Le forze dell’ordine hanno eseguito 47 ordinanze di custodia cautelare, emanate dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno, nei confronti di persone ritenuti responsabili, a vario titolo, di due associazioni a delinquere finalizzate al traffico illecito di sostanze stupefacenti ed estorsioni.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite nelle province di Salerno, Napoli, Firenze e Cosenza con l’ausilio delle unità cinofile e il supporto aereo di un elicottero della polizia di Stato. In totale sono 18 le persone finite ai domiciliari, quattro quelle raggiunte da un provvedimento di obbligo di dimora e per gli altri è stato previsto il carcere.

Le indagini sono partite nel primo semestre del 2019, quando gli investigatori avevano accertato l’esistenza di illecite introduzioni all’interno della Casa Circondariale di Salerno di apparecchi cellulari e di sostanze stupefacenti che venivano commercializzati all’interno della stessa struttura carceraria.

Dalle indagini è emerso come Michele Cuomo, principale indagato e boss dell’organizzazione, in collaborazione con i suoi sodali aveva costituito all’interno della casa circondariale di Salerno «una piazza di spaccio» con l’introduzione di sostanze stupefacenti e cellulari dall’esterno.

Un sistema messo in piedi con l’aiuto di qualcuno presente all’interno della struttura. Secondo gli investigatori, infatti, è coinvolto anche un agente della polizia penitenziaria, in servizio ai reparti detentivi del carcere, il quale introduceva ingenti quantitativi di droga nella casa circondariale dietro compenso ricevuto dallo stesso Michele Cuomo, per il tramite di un suo collaboratore.

Nel contempo, l’inchiesta ha fatto emergere l'esistenza di un’altra associazione criminale operante nello stesso istituto capeggiata dal detenuto Luigi Albergatore.

Secondo gli inquirenti, durante la sua detenzione Michele Cuomo continuava a impartire direttive ai suoi collaboratori che avevano messo in piedi due diverse piazze di spaccio a Nocera inferiore.

La piazza di spaccio dentro il carcere

Non soltanto fuori, ma anche all’interno del carcere di Salerno c’erano delle vere e proprie piazze di spaccio con una propria organizzazione, in cui i vari detenuti svolgevano ruoli diversi. Alcuni soggetti detenevano la droga all’interno degli armadietti e gli intercapedini nelle celle, altri introducevano cellulari e sim card tramite parenti e amici che facevano visita ai detenuti. I pagamenti delle dosi di droga avvenivano tramite ricariche postepay ed erano fatte all’esterno della struttura. Chi non sottostava al volere dell’organizzazione subiva attacchi fisici e aggressioni con spedizioni punitive molto violente.

Gli inquirenti hanno constatato come si sia formato un vero e proprio mercato nero di telefoni cellulari, per cui bastava ordinare la marca e il modello per riceverlo dai visitatori. Anche qui il pagamento avveniva tramite postepay.

L’utilizzo dei cellulari avveniva attraverso sim intestate a soggetti irreperibili e quasi sempre extracomunitari, ed venivano utilizzati sia per conversazioni personali con parenti o familiari all’esterno del carcere e per impartire direttive ed ordini agli affiliati al clan.

Durante le indagini sono stati sequestrati un chilo di sostanze stupefacenti, più di trenta telefoni cellulari e circa venti sim card.

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