- L’Ue ha usato per la prima volta l’European peace facility, ma non ha rispettato tutti i criteri di salvaguardia previsti dal fondo off-budget né analizzato a fondo i rischi dell’invio di armamenti a Kiev
- La mancanza di uno standard comune sulla trasparenza delle informazioni relative al materiale bellico che i singoli paesi Ue stanno cedendo all’Ucraina limita ulteriormente le capacità di monitoraggio della società civile
- A preoccupare è la possibilità che le armi finiscano nelle mani dei gruppi estremisti attivi nel paese e che rappresentano un problema per la stabilità stessa del governo ucraino
Per la prima volta nella sua storia, l’Unione europea ha approvato l’utilizzo dell’European peace facility (Epf) per la fornitura di armi ed equipaggiamenti militari all’esercito ucraino, riscoprendo – nelle parole dell’Alto rappresentate Josep Borrell – la sua anima geopolitica. L’impiego del fondo off budget come risposta emergenziale all’attacco russo contro l’Ucraina pone però dei problemi. L’Epf, entrato in vigore a luglio del 2021, prevede uno stanziamento di 5,6 miliardi di euro fino a



