La Guardia di finanza, su mandato della procura di Roma, ha bussato ieri alla porta dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Dopo aver notificato la richiesta di esibizione e consegna di documenti, gli agenti si sono recati nell’ufficio di segreteria del vice direttore dell’agenzia, in cui lavorava Alessandro Canali.

I militari sono alla ricerca di prove e documenti che possano far luce sul suo licenziamento deciso dal direttore dell’ente Marcello Minenna. Il suo ex braccio destro Canali, infatti, non lavora più nell’agenzia dallo scorso 23 settembre e a piazzale Clodio ha presentato un esposto in cui afferma di essere stato «licenziato dal capo dell’Agenzia delle Dogane Marcello Minenna solo perché il giorno prima gli aveva evidenziato anomalie gestionali e irregolarità nella gestione di una dipendente dell’ente, Patrizia Bosco, con cui Minenna ha una relazione di tipo sentimentale».

Alcune inchieste di Domani ne aveva ricostruito l’intera vicenda, individuando anche le trasferte “lussuose” di Minenna e Bosco a carico dell’Agenzia delle dogane, dalla quale però, affermano che non è stata commessa alcuna irregolarità. Alle nostre domande Minenna non ha voluto rispondere etichettando la vicenda come una «sciocchezza», e ha giustificato i viaggi con Bosco effettuati in giro per l’italia come «regolari missioni istituzionali».

Chi è Minenna

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Marcello Minenna è un dirigente di alto rango, a capo del terzo Ente fiscale più importante del paese, che gestisce una cassa di circa 850 milioni di euro ogni anno. Fino a qualche mese fa la sua posizione sembrava salda. Oggi, però, dopo gli esposti di alcuni ex dipendenti e le inchieste pubblicate da Domani, Minenna è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma che ipotizza il reato di abuso d’ufficio.

Il dirigente dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli è stato nominato soprattutto grazie all’appoggio del M5S e di Beppe Grillo, che ha sponsorizzato la nomina dell’economista all’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Tra Minenna e il garante del Movimento cinque stelle c’è un rapporto di amicizia, evidenziato anche dalla sua visita a casa Grillo per consegnargli il “Libro Blu 2020”, un vademecum dei risultati ottenuti nell’anno della pandemia da parte dell’Agenzia di cui ne è a capo.

Gli investimenti dell’Agenzia

Minenna non è ancora stato sentito ufficialmente dagli inquirenti di Roma che vogliono vederci chiaro anche sulle accuse di maxi sprechi arrivate in procura. Si parla di cifre che si aggirano intorno alle centinaia di migliaia di euro per il “restauro” di yatch sequestrati dalla Finanza e affidati all’Agenzia, per acquisti in un negozio di antiquariato, per il rifacimento degli infissi della sede trasteverina e altre voci che si aggiungono alle voci di bilancio.

Delle sue spese pazze se ne sono lamentati in tanti. Tra questi c’è anche l’ex finanziere Roberto Fanelli che fino al 2020 era a capo dell’area Giochi e tributi dell’Agenzia delle dogane e che ha presentato un esposto alla Corte dei Conti in cui denuncia la gestione di Minenna. Una gestione che, stando a quanto dice Fanelli, è caratterizzata da investimenti milionari, di assunzioni di persone tra i grillini e da un utilizzo poco chiaro delle auto di lusso che vengono sequestrate e poi affidate a dirigenti di alto rango e ministri.

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