Sindaco e procura invocano legalità e giustizia, ma si dividono sugli immobili abusivi. Una famiglia con quattro bambini in attesa, striscioni contro l’abbattimento, urla e proteste non sono serviti a fermare le ruspe che hanno abbattuto l’immobile, dichiarato abusivo dall’autorità giudiziaria.

Ma a Casal di Principe, provincia di Caserta, la storia della demolizione delle case illegali diventa questione nazionale, nel luglio scorso la ministra Mara Carfagna aveva incontrato il sindaco Renato Natale. Questione nazionale perché il sindaco dimissionario ha costruito sulla questione una rivendicazione pubblica che ruota attorno al conflitto tra legalità e giustizia.

«Se qui in queste terre lo stato si presenta con la ruspa ha perso. Perdiamo tutti la battaglia più importante, quella di strappare consensi alla camorra e alla malapolitica. Certo, la legge sarà stata rispettata fino in fondo. Ma la giustizia certamente no. Forse neppure il buonsenso», continua a ripetere Natale anche mentre le ruspe abbattevano il palazzo totalmente abusivo.

«Qualcuno potrebbe pensare era meglio la camorra, non dobbiamo consentirlo», dice qualche cittadino. Casal di Principe è stato comune per anni epicentro del potere criminale del clan dei Casalesi, l’edilizia era un motore del grande business del cartello camorristico, le case abusive sono 1.500, il piano regolatore risale al 2006.

Il sindaco ha raccontato a Domani le sue idee per coniugare legalità e giustizia e l’errore che si compie preferendo la strada degli abbattimenti. Ha spiegato la scelta di dimettersi dopo la decisione dell’autorità giudiziaria di demolire comunque il primo immobile abusivo. In questa storia quello che sorprende è che due protagonisti, comune e procura, che dovrebbero stare dalla stessa parte, si ritrovano su sponde opposte. 

Questa storia viene raccontata in maniera opposta dalla procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha diffuso una nota, firmata dal vertice dei magistrati sammaritani, Maria Antonietta Troncone.

L’immobile abusivo è pericoloso

La procura ha spiegato che l’opera di demolizione prevede il recupero dell’area dove insisteva il manufatto abusivo, «l’attivazione delle procedure tendenti al recupero delle spese giudiziarie nei confronti del costruttore abusivo».

L’immobile abusivo era composto da tre livelli fuori terra, per una cubatura da 2.370 metri cubi, «l’enorme cubatura evidenzia che non si tratta di edificazione di prima necessità», dice la procura. La necessità abitativa viene posta come giustificazione per evitare gli abbattimenti. L'immobile non ha alcun collaudo sismico ed è inserito in una zona sottoposta a vincolo sismico, zona agricola e di inedificabilità dal piano regolatore, approvato, però, solo un anno dopo la costruzione. Non basta.

«L’immobile presenta diverse situazioni di ulteriori pericolo, quali l'assenza di passamano e parapetti sulle scale (tra l'altro allo stato grezzo) per l'accesso agli appartamenti, con evidente e concreto pericolo di caduta dall'alto. Anche l'impianto elettrico presenta elevate criticità», scrive il vertice della procura.

La procuratrice capo risponde direttamente al sindaco in merito all'instanza di rinvio «avanzata dal comune, giustificata dalla necessità di trovare una diversa sistemazione ai due nuclei familiari occupanti l'immobile abusivo». La procura precisa di aver accolto già una volta istanza di rinvio quando l’abbattimento previsto per il 29 marzo era stato spostato proprio al 2 settembre, data nella quale è avvenuta la demolizione «non potendosi rinviare la demolizione, anche in virtù delle situazioni di pericolo del fabbricato tali da poter compromettere l'incolumità fisica dei minori».

Secondo la procura i due nuclei familiari «hanno reperito soluzioni abitative alternative», perché residenti dal dicembre 2020 altrove. Secondo il comune, invece, la residenza sarebbe diversa dalla dimora che continuava a essere nell'immobile abusivo. Poi l’affondo finale della procura. «Le demolizioni trasmettono il segnale inequivocabile che l'abusivismo viene combattuto fino in fondo e che, soprattutto non è conveniente». Lo stesso stato, ma con due racconti diversi; lo stesso stato, ma con due soluzioni diverse. Un segnale per niente confortante perché i poteri criminali, le illegalità si combattono senza dividersi, altrimenti è battaglia persa.

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