Come tutti sanno, Carlo Magno venne incoronato imperatore del Sacro Romano Impero da papa Leone III la notte di Natale dell’800 nella basilica di San Pietro a Roma.

Il re dei Franchi era arrivato nella città eterna esattamente un mese prima, il 24 novembre, al termine di un viaggio di quasi tre mesi iniziato a Magonza, che lo portò ad attraversare l’attuale Svizzera e ad entrare in Italia dalla Lombardia. Nonostante alcune notizie discordanti, conosciamo abbastanza bene l’itinerario che il futuro imperatore percorse una volta entrato in Italia.

Potremmo anche azzardare una stima del suo aumento di peso durante questo viaggio; Carlo, infatti, era famoso per il suo grande appetito, i suoi biografi ci raccontano di straordinari pasti a base di carne arrosto, ma quello che nessuno poteva prevedere era l’esagerata quantità di formaggi, salumi, legumi e focacce che il re dei Franchi avrebbe scoperto in Italia.

Testimonial d’eccezione

Perché a dare retta alle storie di tanti prodotti tipici italiani, si ha l’impressione che Carlo Magno, una volta varcate le Alpi, non abbia fatto altro che mangiare. Per altro, questo ci permetterebbe di capire perché il re dei Franchi abbia deciso di indossare la classica tunica romana, la clamide, nel giorno dell’incoronazione, non per esplicita richiesta del papa, come diplomaticamente ci racconta il cronista Eginardo, ma probabilmente perché, dopo due mesi di pantagrueliche esperienze enogastronomiche nelle varie località della penisola, non riusciva più a infilarsi la camicia e i pantaloni di lino che era solito portare secondo la moda del suo popolo.

Ma andiamo con ordine. Ancora prima di arrivare a Milano, Carlo scopre il Bitto, per quale, a quanto pare, provò una sorta di innamoramento, tanto da volerne fare una scorta per il resto del viaggio. Non poteva ancora immaginare tutto il ben di Dio che avrebbe trovato nelle settimane successive e che gli italiani, sempre servili con i potenti di turno, gli avrebbero offerto a piene mani. Infatti, solo pochi giorni dopo, il marchese di Saluzzo fa scoprire a Carlo il famoso Castelmagno e anche di questo squisito formaggio il futuro imperatore non potrà più fare a meno, anzi, a quanto pare il formaggio piemontese divenne subito il suo preferito e chissà che fine fecero le ingenti scorte di Bitto.

Ora, il Castelmagno ci pone qualche problema storiografico, dal momento che Saluzzo non è sull’itinerario che sappiamo aver compiuto Carlo, anzi, avrebbe imposto una deviazione di almeno trecento chilometri; possiamo quindi ipotizzare che il solerte Marchese sia riuscito a intercettare il corteo imperiale dalle parti di Milano, al solo scopo di far conoscere il formaggio che si produceva nel suo feudo: il primo caso di marketing territoriale…

Un tedesco in Romagna

Proseguendo nel suo viaggio, Carlo attraversò la Pianura Padana e da buon tedesco puntò decisamente verso Ravenna e quindi la Riviera Romagnola, anticipando di circa 1.200 anni quello che avrebbero fatto molti suoi futuri concittadini durante le vacanze estive. Probabilmente fu in questo primo tratto che Carlo scoprì il Prosciutto Toscano del quale andava ghiottissimo. Anche in questo caso dobbiamo immaginare la trasferta di qualche amministratore locale, dal momento che nemmeno la Toscana venne toccata durante il viaggio.

Carlo proseguì sulla costa adriatica fino alle Marche, raggiungendo la valle del Chienti, dove scoprì il vin cotto, per poi addentrarsi nell’interno fino a Visso, che con il suo salame spalmabile chiamato ciauscolo, conquistò definitivamente il palato del re.

Legumi e salumi

Entrando in Umbria, Carlo si appassionò alla torta al testo di Todi, ma fu con i legumi che perse completamente il controllo. I fagioli di Sutri e i ceci di Spello divennero da quel momento un appuntamento irrinunciabile in tutti i suoi pasti. A Rieti scoprì il cacio magno, che addirittura cambiò il suo nome in onore di Carlo.

Non solo, ma cambiò pure forma, perché gli ingegnosi pastori del Velino lo fecero quadrato e non più tondo, proprio per facilitarne il trasporto, dal momento che Carlo ne volle portare una ingente scorta per affrontare l’ultimo tratto del suo viaggio verso Roma; dobbiamo quindi desumere che avesse finito le provviste di Castelmagno.

Nulla sappiamo sui suoi pasti durante il ritorno in Germania, ma non è difficile immaginare lunghe settimane di dieta a base di tisane detox, seguendo, una volta tanto, le indicazioni della neonata scuola salernitana.

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