Per Coldiretti, la «carne sintetica», come la chiama l’associazione dei produttori agricoli, non deve arrivare in Italia, in nessuna forma. Il professor Felice Adinolfi, direttore scientifico del centro studi Divulga, promosso da Coldiretti, è netto.

«Dalle allergie ai tumori, sono 53 i pericoli potenziali per la salute dei cibi prodotti in laboratorio, individuati nel primo rapporto Fao-Oms sul “cibo a base cellulare”». La questione individuata anche da Fao e Oms è che effettivamente «esiste una quantità limitata di informazioni e di dati sugli aspetti della sicurezza alimentare degli alimenti a base di cellule per aiutare i regolatori a prendere decisioni informate».

La concentrazione della produzione

L’altro tema rilevante per Coldiretti è il timore che si creino «Monopoli del cibo, protetti da brevetto. Gli interessi nel campo del cibo sintetico sono concentrati nelle mani di pochi protagonisti del settore hi tech e della nuova finanza mondiale, da Bill Gates a Eric Schmidt, da Peter Thiel a Marc Andreessen, da Jerry Yang a Vinod Khosla».

Anche sui vantaggi per l’ambiente, l’associazione ha qualche dubbio: «Le performance ambientali non sembrano essere quelle raccontate dai promotori di questi cibi. Parliamo di processi ad alta intensità energetica la cui impronta ecologica è spesso superiore a quella degli allevamenti più moderni o estensivi» dice Adinolfi. Uno dei temi da approfondire sono anche fattori della crescita e ormoni usati nella carne coltivata «ma vietati nell’attività di allevamento in Italia».

I problemi economici

A livello economico, la preoccupazione di Coldiretti è che la nuova filiera possa sostituire quella tradizionale. Addirittura, sostengono i coltivatori, si rischia di dover mettere da parte il concetto di campagna tout court, perché oltre alla carne, in laboratorio si potrebbero replicare anche «latte, uova, pesce e presto anche i vegetali».

Insomma, il lavoro non aumenta, anzi: «Qui parliamo di sostituzione del lavoro, non di crearne del nuovo. Una macchina fa in due settimana quello che natura e lavoro impiegano anni per fare…. Pare che in un unico stabilimento si possa fare il latte per tutta l’Europa!» dice Adinolfi. Il timore è anche che le due filiere non possano coesistere: «Con la carne sintetica il cibo in mano a pochi come è avvenuto nelle comunicazioni e nell’alta tecnologia. I piccoli soccombono e si avrebbe meno possibilità di scelta». Coldiretti ha anche avviato, già a fine 2022, una petizione per raccogliere le firme contro il cibo sintetico, «per fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo made in Italy», si legge nel lancio.

I firmatari sono parecchi, tante anche le adesioni dalla gran parte dell’arco parlamentare, e complessivamente hanno sottoscritto l’iniziativa diverse centinaia di migliaia di persone, secondo i dati Coldiretti. Tra le argomentazioni dell’associazione anche un’indagine Tecné, che ha rilevato che il 72 per cento dei cittadini non mangerebbe la carne ottenuta in laboratorio, il 18 per cento la proverebbe e il 10 vorrebbe maggiori informazioni.

La questione politica

È su questo sostegno popolare e politico che Coldiretti promette ancora battaglia. All’iniziativa hanno aderito in molti, «dalla premier e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni al presidente del Partito democratico Stefano Bonaccini, dal vicepremier Antonio Tajani di Forza Italia al vicepremier Matteo Salvini della Lega, dal leader di Azione Carlo Calenda al capo politico di Noi Moderati Maurizio Lupi fino a capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle al Senato Stefano Patuanelli» dice Adinolfi. «Una mobilitazione che ha il merito è stato innanzitutto squarciare il velo di silenzio misto a disinformazione che avvolgeva e avvolge questi prodotti. Ora se ne parla».

Insomma, anche nel caso in cui l’Unione europea o altri enti sovranazionali dovessero pronunciarsi a favore della carne coltivata, Coldiretti non demorderà.

Anche se, è l’impressione dell’associazione, le prospettive che l’Ue faccia un passo decisivo in questo ambito sono minime. «Riteniamo che visto lo stato attuale di processi ed ingredienti l’Efsa, l’agenzia Ue per la sicurezza alimentare, farà fatica ad approvare questi prodotti. Che usano fattori di crescita esogeni, come gli ormoni, che l’Ue su parere sempre dell’Efsa vieta per gli allevamenti» dice Adinolfi. Una battaglia molto lontana dalla conclusione.

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