Sul caso di Hasib Omerovic la procura di Roma indagat anche per tortura e non solo per tentato omicidio, oltreché falso ideologico contestato ai pubblici ufficiali che avrebbero redatto relazioni di servizio viziate così da depistare eventuali controlli a posteriori. 

Hasib è il ragazzo sordomuto di origine rom, precipitato alla fine di luglio scorso dalla finestra della sua camera della casa popolare di Primavalle, quartiere del quadrante ovest di Roma, dopo che quattro agenti della polizia si sono introdotti nell’abitazione senza un mandato, privi cioè dell’autorizzazione dei magistrati. Secondo la sorella di Hasib, disabile pure lei, il fratello sarebbe stato prima picchiato e poi lanciato dalla finestra. Per questo inizialmente i magistrati hanno ipotizzato il tentato omicidio: Hasib si è salvato per miracolo dalla caduta, è ancora in ospedale.

I primi a finire nel registro degli indagati sono stati i quattro poliziotti del commissariato Primavalle. Ora però il ministero dell’Interno rispondendo a un’interrogazione parlamentare presentata nella scorsa legislatura da Riccardo Magi rivela una novità eclatante. 

«Sulla base delle notizie acquisite dal ministero della Giustizia, la Procura della Repubblica
presso il tribunale di Roma, in relazione all'episodio, ha avviato un procedimento penale per i reati di false informazioni al pubblico ministero, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e tortura, delegando alle relative indagini la Squadra Mobile della Questura di Roma». 

In pratica secondo le informazioni raccolte dal Viminale guidato da Matteo Piantedosi l’ipotesi di reato contestata agli indagati è anche la tortura. Dalla procura fanno sapere che però, tra i reati, resta ancora il tentato omicidio in concorso che stranamente non viene menzionato nella risposta del ministero dell’Interno. 

 Hasib potrebbe aver subito un pestaggio da uno dei poliziotti prima di lanciarsi dalla finestra individuandola come unica via i fuga dal massacro. Habis, perciò, spaventato dalle botte ingiustificate aveva deciso di fuggire dall’unica via di fuga in quel momento disponibile. 

Le poche righe del ministero confermano quindi una delle ipotesi peggiori: la violenza su un ragazzo sordomuto compiuta da uomini in divisa, rappresentanti dello stato, entrati nell’appartamento senza alcuna autorizzazione. Ma solo per avvertire Hasib delle voci che circolavano su di lui: sui social network infatti alcuni residenti avevano messo al gogna Hasib indicandolo quale molestatore di ragazze. Post scritto in particolare da una donna, che chiedeva l’intervento immediato, non certo della polizia, ma di uomini del quartiere per dare una lezione ad Hasib. Il post della donna è stato poi cancellato. 

Non sappiamo se gli agenti siano andati nella casa del ragazzo per avvertirlo del pericolo o per altri motivi. Di certo la visita non autorizzata è avvenuto successivamente il dilagare di queste voci. A quel punto, una volta bussato a casa Omerovic, i pubblici ufficiali hanno perso il controllo della situazione? Anche su questo le indagini chiariranno la dinamica. Di certo ora c’è soltanto che secondo il ministero dell’Interno agli agenti sotto inchiesta la procura contesta anche il gravissimo reato di tortura. Chi ha pestato Hasib? È stato solo uno dei poliziotti o tutti e quattro? E perché ha abusato del suo ruolo? Domande cui stanno tentando di rispondere i pm della procura di Roma.

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