La questione di famiglia si è trasformata in una lite. Sono passati i tempi delle interviste insieme, la compagna dell’onorevole Aboubakar Soumahoro indagata per evasione fiscale collegata alla coop Karibù, Liliane Murekatete, non parla più con la madre Marie Therese Mukamitsindo. E nemmeno con i fratelli. Anzi, è pronta a farsi valere contro la sua stessa famiglia dopo lo scandalo che ha messo in difficoltà la posizione politica del compagno.

Oggi si sono svolti gli interrogatori di garanzia degli indagati, nessuno ha parlato, ma le linee difensive di Murekatete, della madre, Mukamitsindo, e del fratello, Michel Rukundo, prenderanno direzioni diverse, e non solo perché – prima spia della rottura – hanno scelto avvocati diversi, rispettivamente Lorenzo Borré e Fabio Pignataro.

Murekatete è pronta a dichiarare che le operazioni della madre e dei fratelli – indagato anche Richard Mutangana –  avvenivano a sua insaputa. Al punto che l’avvocato Borré vorrebbe arrivare alla dichiarazione di assoluta innocenza e questa mattina ha depositato documentazione al riguardo. Inoltre ha fatto ricorso contro il sequestro di 13mila euro che ha colpito la sua assistita qualche giorno fa. Una cifra ben più bassa di quella della madre: 600mila euro.

A sua insaputa

Un esempio eclatante del modo d’agire della famiglia, secondo il difensore, sarebbe un documento mostrato in diretta a “Non è l’Arena”. Murekatete, ha riferito la Verità qualche giorno fa, avrebbe partecipato a una riunione della Cooperativa Karibu il 30 agosto 2022, il verbale dove risulta segretaria è stato mostrato da Massimo Giletti in Tv. Un servizio che avrebbe stupito la signora: «La mia assistita mi ha dichiarato di non aver partecipato a quella riunione, di cui ha appreso in  TV e ha contestato di aver sottoscritto il verbale».

Così come non sapeva di essere segretaria di assemblea, allo stesso modo per la sua difesa non avrebbe rilevato la falsità delle fatture per cui adesso risulta indagata.

Lei stessa nel corso dell’intervista con la madre dello scorso novembre concessa a Repubblica poco dopo la notizia delle indagini aveva raccontato di aver lasciato il suo posto a luglio: «La Karibu non è mia, contrariamente a quanto leggo sugli articoli dei giornali. Ci sono entrata solo alla fine del 2017 per dare una mano a mia madre con la riorganizzazione», spiegava all’inizio, per poi aggiungere: «Per un anno sono stata alla Karibu gratis, poi ho conosciuto Aboubakar, sono rimasta incinta e sono andata in maternità. A luglio di quest'anno il rapporto di lavoro si è concluso».

Finora però per la procura di Latina, che si è occupata degli anni che vanno dal 2015 al 2019, non esistono prove a supporto della tesi che scagionerebbe Murekatete. Il nome compare nero su bianco sugli atti ufficiali: «La piena consapevolezza del loro contenuto è provata da diversi documenti verbali delibere come acquisiti dalla banca dati infoCamere. Allo stesso modo la visura camerale agli atti ha evidenziato a posizione paritaria di tutti i membri dell’organo amministrativo specificando indistintamente la piena investitura di poteri ordinari e straordinari nella gestione della società cooperativa», si legge sull’ordinanza di sequestro emessa la settimana scorsa dal Gip, Giuseppe Molfese.

Se allo stato dei fatti per la procura non ci sono scuse, per Murekatete è possibile dimostrare la sua innocenza. Anche Soumahoro aveva raccontato a Piazzapulita poche settimane fa che nel 2018 la compagna rimasta incinta si sarebbe via via allontanata dalla gestione delle cooperative, fino a uscirne. Tuttavia dai documenti non emerge questa posizione, e sarà compito della sua difesa riuscire a dimostrare il contrario. 

Il silenzio

Mentre continuano le indagini, Soumahoro finora sospeso dal gruppo Sinistra Italiana – Europa Verde, resta distante dalla sua compagine, anche se, mentre si discute la legge di Bilancio, nessuno starebbe affrontando il tema dell’espulsione. I rapporti con il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, e con il segretario di Sinistra Italia, Nicola Fratoianni, sono ancora tesi. I tre non si parlano, nemmeno in vista della votazione della manovra.

Soumahoro si è professato totalmente estraneo ai fatti e sicuro del fatto che Murekatete dimostrerà la sua innocenza. La questione politica tuttavia non si esaurisce in quella penale. Entrambi erano a conoscenza del fatto che i lavoratori fossero pagati in ritardo, ma nessuno dei due, a quanto raccontato, si era mai premurato di andare a fondo alla gestione dell’accoglienza e dei lavoratori da parte delle Coop dove operavano i parenti della compagna di Soumahoro e, secondo i documenti, anche lei stessa.

L’ordinanza del Gip di Latina oltre alle difficili condizioni degli impiegati ha raccontato gli «allarmanti accertamenti sulla qualità dei servizi erogati... all’esito delle verifiche ispettive eseguite presso le varie strutture di accoglienza segnalando tra l’altro il soprannumero di ospiti, le carenti condizioni igieniche, l’assenza di derattizzazione e deblattizzazione nonché più genericamente la scarsità delle prestazioni fornite». Una situazione che Soumahoro non avrebbe nemmeno sospettato.

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