I think tank sono un obiettivo ideale per le operazioni di influenza della Cina, tanto a breve quanto a lungo termine, in virtù dei leader politici che a essi sono legati. Portarli dalla propria parte è essenziale per l’intenzione del Partito comunista cinese (Pcc) di «cambiare il dibattito senza dover far sentire la propria voce». Non si esagera affermando che il Pcc si interessa di qualsiasi think tank al lavoro su tematiche relative alla Cina.

Molti centri negli Stati Uniti che si occupano di Cina sono sponsorizzati da élite imprenditoriali vicine alla Cina e anche se qualche finanziamento arriva direttamente dal governo e da società cinesi, contano di più le donazioni da “amici della Cina”, come Goldman Sachs e Tung Chee-hwa.

I think tank battono molto sulla loro indipendenza: non possono fare diversamente, come del resto anche i partiti politici che accettano donazioni dalle grandi aziende. Ma la realtà è più vicina all’adagio che suggerisce di non mordere la mano che ti dà da mangiare, che tradotto nelle parole di Xi Jinping diventa: «Non dobbiamo permettere a chi rompe la pentola del Pcc di mangiare il cibo offerto dal Pcc». La Silk Road Think Tank Association conta più di cento membri, tra cinesi e stranieri.

Diversi think tank occidentali hanno aperto filiali o uffici di rappresentanza in Cina, fornendo al pcc un’occasione ulteriore per fare pressione sui contenuti prodotti; da questo risulta un’immagine della Cina che nel complesso è probabilmente più positiva di quanto sarebbe senza legami finanziari.

Il caso Brookings 

La Brookings Institution è uno dei think tank più grandi e rinomati degli Stati Uniti, si definisce super partes e si fidano del suo lavoro sostenitori di qualsiasi schieramento politico. Tuttavia i fondi per le ricerche sulla Cina vengono da un noto “amico della Cina”, John L. Thornton, ex presidente della Goldman Sachs, che ha sovvenzionato l’eponimo China Center presso la Brookings Institution: è di una tale importanza per l’ente, che ne ha diretto il consiglio degli amministratori fiduciari sin verso la fine del 2018 e ne è tuttora all’interno.

Nel 2008 Thornton ha ricevuto la massima onorificenza conferita a stranieri dal governo cinese, il Friendship Award. Egli presiede il consiglio d’amministrazione della Silk Road Finance Corporation, un’azienda di investimenti, con sede a Hong Kong, che agevola gli interventi cinesi nei paesi interessati dalla Nuova Via della Seta. Il suo amministratore delegato, Li Shan, è membro della Cppcc, la Congferenza politica consultiva del popolo cinese. Thornton è amico di Wang Qishan, a sua volta membro del Comitato permanente dell’Ufficio politico, nonché sostenitore a spada tratta di Xi Jinping.

Inoltre Thornton ha una cattedra presso la Tsinghua University, di cui dirige il Global Leadership Program, da lui fondato dopo essersi dimesso dalla Goldman Sachs nel 2003.

La stessa Brookings Institution ha una partnership con la Tsinghua University: il Brookings-Tsinghua Center for Public Policy fu aperto nel 2006. In coincidenza con la visita di Xi Jinping negli usa del 2015, il think tank varò il suo Brookings China Council, che associava il Thornton Center di Washington e il Brookings-Tsinghua Center di Pechino, con la presidenza condivisa fra Thornton e il rettore della Tsinghua University, Qiu Yong. Pare che il nipote di Xi Jinping abbia svolto un tirocinio alla Brookings.

Brookings ha accettato una sponsorizzazione da Huawei: fra luglio 2016 e giugno 2018 ha ricevuto almeno 300.000 dollari dalla consociata con sede statunitense, Futurewei Technologies. Huawei ha pagato anche la ricerca svolta dalla Brookings sulla tecnologia urbana sicura, nel cui rapporto finale non si dichiara che alcune soluzioni tecnologiche lì raccomandate sono realizzate proprio da Huawei. Per citare Isaac Stone-Fish, che pubblicò la notizia sul «Washington Post»: «Brookings ha elogiato la tecnologia di Huawei in una relazione sponsorizzata da Huawei».

Chatam House e Paulson Institute

Un analogo intreccio fra élite lo si ritrova nel think tank più rinomato del Regno Unito, la Chatham House, che prende soldi da tante fonti disparate, senza escludere il governo cinese e aziende cinesi come la China International Capital Corporation e Huawei. Anche se i contributi finanziari dalla Cina sono relativamente contenuti, Chatham House è stata elogiata dall’ambasciatore della Cina presso il Regno Unito, Liu Xiaoming, per «il contributo positivo apportato al miglioramento della comprensione reciproca e della cooperazione fra Cina e Regno Unito».

Liu non si sbaglia quando dice che la Chatham House ha fatto bene al Pcc. Nel 2019 il suo direttore, Robin Niblett, esortò il nuovo primo ministro Boris Johnson ad avvicinare di più la Gran Bretagna alla Cina, proseguendo il lavoro già avviato dal governo di Theresa May e dalla «età d’oro» delle relazioni sino-britanniche con David Cameron.

La risorsa più importante del Partito alla Chatham House potrebbe essere il suo presidente, Jim O’Neill, ex chief economist della Goldman Sachs. Questi ha caldeggiato la creazione di «un numero sempre maggiore di situazioni win-win fra Gran Bretagna e Cina» e ha esortato la Gran Bretagna a diventare «un grande partner di fiducia per la Cina».

O’Neill è un ospite gradito sui media dello Stato-Partito cinese, dove si profonde in elogi sperticati dell’economia del paese, e si è unito a Stephen Perry del 48 Group Club per spandere le lodi del Pensiero di Xi Jinping. Per allinearsi al tono generale dettato al think tank britannico dal suo presidente Jim O’Neill, Lord Browne of Madingley, presidente di Huawei Technologies (uk), siede nel Panel of Senior Advisors (Comitato dei consulenti esperti) della Chatham House.

A sua volta, Chatham House si è alleata con il migliore think tank cinese, il China Centre for International Economic Exchanges, per pubblicare congiuntamente uno studio ottimistico sulla Bri (Belt and road initiative, la nuova via della seta), il cui titolo Le relazioni economiche Ue-Cina fino al 2025: costruire un futuro comune rende omaggio platealmente alla terminologia di Xi.

Il Paulson Institute di Chicago è un altro esempio tipico di élite imprenditoriali filocinesi che sponsorizzano ricerche sulla Cina. Creato nel 2011 da Henry Paulson, ex segretario al Tesoro americano, ex presidente ed ex amministratore delegato della Goldman Sachs, l’ente è «dedicato a incrementare la relazione usa-Cina che serve a mantenere l’ordine globale in un mondo in rapida evoluzione».

 Il suo blog di economia MacroPolo sostiene la cooperazione economica continua e ha la tendenza a enfatizzare la stabilità dell’economia cinese e la coerenza delle sue riforme.

Come Thornton, Paulson è ben introdotto nella leadership del pcc, sin dai tempi in cui amministrava Goldman Sachs. Nell’aprile 2019 si è incontrato con Han Zheng, membro del Comitato permanente dell’Ufficio politico, per discutere dei legami bilaterali fra Cina e Usa. Un resoconto pubblicato sul sito Internet dell’amministrazione municipale di Pechino menzionava Paulson come un «vecchio amico» del sindaco pechinese Chen Jining.

Berggruen: i più spudorati

Chinese President Xi Jinping applauds during the closing session of the National People's Congress in Beijing on Thursday, March 11, 2021. China's ceremonial legislature on Thursday endorsed the ruling Communist Party's latest move to tighten control over Hong Kong by reducing the role of its public in picking the territory's leaders. (AP Photo/Sam McNeil)

Il think tank pro-Pechino forse più spudorato è il Berggruen Institute di Los Angeles, fondato nel 2010 dal miliardario tedesco-americano Nicolas Berggruen. Sin dai primi giorni di attività, il Berggruen Institute ha mostrato simpatia per gli ideali autoritari del Pcc e ha goduto di buoni rapporti con l’élite della Cina. China Central Television ha messo in risalto l’opinione di Berggruen, secondo il quale il Partito e il governo cinese puntano a fare una cosa sola, ossia «servire i cittadini».

Spesso gli articoli scritti da analisti affiliati al Berggruen Institute appoggiano o difendono il modello politico della Cina; ad esempio, una dichiarazione dell’istituto sul sistema politico del paese asseriva che la legittimità del Pcc in Cina «scaturisce dalla sua prosperità e competenza».

Attraverso la serie di conferenze Understanding China, organizzate dall’ex capo operativo del Dipartimento centrale di propaganda del Pcc, Zheng Bijian, membri del Berggruen Institute hanno incontrato Xi Jinping e altri leader di massimo livello (anche Zheng ha avuto varie occasioni di incontrare la leadership del Berggruen Institute). La conferenza ha richiamato partecipanti molto importanti, come l’ex primo ministro britannico Gordon Brown, l’ex primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt e la fondatrice dell’Huffington Post, Arianna Huffington. Nel dicembre 2018 l’istituto ha collaborato con l’Università di Pechino per fondare il Berggruen Research Center, che ha la sede in quella università.

Il Berggruen Institute si è unito al Washington Post per pubblicare The WorldPost, curato da Nathan Gardels, con articoli di commento e di approfondimento scritti da «collaboratori sparsi in tutto il mondo».

Un pezzo su The WorldPost sostiene che le società occidentali devono adeguarsi alla «diversa comprensione» della privacy che ha il popolo cinese (riassumibile nello slogan «nessuna privacy dal governo»), così da arrivare a «norme di privacy davvero globali, anche se sembrano diverse da ciò a cui siamo abituati».

Un altro articolo, firmato da Song Bing (ex dirigente della Goldman Sachs, oggi vicepresidentessa del Berggruen Institute e direttrice del suo China Center) descrive come l’Occidente ha frainteso il sistema di credito sociale della Cina.

Song Bing è sposata con Daniel Bell, direttore del Philosophy and Culture Center del Berggruen Institute, che collabora con università prestigiose per promuovere il «lavoro transculturale» sulla governance e altri temi. Difensore assolutamente convinto del pcc, Bell è noto soprattutto per il suo libro The China Model: Political meritocracy and the limits of democracy, che loda largamente il Pcc e in cui si sostiene che l’Occidente dovrebbe imparare dalla «disciplina meritocratica» del Pcc: l’ascesa di Xi Jinping è interpretata come un prodotto di quella meritocrazia. Daniel Bell ha anche un incarico di docente nello Schwarzman Scholar Program presso la Tsinghua University di Pechino.

Anche China Daily rivendica una partnership con il Berggruen Institute, allo scopo, secondo un articolo pubblicato sul sito Internet della Cyberspace Administration della Cina, di creare un gruppo di commentatori d’oltremare «per trasmettere all’esterno l’energia positiva della Cina».

Grazie alla partnership, che lo stesso China Daily dice di avere con molti altri think tank, il quotidiano ha pubblicato 300 articoli di commento sul proprio sito internet, firmati da quasi 200 esperti di think tank d’oltremare, per «influenzare un numero maggiore di lettori all’estero e spiegare bene la storia della Cina».

Soldi del Partito a Bruxelles

La Missione cinese all’Unione Europea si è rivelata un donatore cospicuo per i think tank al lavoro sulla Cina o su argomenti che interessano il Pcc.

La Madariaga – College of Europe Foundation era uno dei think tank con sede a Bruxelles finanziati in parte dal governo cinese; in seguito si è fuso con il College of Europe con sede a Bruges, che secondo un osservatore sarebbe «la Harvard delle élite europee». La fondazione era stata messa su da Pierre Defraigne, ex capo della Direzione generale Commercio della Commissione europea. A suo dire, la Madariaga «sviluppò una relazione di lavoro costruttiva ed equilibrata con la Missione cinese», agevolando visite fra leader di alto rango del Partito e i loro omologhi presso il Parlamento europeo, la Commissione europea e il Ministero della Difesa e degli Affari esteri dell’Unione Europea.ù

Nel 2014 il 20 per cento del bilancio della fondazione proveniva dalla Missione cinese all’Ue; ma la cosa ancora più significativa era che un altro 40 per cento era fornito da una società chiamata Beijing Peace Tour Cultural Exchange Center (Centro di scambio culturale di Pechino del tour della pace) il cui presidente, Shao Changchun, ha dovuto lasciare il Belgio dopo che un’indagine sulla sua organizzazione da parte della Sicurezza di Stato pare avesse trovato prove di ingerenze e spionaggio.

Inoltre, Shao gestisce parecchie altre fondazioni, comprese la China-Europe Culture, la Education Foundation e la Silk Road Peace Prize Foundation. Alla fine anche Defraigne si rese conto dei fondi versati dal Peace Tour, ammettendo di «aver messo la parola fine a quel discorso quando capii che avremmo potuto essere usati come una lobby per interessi specifici».

La Madariaga chiuse i battenti a Bruxelles, ma il College of Europe, che la assorbì, e il suo Eu-China Research Center, istituito nel 2014, continuano a lavorare a stretto contatto con la Missione cinese presso l’Ue, accettando sponsorizzazioni finanziarie e organizzando seminari e conferenze sulla bri e sui rapporti sino-europei con altri gruppi.

Il College of Europe ospita anche il Seminario Europa-Cina sui diritti umani, istituito dalla China Society for Human Rights Studies. Questa società, legata all’Ufficio per la propaganda verso l’esterno del pcc, venne creata nel 1993 per minimizzare le critiche alle statistiche relative ai diritti umani della Cina allontanando il dibattito globale dalla questione dei diritti individuali e politici.

L’uomo di riferimento: Gambardella

Poco prima del summit Ue-Cina del giugno 2017, il network di media europei con sede a Bruxelles Euractiv pubblicò una relazione intitolata Eu-China: Mending differences, sponsorizzata dalla Missione cinese e conteneva un’intervista con il lobbista pro-Cina Luigi Gambardella, nella quale costui elogiava la Bri e affermava che «la Cina ha sempre preteso delle policy a beneficio reciproco». Nel 2015 Gambardella creò ChinaEu, il cui scopo ufficiale è quello di promuovere la cooperazione tra ue e Cina nell’economia digitale.

Descritto su Politico come «il signor Cina dell’Europa» e «il lobbista più visibile di Bruxelles», Gambardella ha incontri con membri del Parlamento europeo per incrementare la cooperazione fra Cina e ue. Come altri “amici della Cina”, egli scrive di frequente per i mezzi di comunicazione del Partito, che a loro volta lo citano spesso, ed è diventato un ospite abituale alla World Internet Conference per la Cina che si tiene ogni anno a Wuzhen.

Il think tank Friends of Europe, pure con sede a Bruxelles, organizza insieme alla Missione cinese lo Europe-China Forum, nonché la Europe-China Policy and Practice Roundtable.

Nel marzo 2019 Friends of Europe, la Missione cinese e la China Public Diplomacy Association (Associazione di diplomazia pubblica della Cina) della cppcc hanno organizzato congiuntamente un incontro ue-Cina di alto livello dal titolo “La cooperazione può battere la concorrenza?”. Anche la direttrice di policy del think tank, Shada Islam, compare spesso nei mezzi di comunicazione del Partito-Stato.

Il quadro per altri think tank con sede a Bruxelles impegnati sull’Asia è del tutto analogo. L’ue-Asia Centre, ad esempio, accetta soldi dalla Missione cinese e lavora a stretto contatto con le autorità di Pechino.

SPH

In Svizzera, Pechino ha un amico nel World Economic Forum e l’ha usato per creare una fitta rete di connessioni con l’élite imprenditoriale globale. In un annuncio pagato sul «New York Times», China Daily ha annunciato che il fondatore e presidente del forum, Klaus Schwab, era uno degli appena dieci esperti stranieri a ricevere la prestigiosa China Reform Friendship Medal, per aver appoggiato «gli sforzi della Cina di riprogettare l’ordine economico globale».

Schwab, che aveva lodato «lo spirito aperto e collaborativo» di Xi, ha detto che il forum continuerà ad aiutare la Cina «a realizzare il sogno condiviso di pace, felicità, giustizia, uguaglianza globali e di amore che trionfa sulla povertà».

Sembra che Pechino abbia neutralizzato o assunto il controllo di parti sostanziali dei think tank europei, coltivando le voci favorevoli e zittendo quelle critiche, comprese quelle che studiano le sue attività di interferenza in Europa.

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