«Fino al 60 per cento delle emissioni di gas a effetto serra legate alla produzione del vino dipendono dal peso della bottiglia e dal suo trasporto». Così sosteneva l’anno scorso Laura Catena dell’omonima cantina argentina durante il lancio di un’iniziativa legata all’alleggerimento del peso delle bottiglie di vetro usate in azienda, dato già citato anche su queste pagine nel mese di agosto del 2023.

Una voce tutt’altro che isolata, negli ultimi anni non si contano infatti le cantine che hanno fatto una scelta di maggiore sostenibilità in tal senso: il vetro è infatti il contenitore standard, se parliamo di vino. Se alcune aziende specie all’estero continuano a sperimentare opzioni alternative come il bag-in-box (o contenitori in Tetra Pak, sempre associati ai vini più economici) è molto improbabile che nei decenni a venire il vetro non continui a essere considerato come il materiale privilegiato per contenere il vino e far affinare il vino.

È in questo senso che tante aziende continuano a muoversi verso un progressivo alleggerimento dei loro packaging. Già nel 2016 Marilena Barbera della siciliana Cantine Barbera scriveva: «Dal mio punto di vista, il vetro è certamente il materiale migliore per conservare il vino: è inerte, ossia non interferisce con la composizione chimica né fisica del vino nemmeno nel lungo periodo, può essere facilmente sterilizzato, è riutilizzabile e riciclabile praticamente all’infinito. Ridurne però il peso, e di conseguenza le emissioni nell’ambiente, è un imperativo categorico».

E ancora: «Nel 2012 abbiamo iniziato a ridurre il peso delle bottiglie della "Linea classica” da 600 a 450 grammi, e nel 2016 lo abbiamo ulteriormente ridotto, passando da 450 a 360 grammi. Quasi contemporaneamente, abbiamo iniziato ad imbottigliare anche i vini della "Linea Cru” in contenitori più leggeri, passando da una bordolese da 750 grammi ad una di 600. Oggi, per i cru che continuano ad utilizzare questo formato, il peso della bottiglia è di 480 grammi».

Il veleno nella bottiglia

Nessun altro giornalista del vino italiano si è speso negli anni a favore di un utilizzo sempre maggiore delle bottiglie cosiddette leggere come Carlo Macchi, direttore della testata online Winesurf. Già nel 2011 scriveva che «Lo stato dell’Ontario proibirà, a partire dal 2013, l’utilizzo di bottiglie più pesanti di 420 grammi per i vini (non spumanti) al di sotto dei 15 dollari canadesi (…) È indubbiamente un grande passo avanti verso l’utilizzo di bottiglie più umane e verso una reale valorizzazione del contenuto e non del contenitore».

Un argomento, questo, cui ha dedicato negli anni decine di articoli che non hanno mai lasciato spazi a dubbi. Un esempio tra i tanti: «Chi usa una bottiglia pesante avvelena anche te: digli di smettere». Del tema si è occupato qualche giorno fa anche Terry Theise, scrittore e regista, anche importatore di vini austriaci e tedeschi negli Stati Uniti. In un lungo pezzo dedicato alle sfide che dovranno affrontare i produttori scriveva di aver sempre pensato alla coltivazione biologica come elemento integrante di una certa visione del mondo legata al desiderio di salubrità e al rispetto per la propria terra, una base per scelte “giuste”, che vadano nella direzione di quelle che fanno più bene all’ambiente.

«C'è un'eccezione lampante, ed è triste. Mi riferisco alle bottiglie pesanti, stupide e pretenziose che vedo spesso in uso anche nelle aziende certificate come bio. Mi azzarderò a insistere sull'ovvio, ma dai: questi “colossi pavoneggianti” costano più energia per essere prodotti, più energia per essere trasportati e, a parte questo, sono una vera rottura di scatole da gestire. Persino il gruppo di viticoltori tedeschi Vdp, apertamente orgoglioso della sua reputazione verde, approva (tacitamente o di fatto) l'uso di queste bottiglie per i suoi vini "di punta”. E ancora: molti membri del certificatore Fair&Green, i cui principi sono lodevoli nella loro ampiezza, consentono l'uso di queste bottiglie. Ciò sfida la logica (…) Ho un suggerimento: qualsiasi certificatore di prodotti biologici, biodinamici o sostenibili dovrebbe ritirare la certificazione a quelle aziende che utilizzano bottiglie così pesanti. Usarle è un insulto all’idea stessa di prodotti biologici o sostenibili».

Un’idea assolutamente condivisibile che fa il paio con un altro grande tema: quello degli imballaggi. Sono infatti innumerevoli le aziende che fanno della sostenibilità un vanto, anche certificate, e che continuano a spedire i loro vini all’interno di contenitori di polistirolo, tra tutte le plastiche uno dei materiali più dannosi per l’ambiente, specie marino. Un’alternativa verde esiste e non è certo nuova, si chiama cartone.

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