Quella che stiamo vivendo è «una fase complessa della storia mondiale», che può anche essere letta come «una rottura rispetto al passato, per avere un disegno nuovo, più umano, sul futuro». Una fase segnata da «immani difficoltà» ma che rappresenta anche un tempo «di possibile rinascita sociale».

Lo dicono i vescovi italiani nel messaggio sulla pandemia in cui chiamano il mondo cattolico a «chinarsi verso chi è nel bisogno», con un rinnovato impegno per la società che non trascuri «piccoli ma significativi gesti di amore».

Siamo chiamati a reagire, esorta la Cei, rimanendo saldi nella fede. «Dinanzi al crollo psicologico ed emotivo di coloro che erano già più fragili, durante questa pandemia, si sono create delle 'inequità', per le quali chiedere perdono a Dio e agli esseri umani», ammoniscono i vescovi esortando tutti, «singolarmente e insieme» a farsene carico perché «nessuno si senta isolato».

La solidarietà è dunque il modo per affrontare la crisi perché, come afferma ancora Papa Francesco, «il si salvi chi può si tradurrà rapidamente nel tutti contro tutti, e questo sarà peggio di una pandemia».

Dietro i numeri «apparentemente anonimi e freddi dei contagi e dei decessi vi sono persone, con i loro volti feriti e gli animi sfigurati, bisognose di un calore umano che non può venire meno». Certo, la situazione in cui da mesi ormai ci troviamo «crea smarrimento, ansia, dubbi e, in alcuni casi, disperazione» ed è in particolare la dimensione della famiglia a richiamare l'attenzione dei vescovi.

«Questo 'tempo sospeso' rischia di alimentare fatiche e angosce, specialmente quando si acuiscono le tensioni tra i coniugi, per i problemi relazionali con i figli, per la mancanza di lavoro, per il buio che si prospetta per il futuro».

Ma, ricorda la Cei, il bene della società passa anzitutto attraverso la serenità delle famiglie: ecco perché «auspichiamo che le autorità civili le sostengano, con grande senso di responsabilità ed efficaci misure di vicinanza, e che le comunità cristiane sappiano riconoscerle come vere Chiese domestiche, esprimendo attenzione, sostegno, rispetto e solidarietà».

In Italia, le Chiese stanno dando il loro contributo per il bene dei territori, ricorda la Cei, «collaborando con tutte le Istituzioni, nella convinzione che l'emergenza richieda senso di responsabilità e di unità: confortati dal magistero di Papa Francesco, siamo certi che per il bene comune occorra continuare in questa linea di dialogo costante e serio». Un pensiero va a chi si occupa della salute pubblica, al mondo del lavoro e a quello della scuola «che attraversano una fase delicata e complessa»: da qui, evidenziano i vescovi, «passa buona parte delle prospettive presenti e future del Paese».

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