Ieri notte un incendio è esploso nella chiesa di Sant’Agostino a Corleone, in provincia di Palermo. Le fiamme hanno distrutto il portone e parte della facciata dell’edificio del 1300. A poche ore dall'attentato incendiario il vescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, ha affermato che «Corleone ha una ricca tradizione religiosa e culturale, e i parroci di questo comune sono fortemente impegnati a indirizzare le nuove generazioni verso la strada della reazione morale alla mafia attraverso una crescita culturale e sociale per sostenere un processo di riappropriazione di una identità positiva». Oggi pomeriggio, in occasione della festa patronale, il vescovo si recherà nel comune palermitano.

LE INDAGINI

Non ci sono dubbi sull’origine dolosa del rogo che ha distrutto il portone d’entrata della chiesa. I vigili del fuoco oltre alle tracce di liquido infiammabile hanno infatti trovato resti di sacchi di iuta e cartoni, che hanno alimentato le fiamme. L’immediato arrivo dei vigili del fuoco, però, ha evitato che le fiamme si propagassero anche all’interno della chiesa.

Sull’attentato stanno indagando gli investigatori del commissariato di Corleone. Non è ancora possibile stabilire se dietro l’attentato ci sia la mano dei clan mafiosi, ma negli ultimi anni non è passata inosservata l’azione della chiesa di Corleone contro la mafia, come testimoniato anche dalle parole di monsignor Pennisi. Sull’argomento per ora si mantiene il più stretto riserbo, ma l’intervento degli investigatori della sezione criminalità organizzata della squadra mobile guidata da Rodolfo Ruperti conferma che fra le ipotesi c’è anche l’attentato mafioso. Intanto sono stati acquisiti tutti i filmati delle telecamere della zona per cercare di individuare i responsabili dell’attentato.

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