Si è chiusa la prima delle decine di indagini penali aperte dalla procura di Milano che riguardano, per qualche motivo, la pandemia da Covid 19. Quest'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Luigi Luzi, è nata durante la prima ondata dell'epidemia e riguarda una presunta frode in pubbliche forniture di mascherine del tipo ffp2 che la regione Lombardia si era affrettata a trovare per fronteggiare l'emergenza sanitaria. Una fornitura da 7,2 milioni di euro – pagati in anticipo dalla stazione appaltante regionale Aria forse con una certa imprudenza – per due milioni di mascherine (ovvero ben 3,6 euro a mascherina), che non sono mai state consegnate lo scorso febbraio.

I protagonisti della vicenda, indagati per frode in pubbliche forniture, sono Alessandra Moglia, amministratrice e legale rappresentante della società svizzera Vivendo Pharma, cui si era rivolta la Regione in questa fase di emergenza, e Fabio Rosati, amministratore della Fitolux Pro, una società umbra che avrebbe dovuto materialmente occuparsi di fornire le mascherine entro il giorno successivo dal ricevimento del pagamento integrale anticipato.

Mascherine che non sono mai arrivate ad Aria, aggravando la già difficile carenza di dispositivi di protezione sanitaria di quelle primissime settimane di epidemia, culminate poi con la decisione di mettere il Paese in lockdown totale.

La vicenda, dal punto di vista amministrativo, si è chiusa con la riconsegna del denaro alla Regione – che in questa vicenda è parte lesa - dopo un sequestro preventivo ordinato dal gip presso la banca nella quale la somma era stata già bonificata e mai revocato. Resta in piedi l'accusa di frode in pubbliche forniture che sarà vagliata, in prima battuta dal giudice per l'udienza preliminare quando sarà fissata l'udienza, a meno che gli indagati non vogliano scegliere un rito alternativo.

Per giustificare la mancata consegna delle mascherine, che erano in transito dalla Turchia, le società avevano accampato «giustificazioni pretestuose», come si legge nel capo d'imputazione, quali una festività mussulmana del Venerdì (giorno della consegna) o una presunta tassa sull'esportazione di mascherine che il Paese ottomano avrebbe introdotto di lì a poco, tanto da costringere la società pubblica Aria a formulare innanzitutto una contestazione di inadempimento con diffida ad adempiere, e poi a risolvere definitivamente il contratto.

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