Il tribunale di Torino ha confermato per due anni la misura di sorveglianza speciale a carico di Eddi Marcucci, la ragazza andata a combattere l’Isis in Siria e per questo ritenuta socialmente pericolosa in quanto tornata da un territorio in guerra. Negli ultimi mesi diversi attivisti ed esponenti del mondo accademico avevano chiesto al tribunale di eliminare la misura.

La storia

Eddi Marcucci è un’attivista 28 del centro sociale torinese, Akatsuna che nel 2017 ha deciso di recarsi in Siria per combattere a fianco dell’esercito curdo contro l’avanzata dell’Isis nel paese dilaniato da una guerra civile che dura dal 2011. Tornata in Italia, Marcucci è stata però oggetto di attenzione da parte delle autorità giudiziarie perché considerata un potenziale pericolo per il suo uso delle armi nella guerra. Da qui nasce il provvedimento di sorveglianza speciale introdotto il 17 marzo di quest’anno e che obbliga la ragazza tra le altre cose, a non espatriare, a rincasare dopo le ventuno e non uscire prima delle sette del mattino. Marcucci ha definito la sentenza «ideologica». Anche il fondatore di Possibile, Pippo Civati è intervenuto sulla vicenda accusando il tribunale di Torino di avere emesso una sentenza «vergognosa». 

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