Clan, affari e prestanome: le amicizie borderline del socio di Crosetto

Roma, via del Teatro Marcello, novembre 2021. I carabinieri fermano il socio del ministro Guido Crosetto, Gaetano Mangione, in compagnia di Danilo Maglio: «Quest’ultimo viene indicato più volte da Pasquale Striano, quale uomo di fiducia di Domenico Gallo, personaggio vicino alla cosca della famiglia Piromalli». Gaetano Mangione è il socio storico di Crosetto dal quale il ministro della Difesa ha appena incassato 257mila euro per la vendita delle quote societarie che possedeva in tre srl. Striano, invece, è il finanziere indagato per migliaia di presunti accessi abusivi nella banca dati della Direzione nazionale antimafia, per alcuni episodi anche in concorso con tre giornalisti di Domani (anche chi scrive è sotto indagine). Caso Striano, chiusa l’inchiesta su Domani. Nessun “mandante”, ma rischio processo Ma è proprio il controllo dei carabinieri, che trovano in auto Mangione e Maglio, a confermare le ipotesi investigative di Striano. Il dato è contenuto nelle migliaia di carte depositate in procura a Roma, e fa riferimento a un’informativa richiesta dai magistrati per verificare accertamenti e dichiarazioni di Striano. E in effetti il finanziare indagato non ha scritto fantasie, anche perché è noto che in passato avesse lavorato a filoni investigativi sull’asse Calabria-Roma che riguardavano proprio il crocevia societario di Gallo: da un ufficio, nel cuore della Capitale passavano gli interessi di decine di aziende, hanno svelato diverse indagini che poi sono diventati processi a carico dell’imprenditore Gallo. Sospettato di essere legato ai clan della ‘ndrangheta: la tesi dei pm è che fosse vicino ai potenti padrini della cosca Piromalli di Gioia Tauro, nonostante Gallo sia originario dalla Locride, dunque non sotto l’influenza dei Piromalli. Crosetto passa all’incasso, 250mila euro dal socio Mangione Ma tant’è, a lungo i magistrati di Reggio Calabria hanno scavato nei suoi affari. Sospetti mai diventati condanne, l’unico verdetto definitivo risale a molti anni fa per una serie di truffe e turbative d’asta. Poi dagli anni Novanta in poi è stato al centro di inchieste dell’antimafia e delle procure ordinarie sempre relative ad appalti pubblici. Ma di condanne definitive, nessuna. Tutte queste attività su Gallo hanno portato i pm a indicarlo come vicino agli ambienti della ‘ndrangheta. Vicino, non affiliato. Maglio è il suo uomo di fiducia, come emerge da una inchiesta su corruzione e gare truccate. In un passaggio di quell’informativa viene indicato tra i «prestanome» di Gallo. Ed è con questo presunto «prestanome» di Gallo che il socio storico del ministro Crosetto viene fermato nel 2021. Rete Mangione Nulla di penalmente rilevante, di certo però le frequentazioni di chi fa affari con un ministro della Repubblica sono di interesse pubblico. E si tratta di relazioni e contatti anche con ambienti legati all’affarismo e alla criminalità. Da un lato, dunque, i Mangione vantano partner d’affari del calibro di un politico come Crosetto, dall’altro condividono esperienze imprenditoriali con figure come Maglio. Mangione e l’uomo di Gallo, infatti, sono stati soci nella società Pantheon e pure nella Spagna Suit srl. Quest’ultima poi ceduta a un imprenditore legato a un potente cartello della camorra napoletana. Ma torniamo al ministro e ai Mangione. Domani ha raccontato delle quote vendute di recente dal politico al socio Mangione: l’ex lobbista delle armi diventato capo della Difesa aveva quote societarie in tre srl con i fratelli Mangione. Si tratta delle società Apollinare Srl, Torsanguigna Srl e Zanardelli Srl. Le aveva comprate nel 2011 versando 8.400 euro, quote che, come ha scoperto Domani, ha rivenduto lo scorso aprile per 257mila euro a Gaetano Mangione. «L’atto di cessione delle quote da lei citato è pubblico ed è tutto regolare e trasparente», ha fatto sapere a Domani lo staff del numero uno della Difesa. Si tratta, a guardare fatturato e utili delle società, di un gran colpo messo a segno dal ministro: una plusvalenza di oltre 240mila euro, cioè una rendita di oltre il 2mila per cento. Il Garante come arma contro i media. Prima Report, ora Crosetto contro Domani Le quote sono state cedute con la formula «con riserva di proprietà», in pratica fino a quando Mangione non terminerà il pagamento, le ultime rate sono previste nel a fine 2026, non sarà effettivo proprietario delle stesse. Resta il mistero del perché Crosetto sia rimasto in società per anni, anche dopo aver firmato da ministro, con i Mangione, visti i loro trascorsi burrascosi, viste le frequentazioni. Una domanda che avevamo posto al numero uno della Difesa, ma alla quale non ha risposto. Ha invece replicato sulla vendita delle quote a Mangione: «L’articolo pubblicato da Domani costituisce l’ennesimo episodio di campagna diffamatoria nei confronti del Ministro della Difesa Guido Crosetto, associando il suo nome a illazioni folli, richiamando società costituite secondo tutti i crismi di legge, quindici anni fa, per svolgere attività di b&b, privi di rilevanza. La verità è documentata da atti notarili, pubblici e di facile accesso. Le quote societarie citate sono state cedute al prezzo che corrisponde, peraltro neanche interamente, ai capitali investiti ed ai finanziamenti, tutti tracciati e regolari, effettuati da un libero cittadino italiano che oggi è Ministro, nei quasi 15 anni di vita delle tre società in questione. La decisione di cedere le quote, avvenuta peraltro senza alcun utile o guadagno ma recuperando solo parte del capitale investito, ha riguardato, come sapete benissimo, partecipazioni detenute legalmente, dichiarate e pubbliche, che riguardano attività lecite e legittime». Alla Difesa è Fratelli di regione: Crosetto arruola il conterraneo Perosino Passato turbolento I Mangione sono stati coinvolti in un’inchiesta per riciclaggio negli anni Novanta, poi scagionati completamente: una storia dove compariva la Banda della Magliana. Una vicenda più recente ha invece riguardato Gaetano Mangione: nel 2019, ha patteggiato per peculato, per le tasse di soggiorno non versate, prima di vedersi cancellata la sentenza grazie a una norma del decreto Rilancio, voluta da Giuseppe Conte. Ora, nelle migliaia di carte della procura di Roma a carico del finanziere Striano, si passano in rassegna vecchi rapporti e frequentazioni dei Mangione. Gaetano e Giovanni Mangione, i soci di Crosetto, sono figli di Renato: indagato e poi archiviato in un’inchiesta per narcotraffico internazionale. Emergevano contatti, tra gli altri, con Giovanni Carloni, in rapporti, per un debito, con Gennaro Senese, fratello del re di Roma, Michele ‘o pazzo. Di Carloni parla il pentito Sebastiano Cassia ricordandone l’amicizia con l’ex terrorista nero Massimo Carminati. Quel Carminati ospite fisso nei ristoranti di Mangione. Solo un cliente, avevano spiegato. Nessun reato, naturalmente. Solo un’istantanea di Roma dove, come insegna Carminati, i mondi si mischiano e non si distinguono più. Caccia, sottomarini, missili: il riarmo di Crosetto costa 40 miliardi