Gli esperti del Consiglio d’Europa rilevano in un rapporto le pratiche di profilazione razziale. «Nessuno stato aderente è immune», precisano. Al governo italiano raccomandano uno studio indipendente. Parte il fuoco di fila. Per Meloni «parole vergognose», per Salvini «ente inutile, da sciogliere»: ennesimo attacco agli organismi internazionali
Il polverone è tale che in serata Sergio Mattarella ha convocato al Colle il capo della polizia per ribadirgli stima e fiducia.
«Le parole della Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa accusano le forze di polizia italiane di razzismo: sono vergognose»: così inizia un lungo post di Giorgia Meloni, che delegittima l’organizzazione internazionale con sede a Strasburgo.
Tutta la destra di governo – premier in testa – va all’attacco del Consiglio d’Europa. «Un altro ente inutile. Da sciogliere», tuona Matteo Salvini, vicepremier oltre che leader leghista.
«Un altro»: già, perché gli attacchi del governo meloniano agli organismi internazionali sono ormai plurimi. Ci sono i disallineamenti con la Corte penale internazionale, ci sono i tentativi di dirottare la Corte europea dei diritti dell’uomo.
Se è vero che l’arrivo di Trump alla Casa Bianca ha innescato una serie di attacchi al multilateralismo, pure l’«amica» Meloni contribuisce all’opera di sfondamento del rules-based order, l’ordine internazionale basato sul diritto. L’ultimo attacco frontale in ordine di tempo si innesca su un report appena pubblicato.
L’ultima polemica
Questo mercoledì, nell’ambito dei lavori del Consiglio d’Europa, la European Commission against Racism and Intolerance (Ecri), l’ente di monitoraggio dei diritti umani che si focalizza nella lotta al razzismo e alle discriminazioni, ha pubblicato un rapporto in cui mette in evidenza la presenza di pratiche di profilazione razziale, legate anche all’abuso delle nuove tecnologie, da parte delle forze dell’ordine.
Come ha dichiarato esplicitamente Bertil Cottier, professore emerito che presiede Ecri, «nessuno degli stati membri che aderiscono al Consiglio d’Europa è immune al problema»: il rapporto non è una accusa a singoli governi ma un rendiconto che dovrebbe aiutarli a prevenire o affrontare criticità.
Ma il governo italiano è andato all’affondo, cosa che non è avvenuta con la Francia alla quale pure il Consiglio ha spesso espresso preoccupazioni; eppure non si registrano attacchi plurimi dell’Eliseo o del premier contro l’organismo internazionale. Cosa che invece accade da quando il governo Meloni è insediato: a ottobre scorso, quando Ecri pubblicò un report sull’Italia dopo il suo monitoraggio rilevando aspetti problematici, la premier derubricò l’analisi indipendente a «ingiuria» e dichiarò che «le nostre forze dell’ordine meritano rispetto».
Questo mercoledì gli esperti di Ecri sono tornati a far presente le criticità: «La nostra raccomandazione verso il governo italiano è che conduca al più presto uno studio indipendente sul fenomeno della profilazione razziale nelle sue forze di polizia, per poter valutare la situazione», ha detto Cottier. «Il fenomeno è crescente in molti paesi europei», si è premurata di dire la sua vice Tena Simonovic Einwalter. «Nel nostro report non citiamo paesi nello specifico, ma basandoci sui report paese già pubblicati in passato, tra cui quello sull'Italia, possiamo dire che il problema della profilazione razziale nell'operato delle forze dell'ordine si riscontra frequentemente in Italia e Francia». Lì il fuoco di fila è partito.
«Centro sociale fazioso»
All’ora di pranzo è stato diffuso il messaggio del capodelegazione di Fratelli d’Italia in Europarlamento, Carlo Fidanza: «Il Consiglio d’Europa si è trasformato in una sorta di centro sociale istituzionalizzato, che prende di mira gli stati membri in base a pregiudizi politici. Lo abbiamo visto con le ultime strampalate sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) in materia di immigrazione, che hanno portato alla sacrosanta iniziativa Meloni-Frederiksen».
Il riferimento è agli affondi delle premier italiana e danese (socialista quest’ultima) nei confronti della Cedu: Italia e Danimarca si sono fatte capofila di una iniziativa – giustificata dalla presunzione di «credere in tutta modestia di essere allineati con la maggioranza degli europei» – per «utilizzare il nostro mandato per aprire il dibattito su come viene interpretata la Convenzione europea dei diritti dell’uomo». Secondo i due governi la Cedu si sarebbe spinta troppo oltre per i diritti in ambito migratorio, in sintesi.
Tornando alla nota di Fidanza, il capodelegazione meloniano parla di «dubbia legittimità» della commissione Ecri: il tentativo di delegittimazione del Consiglio d’Europa e degli organismi internazionali è dichiarato. Prosegue la Lega: «Attacco alla polizia indecente, con toni da Ilaria Salis», spinge Silvia Sardone, leghista. Dopodiché scendono in campo i pesi massimi: «Consiglio d’Europa? Altro ente inutile, da sciogliere. Giù le mani dalle nostre forze di polizia!», scrive il vicepremier e leader leghista Matteo Salvini, che propugnava anche l’uscita dell’Italia dalla Corte penale internazionale.
Il nostro paese è tra i pochi a non aver firmato il documento di supporto alla Corte quando Trump l’ha attaccata a colpi di sanzioni. Dopo la sequela di attacchi, è arrivato quello della premier, che presenta i fatti a modo suo: «Le parole pronunciate dalla Commissione del Consiglio accusano le Forze di Polizia italiane di razzismo». E attacca: «Non è la prima volta che alcuni organismi del Consiglio d’Europa – finanziato anche coi soldi degli italiani – si abbandonano a giudizi infondati, frutto di pregiudizi evidenti. L’Italia fu tra i fondatori del Consiglio. Ma lo spirito originario sembra smarrito».
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