La paga fissa era di massimo cinque euro all’ora per lavori usuranti e rischiosi come la saldatura, la stuccatura e la verniciatura di imponenti yacht e super-yacht. A sfruttarli caporali senza scrupoli, in otto sono finiti in una inchiesta della procura di La Spezia, guidata da Antonio Patrono e condotta dalla Guardia di finanza, agli ordini del maggiore Luigi Mennella. I turni di lavoro duravano anche 14 ore, chi non rispettava gli ordini veniva offeso, minacciato e percosso. 

«Cazzone, figlio di puttana», dice uno degli arrestati agli operai, costretti a subire ogni genere di angheria pur di rimediare la paga da fame. Bin Rauf Mahmud è considerato il promotore dell’organizzazione, in grado di sottoporre a «condizioni subumane» i lavoratori minacciandoli per il tramite del fratello e del nipote sottoponendoli a «vessazioni di ogni genere», si legge nell’ordinanza firmata dal giudice Mario De Bellis.

Ai domiciliari è finito un consulente del lavoro, Diego Pasca che «costruisce delle buste paga ad hoc in modo da prospettare un numero di ore di lavoro notevolmente inferiore rispetto a quello effettivo».

I finanzieri hanno sequestrato 900mila euro. In tutto i lavoratori sottoposti a sfruttamento sono circa 150, in buona parte bengalesi, impegnati presso importanti cantieri spezzini. L’indagine è partita da alcune anomalie segnalate dalla prefettura e poi si è sviluppata attraverso l’acquisizione degli orari di ingresso e uscita dei lavoratori, le testimonianze degli sfruttati e le intercettazioni telefoniche e ambientali.

La condizione di assoggettamento era favorita dall’esigenza per i lavoratori di ottenere un permesso di soggiorno e aiutare le famiglie.

Non solo. In alcuni casi gli operai, in caso di infortunio sul lavoro, erano costretti a fornire una falsa dichiarazione al personale sanitario per non mettere in difficoltà i padroni. Quando erano positivi al Covid, invece, non percepivano lo stipendio. I pagamenti, a fine mese, erano in ordine, ma poi il gruppo pretendeva la restituzione di parte del salario. 

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