«Mi sembrava di avere il figlio malato. I compagni potevano andare al cinema, al luna park, lui doveva fare il tampone. Poi col nuovo green pass non poteva più fare niente. Ma questo dal punto di vista del bambino, per me l’unica cosa importante era metterlo in sicurezza». A parlare è un padre di un ragazzino di 13 anni che chiameremo Giovanni. Nell’ultimo mese e mezzo si è battuto perché il figlio potesse essere vaccinato, contro il parere della madre No-vax.

Lunedì il tribunale di Firenze ha infine attribuito «al solo padre il potere di decisione in ordine alla somministrazione del vaccino da Covid-19» e così il giorno dopo «senza dire niente a nessuno, l’ho preso e siamo andati assieme all’hub». Il ragazzo era favorevole alla vaccinazione? «È qui affianco a me, aveva solo paura dell’ago». Sorridono.

La madre invece «era molto contraria, perché lei non è vaccinata». Lei come l’ha presa? «Era molto nervosa, non so altro perché sinceramente non parliamo. Siamo stati un sacco di tempo dietro a questa cosa, dalla prima lettera, con la quale abbiamo tentato una conciliazione, fino alla sentenza del tribunale. È stata una procedura un po’ pesante ma ce l’abbiamo fatta», prosegue Giovanni.

«Ero preoccupato, e mi è costato non poco, anche perché ho levato dei soldi alla famiglia che potevo risparmiare, però volevo fare il vaccino a mio figlio e restituirgli per quanto possibile una vita normale. Perché nella società di oggi è pure brutto che un bambino venga “scartato” perché a differenza degli altri non può andare a mangiare una pizza. In classe sua sono quasi tutti vaccinati, mi sembrava di avere un figliolo non normale, nel senso buono».

E così, con la sentenza di Firenze – dopo Arezzo, Modena, Vercelli, Milano e Monza – è la sesta volta che in Italia un giudice autorizza la vaccinazione anti Covid di un minore nonostante l’opposizione di almeno un genitore.

Il caso zero

Il tema dei minorenni alle prese con padri e madri No-vax è esploso a luglio (e non è stato un caso, con le vacanze estive alle porte e numerosi adolescenti, non ancora protetti contro il virus, desiderosi di partire assieme agli amici già vaccinati). Tutto è iniziato con Matteo, un 17enne anche lui di Firenze, che si voleva vaccinare contro la volontà di entrambi i genitori («Il vaccino riguarda il mio corpo e credo che nessuno debba prendere decisioni al posto mio»). La sua vicenda si è risolta senza che ci sia stato bisogno di arrivare in tribunale attraverso una faticosissima conciliazione condotta dall’avvocato Gianni Baldini, presidente di Ami Toscana (Avvocati matrimonialisti italiani), che ha seguito anche il caso di Giovanni.

Ma da lì in poi si è aperta una piccola diga e il numero di casi simili è cresciuto esponenzialmente: la maggior parte si sono risolti in via stragiudiziale, cioè sono state sufficienti delle diffide, ma una parte invece è approdata nelle aule di giustizia.

In particolare la sentenza più rilevante finora è stata quella del tribunale di Arezzo, del settembre scorso, in cui il giudice ha addirittura attribuito valore al consenso dello stesso minore, che ha quindi potuto esprimere il proprio parere positivo alla vaccinazione alla commissione medica.

Anche in quella occasione il ricorso era stato presentato da un padre contro una madre No-vax, ma a essere stato autorizzato non è stato il genitore bensì direttamente il ragazzo. Quello di Giovanni è insomma solo l’ultimo caso. Ma finora si era sempre trattato di cosiddetti “grandi minori”, cioè ragazzi con più di 16 anni. Anche se la storia è stata più o meno sempre la stessa: famiglie con genitori separati, padri favorevoli alla vaccinazione anti Covid e madri contrarie.

Il punto nodale, comune a tutti, è che un minorenne non può nominare un difensore. Nel caso di Matteo (il quasi diciottenne del caso zero) e di altri due, «siamo riusciti comunque ad attivare il tribunale su indicazione dei ragazzi, tramite le loro scuole che ce li avevano segnalati», spiega l’avvocato Baldini. «Ci siamo anche assunti una responsabilità nel procedere in questo modo perché un under 18 non può dare mandato a un avvocato, tuttavia una scuola può valutare di segnalare il problema a un legale, il quale, scoprendo un conflitto di interesse tra genitori e minore, può rivolgersi all’autorità giudiziaria chiedendo la nomina di un curatore speciale».

La giurisprudenza

In questi mesi, Baldini ha dovuto cercare più volte di conciliare le posizioni di adolescenti che volevano vaccinarsi e adulti reticenti. «È stato quasi sempre molto difficile. Il tipico genitore No-vax ha un approccio fideistico nei confronti delle fake news e demonizzante nei confronti del vaccino, per cui non ragiona, parte da degli assiomi non dimostrati ma che lui ritiene dimostrati, quindi ad esempio per lui anche i giudici fanno parte del sistema e sono condizionati da forze oscure».

Tuttavia, i pareri già espressi finora fanno in qualche modo giurisprudenza e i ricorsi successivi potrebbero essere più semplici? «Anche se non siamo in un sistema di common law per cui non esiste “il vincolo del precedente” sono decisioni importanti».

In generale sembra infatti che i tribunali italiani siano tutti abbastanza allineati nel ritenere che i minori debbano essere vaccinati anche se contro il parere dei loro genitori e tendano a salvaguardare sopra ogni cosa la salute pubblica e quella dei ragazzi.

Per tornare a Giovanni, il suo percorso è iniziato quando si è rivolto all’avvocato Baldini, dopo averlo sentito dire in televisione che era possibile opporsi alla decisione di uno dei genitori di non sottoporre a inoculazione un bambino. «Io volevo mettere in sicurezza il mio ragazzo ma anche le persone vicine con patologie, perché i deboli, cioè i nonni, gli anziani, sono quelli che rischiano di più».

Il figlio più piccolo di Giovanni compirà cinque anni a febbraio, mentre quello di mezzo ne ha sette e anche per lui inizierà subito a muoversi: «Non è che abbia voglia di spendere dei soldi e del tempo per fare questo, chiedo solo che vengano vaccinati ma se la madre non vuole devo pensare alla loro salute, mi sento in dovere di farlo. Per me non ci sono alternative: o fai questo o fai questo, cioè non esporre a inutili rischi i tuoi figli, non ho altre soluzioni».

Giovanni ci tiene a rendere pubblica la sua storia «perché altri genitori con lo stesso problema sappiano che si può prendere questa strada».

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