlo usa la sfida sulla coerenza, che per uno che ha già cambiato alcuni partiti è un po’ un azzardo: «Entrambi pensiamo che la gestione del M5s sia stata disastrosa: il Pd diceva mai con il M5s e ha cambiato idea, io sono ancora là, invece. Ma con M5s e Raggi è peggiorato tutto». 

Comunque ora la scelta è ufficiale. Nei giorni scorsi l’ex ministro aveva fatto sapere, dal tavolo della prima riunione della coalizione romana,  che piuttosto che confrontarsi con le realtà che nella Capitale si sono messe in moto per cambiare pagina dopo il quinquennio Raggi,  preferiva un incontro fra leader nazionali dei partiti che corrono insieme a Roma. Ma l’idea dal Pd è stata percepita come un po’ confusa: a livello nazionale Calenda, con il suo 3 virgola attribuitogli dai sondaggi, è all’opposizione del governo giallorosso. Un’alleanza, quella con i Cinque stelle, che è la scommessa per il futuro, secondo il segretario dem Nicola Zingaretti. Ma non a Roma, per il momento. Molto meglio dunque restare sul piano della città, per ora. «Auspico che ci sia un appoggio largo, ne abbiamo bisogno, perché rimettere a posto questa città non è un lavoro che può fare una persona sola, è un lavoro che deve essere corale e non solo con le forze politiche ma anche con le parti sociali che sono tante. Cercherò in tutti i modi possibili di mettere insieme una grande coalizione di forze politiche e sociali», è la sua prima promessa.

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