Il canile Valle Grande vanta un credito nei confronti del Comune di Roma di 190mila euro, il gattile Azalea di circa 75 mila, la Casetta dei gatti 45 mila, l'Associazione Mente Naturale 41 mila e l’associazione Panda oltre 75 mila. Tutti soldi che servirebbero per comprare crocchette, bocconcini, farmaci e altri beni di prima necessità per cani e gatti. Eppure da febbraio scorso, l'amministrazione capitolina non paga più.

«Somme ingenti che hanno portato ad un indebitamento e conseguente uso di risorse personali pur di non far mancare nulla a queste povere creature. Ma le scorte alimentari sono terminate, come sono terminati i fondi necessari a cure», spiega Rinaldo Sidoli, portavoce di Alleanza Popolare Ecologista (Ape) che denuncia l'inadempienza del Comune.

Questi cani e gatti secondo le leggi regionali sono di proprietà di Roma Capitale che a sua volta, tramite bando appalta i servizi di ricovero, mantenimento, cura e adozione ad enti terzi, ma a cui rimane l'obbligo del finanziamento.

Nel 2018, il Dipartimento Tutela Ambientale bandisce una gara valida per tre anni e fa un elenco dei vincitori. Ci sono l'associazione Mente Naturale Onlus che ha un rifugio per cani di 10mila metri quadrati, l'Associazione Panda Onlus, La Casetta dei Gatti, un rifugio che salva felini che non trovano accoglienza nel gattile comunale, ancora il canile Valle Grande, Pet Land e l'associazione Azalea nel parco dell’ex Ospedale Forlanini, che accoglie mici spesso affetti da leucemia felina e altre gravi malattie croniche.

Un elenco scritto nero su bianco, allora perché i gestori non ricevono più finanziamenti? «Il punto - spiega Sidoli - è che il Responsabile Unico del Procedimento (RUP) non ha mai stilato il bando di contratto di convenzione che è fermo da ottobre 2020. A causa di questa grave inadempienza la Ragioneria Generale dello Stato si è fatta carico di queste spese fino a febbraio 2021. Ma il mancato perfezionamento di tale procedura amministrativa ha comportato la sospensione dei pagamenti».

La Ragioneria chiede di regolarizzare la posizione, ma nel frattempo che il Comune decida di farlo,i gestori dei rifugi devono contare solo sulle proprie risorse. «Stiamo facendo dei sacrifici enormi, ma non abbiamo più come sfamare e curare i nostri gatti», spiega Daniela Froldi, responsabile del gattile gestito da Azalea. «Parliamo di circa 100 felini che vivono in uno spazio ampio, liberi ma che sono spesso malati, zoppi, con gravi patologie e che arrivano dal pronto soccorso della Muratella e hanno bisogno di cure molto costose».

Stesso appello da La Casetta dei Gatti che, sulla propria pagina Facebook, scrive: «Sono mesi che il Comune si è “dimenticato” di provvedere ai suoi animali non erogando i fondi dovuti: nonostante gli innumerevoli solleciti, c’è un silenzio assordante da parte di Roma Capitale. Ormai siamo allo stremo. Siamo sommersi di debiti con fornitori e veterinari. Non sappiamo per quanto tempo ancora riusciremo a sfamare e curare i mici e non sappiamo più come fare».

Ma in ballo non c'è solo il futuro di cani e gatti, perché in queste strutture lavorano infermieri veterinari e operai e in quei quattro euro e venti al giorno per ogni animale stanziati dal Comune, ci sono anche i loro stipendi.

«Dispiace- chiosa Sidoli- che la sindaca Raggi e il presidente della Commissione Ambiente Daniele Diaco che sui social si proclama dalla parte degli animali, non abbiano ancora preso una posizione netta, perché c'è questo silenzio? Questi cani e gatti sono senza diritti?».

Abbiamo provato a chiamare l'Ufficio Benessere Animali più volte per avere una replica, ma il telefono ha sempre squillato a vuoto, nel frattempo, invece, le varie associazioni si sono mobilitate con petizioni, raccolta firme e donazioni online per avere una boccata d'ossigeno.

«In questi giorni il direttore della Promozione Tutela Ambientale e Benessere degli Animali, Giuseppe Morabito, andrà in pensione e tutto rischia di finire nel dimenticatoio, mandando sul lastrico persone che hanno lavorato con passione e competenza», chiosa Sidoli.  

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