Si moltiplicano le denunce dei comitati a tutela dello stadio meneghino. I cittadini si rivolgono anche al Tar. Sala convinto dell’operato
«Un grave ed ingente danno erariale, causato dall’operato degli amministratori e dei dirigenti del comune di Milano, in concorso con i rappresentanti delle parti private coinvolte». Non solo l’esposto presentato alla Corte dei conti, sul caso dello stadio Meazza c’è anche quello che i cittadini, riuniti in uno e più comitati, hanno presentato davanti al Tribunale amministrativo regionale.
La questione è semplice: quello stadio, per i milanesi del “Sì Meazza”, non si deve vendere. E le ragioni non sono affatto personali. «Lo stadio di San Siro – si legge nell’esposto dei cittadini – è inalienabile». D’altronde, per lo stesso comitato, si tratta di uno spazio «di proprietà pubblica», finito nelle “grinfie” di procedure «anomale». Perché l’operazione viene compiuta «deformando l’ordine logico degli adempimenti di legge?», si chiede, negli atti, il “Sì Meazza”.
E mentre i pubblici ministeri della procura meneghina hanno aperto un fascicolo sulla vicenda, al momento senza indagati, le polemiche aumentano. I cittadini mettono in discussione tutta l’operazione San Siro. «C’è un bando (di vendita, ndr), ma il Consiglio comunale non ha mai deliberato di mettere in vendita né lo stadio Meazza, né l’area dell’ambito Gfu». Quali le ragioni? Non è dato sapere.
Così, anche in base all’esito del bando (nessuna offerta è pervenuta, a parte quella delle due squadre), la preoccupazione è che possa concretizzarsi il “piano” delle società calcistiche di Milan e Inter, avallato dall’amministrazione cittadina. Il “piano” sarebbe appunto quello di abbattere il “vecchio” Meazza per costruire un nuovo stadio pronto a ospitare le partite casalinghe dei due club. Dal canto suo il sindaco Beppe Sala difende l’operato e le procedure. Ha definito l’indagine un atto dovuto, e ha parlato di un partito virtuale dei signori del no. C'è un partito virtuale «ma con me non vinceranno».
Le contraddizioni
«Sono i due fondi proprietari delle squadre calcistiche che hanno avanzato l’idea della demolizione dello Stadio, definendolo vetusto e obsoleto – si legge nell’esposto – Suona paradossale che il sindaco abbia accolto questa tesi (…) quando il 24 giugno 2019, a Losanna, davanti al Comitato olimpico internazionale aveva presentato il dossier di candidatura per i giochi olimpici invernali “Milano Cortina 2026”, proponendo lo Stadio Meazza come la sede per la cerimonia di apertura del 6 febbraio 2026 perché “lo stadio di calcio più iconico del mondo consente la più affollata partecipazione della storia delle Olimpiadi”».
In base a quanto si apprende, Milan e Inter vorrebbero acquistare un’area di 280.916 metri quadrati: quella dove dovrebbe venire edificato, secondo piani e programmi, il nuovo impianto (al posto del parco dei Capitani) e una serie di strutture commerciali e ricettive. Tra l’altro, a stretto giro è atteso anche l’avvio della trattativa privata tra Comune e squadre per la cessione definitiva degli spazi.
Ecco, dunque, che i cittadini non ci stanno. E nell’esposto proseguono in questo modo: «Il sindaco sembrerebbe aver mantenuto rapporti privati con le due società, di fatto subendo la pretesa delle medesime di rimanere a San Siro, solo a condizione di demolire lo stadio Meazza, di costruire un altro stadio (distruggendo il parco dei Capitani) e di avere possibilità edificatorie (uffici, centri commerciali…) tali da compensare i costi di demolizione e di costruzione di uno stadio di diversa concezione, finalizzando in funzione della massimizzazione della “corporate hospitality” a discapito del pubblico comune e di un maggior numero di spettatori».
Gli interventi
Le polemiche insomma non si arrestano, e sulla vicenda è intervenuto duramente anche Claudio Trotta, tra i principali promoter di concerti in Italia. «Allo stato attuale, non è realmente possibile partecipare a una manifestazione d'interesse per San Siro – ha dichiarato Trotta – Non per mancanza di idee, di volontà, di visione o coraggio, ma per le modalità con cui è stato presentato l’avviso pubblico».
Parole che evidenziano come i tempi stretti e la decisione di cedere un’area così grande potrebbe rendere impossibile la partecipazione di soggetti diversi dalle due squadre, che lavorano al progetto da almeno cinque anni. Per questo motivo, mentre sembrerebbe che i club e il Comune cerchino di accelerare per chiudere il prima possibile la partita, i comitati e i cittadini tentano la via dei ricorsi per bloccare l’abbattimento di uno stadio considerato parte integrante del patrimonio culturale della città.
Non un semplice rettangolo di gioco (o una semplice “arena” dei concerti), ma lo spazio in cui da anni si professa la fede laica del tifo organizzato – anch’esso al vaglio dei magistrati di Milano nell’inchiesta Doppia Curva – che è pure espressione di riscatto sociale di una parte della città. «Vi è inoltre da rilevare – concludono i cittadini nell’esposto – che sindaco, giunta e consiglio comunale non sembrano aver mai proceduto a verificare, sulla base di studi o indagini di uffici comunali o di enti pubblici a ciò delegati, se davvero lo Stadio sia fatiscente, se lo stesso non sia in grado di ospitare eventi di massa o se sia talmente obsoleto per cui necessiti di demolizione».
Oltre cinquecento le firme, infine, contenute nell’appello sulla tutela dello stadio Meazza. Anche il regista britannico Ken Loach, nei giorni scorsi, è intervenuto sulla questione. «Orrore perdere il San Siro: è uno dei più grandi e storici stadi di calcio al mondo. L’idea della sua distruzione è sconvolgente e non deve essere permesso che accada. Quando la capienza viene ridotta e i prezzi dei biglietti aumentano molti tifosi saranno esclusi», ha scritto Loach, appassionato di calcio. Una speranza, la sua, che dovrà vedersela con gli interessi – molteplici – già presenti sul tavolo delle trattative.
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