Ieri i nuovi contagi sono stati 37.809, in leggera crescita rispetto ai 34.5050 di ieri. Il numero di morti intanto continua a rimanere altissimo. Venerdì è stato registrato il decesso di 446 persone, significa che negli ultimi due giorni quasi 900 persone sono morte a causa del Covid-19. Ci sono 124 nuovi posti occupati nelle terapie intensive, il che porta il totale dei posti occupati dai pazienti Covid-19 a 2.515. Si tratta di una cifra pari al 30 per cento del totale dei positi di terapia disponibili in Italia, la soglia critica oltre la quale il sistema rischia di entrare in crisi (circa il 70 per cento delle terapie intensive sono infatti solitamente occupate da pazienti non Covid). 

Ieri è stato raggiunto un nuovo record di tamponi effettuati: 234mila. Allo stesso tempo continua a crescere il rapporto tra positivi e tamponi effettuati, che ieri era pari al 16,14 per cento, segno del crescente stress a cui è sottoposto il sistema di tracciamento e del probabile alto numero di casi che sfugge all’identificazione. A questo proposito, giovedì le autorità sanitarie di Milano, una delle città più colpite dalla seconda ondata, hanno annunciato che non avrebbero più eseguito tamponi ai contatti stretti dei positivi a causa dell’alto numero di casi.

Ci saranno nuove chiusure?

Ieri è stato il primo giorno in cui sono entrate in vigore le norme del nuovo Dpcm: coprifuoco su tutto il territorio nazionale, chiusura di ristoranti e bar nelle zone arancioni e divieto di circolazione in quelle rosse. Sempre ieri era atteso il report settimanale dell’Istituto superiore di sanità che avrebbe dovuto indicare la possibile estensione delle zone arancioni e rosse ad altre regioni. Ma la pubblicazione del rapporto è stata rimandata ad oggi.

Attualmente le zone arancioni sono Puglia e Sicilia, mentre le zone rosse sono Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Liguria e Veneto sono le due regioni che più probabilmente potrebbero essere spostate di zona dopo la pubblicazione del nuovo rapporto. Attualmente si trovano in zona gialla, ma rischiano di finire in zona arancione. Anche la Campania rischia di essere spostata in zona arancione. Il suo indice di rischio è valutato in “moderato”, ma in peggioramento. Ieri, le terapie intensive della regione erano occupata al 27 per cento, poco lontano dalla soglia di allarme.

Lo scontro governo-regioni

Negli ultimi giorni diversi presidenti di regione ed esponenti dell’opposizione hanno attaccato il Dpcm accusando il governo di non averli coinvolti nel processo decisionale e dicendo che le chiusure delle zone arancioni e rosse sono motivate da ragioni politiche. Ieri, il ministro della Salute Roberto Speranza è intervenuto alla Camera per rispondere alle accuse.

«I criteri di monitoraggio su 21 parametri sono stati condivisi con le regioni in due incontri, e da 24 settimane i parametri di riferimento vengono utilizzati senza che mai le Regioni abbiano portato obiezioni», ha detto Speranza. «Il documento da cui derivano le scelte di fondo poste alla base del Dpcm – ha aggiunto - è stato redatto da un gruppo di lavoro con Iss e la stessa Conferenza delle Regioni». 

Come ha ricostruito ieri da Domani, le regioni hanno infatti concordato con il governo la strategia e i criteri seguiti per le chiusure fino a questo momento. Inoltre, nell’organo che decide la situazione di rischio di una regione e quindi la sua collocazione nelle tre zone, siedono tre rappresentati scelti dalle regioni (uno scelto dalla Lombardia, uno dall’Umbria e uno dalla Campania).

Anche se le regioni sono coinvolte nel processo, i dati su cui vengono prese le decisioni (una serie di 21 indicatori) e il modo in cui vengono trattati, definito spesso un “algoritmo”, rimangono al momento secretati. Una possibile spiegazione di questa mancanza di trasparenza è la lentezza e imprecisione con cui le regioni trasmettono questi dati. In base all’ultimo rapporto dell'Iss, ben cinque regioni non hanno trasmesso dati a sufficienza da consentire una valutazione del loro livello di rischio. 

Scuole riaperte in Puglia

Ieri il tribunale amministrativo di Bari ha sospeso l’ordinanza della regione Puglia che, dalla scorsa settimana, aveva imposto la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado. Secondo il tribunale, l’ordinanza non è più giustificata ora che il nuovo Dpcm ha stabilito che le scuole elementari possono rimanere aperte anche nelle zone rosse. La Puglia al momento si trova nella zona arancione e potrebbe tenere aperte scuole dell’infanzia, elementari e medie. I presidenti di regione sono comunque autorizzati a prendere misure più restrittive di quelle decise a livello nazionale. Il presidente della regione Michele Emiliano ha detto di voler riaprire almeno le scuole elementari.

La situazione in Europa

Nel frattempo, secondo gli ultimi dati pubblicati dal European center for disease prevention and control, tutti gli stati europei, eccetto Norvegia e Finlandia e alcune regioni della Grecia, sono entrati nel pieno della seconda ondata. L’indice elaborato si basa sul numero di casi notificati nei 14 giorni precedenti e sulla percentuale dei tamponi positivi sul totale. Quasi tutto il continente è entrato nella fascia più alta, quella caratterizzata da più di 150 contagi ogni 100mila abitanti e un tasso di positività superiore al 4 per cento.

 

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