La conversazione nella stanza virtuale sta andando avanti da quasi due ore. È venerdì 5 febbraio e manca poco a mezzanotte. Il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha appena iniziato le sue consultazioni e tutti vogliono dire la loro su quello che sta accadendo. Su quello che chiamano il “palco” si alternano a parlare una ventina tra giornalisti, consulenti politici ed esperti di comunicazione, mentre ad ascoltare ci sono circa 400 persone.

Quando nella stanza entra un deputato uscito poche ore prima dalla consultazione con Draghi, uno dei moderatori lo invita a parlare. Il parlamentare descrive l’incontro, racconta le sue impressioni e offre ai partecipanti un dietro le quinte della politica che di solito i non addetti ai lavori hanno l’opportunità di leggere soltanto nei retroscena dei giornali. Quando all’una di notte i moderatori finalmente chiudono la stanza ci sono ancora decine di persone in ascolto.

Il nuovo arrivato

Questo è quello che da circa dieci giorni avviene ogni sera su Clubhouse, il nuovo social network lanciato nell’aprile del 2020 e arrivato alla fine di gennaio anche in Italia. Clubhouse funziona in modo semplice: una volta aperta la app ci si trova davanti a una serie di “stanze”, degli spazi creati da altri iscritti al social network nei quali sono in corso conversazioni sui temi più disparati. Pochi giorni fa, ad esempuo, una stanza con un paio di centinaia di partecipanti si intitolava “Sono in anticipo a un appuntamento, facciamoci compagnia”.

Una volta entrati nella stanza si è semplici spettatori, ma è facile chiedere ai moderatori la possibilità di intervenire. Una volta saliti sul palco si può parlare liberamente. Tutto qui. Non ci sono chat, post, storie o messaggi, soltanto semplici stanze in cui parlare come durante un programma radio in diretta.

La politica è cool

La peculiarità di questi primi giorni è che le stanze dove si parla di musica, videogame o cucina hanno molti spettatori, soprattutto quando è presente qualche influencer arrivato da altri social network. Ma a farla da padrone per ora è la politica. Sono le stanze dove si parla di consultazioni e si discute il futuro del governo Draghi quelle che attirano maggiori attenzioni.

Una delle più frequentate si chiama Agorà politica ed è una discussione aperta sui fatti politici del giorno che si svolge ogni sera alle 22. Il record che ha raggiunto sono stati quasi 700 partecipanti nello stesso momento.

Quello che attrae gli ascoltatori è che queste stanze spesso danno la possibilità di confrontarsi direttamente con i protagonisti di questi eventi. «La forza della stanza politica su Clubhouse è che gli esponenti politici sono messi davanti ai cittadini senza filtro: una volta accesso il microfono non puoi fare altro che rispondere», dice Goffredo Cardinale, assistente di un europarlamentare del Movimento 5 Stelle e uno dei più attivi partecipanti a queste stanze.

Sono già più di una dozzina i deputati, gli europarlamentari i senatori che hanno intravisto le potenzialità del nuovo social, insieme a decine di sindaci, consiglieri regionali e consulenti politici.

«Prima del lockdown eravamo abituati a incontrarci con persone che avevano punti di vista diversi dai nostri, mentre adesso è molto più difficile: Clubhouse mi sembra un modo per aggirare questo problema in un momento difficile», racconta Anass Hanafi, torinese, studente di giurisprudenza di 26 anni e uno dei fondatori della stanza Agorà politica. La risposta del pubblico è stata migliore delle più rosee aspettative, dice. «La possibilità di parlare direttamente a deputati e senatori per molti ragazzi è un’opportunità unica e fino a questi giorni nessuno di loro aveva avuto l’opportunità di farlo».

Hanafi dice di essere stato contattato da diversi influencer provenienti da Instagram e TikTok. «Dicono che hanno una grande voglia di occuparsi di politica, ma quel mondo li taglia fuori utilizzando un linguaggio troppo tecnico. Su Clubhouse invece possono parlare di politica direttamente con i protagonisti e utilizzando un linguaggio semplice e comprensibile».

Un social network esclusivo

«Tra le critiche che ora si possono fare a Clubhouse c’è che è un po’ esclusivo: per entrare devi avere un iPhone ed essere invitato da qualcuno che è già iscritto», dice Cecilia Sala, 25 anni, giornalista del programma TV Otto e mezzo e autrice del podcast Polvere.

Questa selezione all’ingresso, per il momento fa si che il pubblico di Clubhouse sia piuttosto selezionato. Ci sono startupper, imprenditori del digitale, esperti di marketing e comunicazione, lobbysti, consulenti politici e assistenti parlamentari. Non mancano le celebrità ed è capitato che nel mezzo di una discussione sulle consultazioni siano arrivate domande da cantanti o attori (Nek e Calcutta, ad esempio, sono frequentatori di queste stanze).

Su Clubhouse, oltre a partecipare ad Agorà politica, Sala collabora con un altro ragazzo, Guido Canali, nel realizzare una delle rassegna stampa mattutina di maggior successo sul social network. «Mi ricorda un po’ Radio Radicale, con la lettura degli articoli e poi il microfono aperto agli ascoltatori», dice. Questo fine settimana hanno ottenuto il record di spettatori: oltre 700 contemporaneamente.

Nonostante le barriere all’ingresso, Sala dice che Clubhouse per il momento è ancora un social network democratico. «Trovi il politico che non si è ancora costruito una bolla che parla con l’adolescente che ha appena iniziato a leggere i giornali perché fa politica studentesca e poi arriva il famoso conduttore che non ha ancora i suoi duecentomila follower».

I politici e giornalisti

Brando Benifei, europarlamentare del Pd, spiega che per un politico intervenire su Clubhouse è come andare ospite in un programma radio senza alcuna rete di protezione. «In una stanza di Clubhouse chiunque può chiederti qualsiasi cosa e non puoi delegare al tuo staff la risposta: sei tu, presente di persona, con la tua voce. È un social network che ha eliminato anche gli ultimi filtri che c’erano tra il politico e il pubblico». Questo ovviamente può spaventare, ma per quei politici che hanno l’inclinazione ad esporsi, a raccogliere stimoli, a confrontarsi direttamente con il pubblico è allo stesso tempo una tentazione a cui è difficile resistere.

«I politici professionisti hanno da guadagnarci da questo palcoscenico», spiega Felice Florio, 27 anni, giornalista di Open e uno dei primi a intravedere il potenziale della app. «È come partecipare a un talk show rilassato. C’è un’aura dialogo, di dibattito aperto, non vieni visto come una persona che è lì per farsi propaganda, anche se di sicuro c’è chi ha quel fine».

Nessuno sa se questo clima di virtuosa anarchia andrà avanti a lungo o se presto anche Clubhouse finirà irreggimentato nelle dinamiche che hanno imbalsamato la politica sugli altri social network. Ma per qualche settimana ancora, Clubhouse rimarrà il posto da tenere d’occhio per chi è interessato alla politica.

 

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