La regione è stata la prima a disciplinare la materia, con la legge approvata l’11 febbraio. Il presidente della regione: «Paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare quanto stabilito dalla Corte»
Il governo ha deciso nel pomeriggio in Consiglio dei ministri di impugnare la legge della Toscana sul fine vita davanti alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione. La regione è stata la prima a disciplinare la materia, con la legge promulgata il 14 marzo, a sei anni dalla sentenza con cui la Corte Costituzionale aveva escluso la punibilità del medico a determinate condizioni.
Secondo il Cdm, la legge sulle “Modalità organizzative per l’attuazione delle sentenze della Corte costituzionale 242/2019 e 135/2024”, violerebbe l’articolo 117 della Costituzione, perché «nella sua interezza esula in via assoluta dalle competenze regionali e lede le competenze esclusive dello stato in materia di ordinamento civile e penale e di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, nonché il riparto di competenze in materia di tutela della salute e della ricerca scientifica e tecnologica».
Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, si è detto deluso per la decisione del governo perché la «legge rappresenta un atto di responsabilità istituzionale e di rispetto verso le persone che affrontano sofferenze insopportabili». Mentre ha ritenuto «paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare quanto stabilito dalla Corte. Difenderemo con determinazione la nostra legge, certi di aver agito nel rispetto della legalità, della Costituzione e, soprattutto, delle persone».
La Consulta aveva infatti fissato i criteri demandando al legislatore i dettagli organizzativi ed economici. Giani ha sottolineato come la normativa toscana sia stata elaborata proprio «in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019, che ha indicato la necessità di colmare un vuoto legislativo in materia di suicidio medicalmente assistito».
Per questo la regione, in assenza di una legge nazionale, ha precisato Giani, «ha scelto di dare risposte concrete ai cittadini, nel pieno rispetto dei principi costituzionali».
Autonomia
Il segretario di Più Europa Riccardo Magi ha fatto notare come il governo che difende l’autonomia regionale: «Alla faccia dell’autonomia di Salvini», ha detto Magi, «che di fronte a una scelta presa da un Consiglio regionale che ha il diritto e il dovere di disciplinare le modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie, ammaina la bandiera autonomista e porta quella regione in tribunale. La Lega volta le spalle alla sua storia e si schiera per il centralismo bigotto dello Stato».
Meloni «la smetta di fare propaganda sulle persone perseguitandole fin dentro il letto di morte. Forza Italia promette invece che farà una legge, ma dopo lo ius italiae finito nel nulla già sappiamo che sui diritti la parola del partito di Tajani non vale molto», ha aggiunto Magi, riferendosi alla proposta che aveva lanciato il vicepremier forzista sulla cittadinanza.
L’appoggio agli anti scelta
La decisione del governo rispetta quanto richiesto dai gruppi Pro vita che non hanno tardato a commentare: «Pro vita & Famiglia Onlus esprime piena soddisfazione per la decisione del governo di impugnare in Corte Costituzionale la legge toscana sulla regolamentazione del suicidio medicalmente assistito», ha detto Antonio Brandi, presidente dell’associazione anti scelta. Per Brandi il provvedimento è illegittimo «perché viola le competenze dello stato e comunque disumana perché agevola le intenzioni suicidarie di cittadini fragili, spesso soli ed emarginati, invece di fornire le più adeguate cure ed assistenze perché vivano con dignità fino al termine naturale della vita».
Il governo ha impugnato la legge proprio alla vigilia della “Manifestazione nazionale per la vita”, prevista sabato 10 maggio, che riunisce tutte le sigle e le persone contrarie al diritto all’aborto e al fine vita.
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