Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parla dell’avvento di una nuova normalità, ma per ora i dati disponibili descrivono la stessa vecchia vita, dove i bambini di provincia hanno meno servizi di quelli delle grandi città. Emerge dal report “Le mappe della povertà educativa nel Lazio” dell’Osservatorio #conibambini sulla povertà educativa, promosso da Con i Bambini e Openpolis. Il documento approfondisce quattro temi: offerta di asili nido, raggiungibilità delle scuole, transizione digitale, e abbandono scolastico.

Di fronte alla conferma di problemi evidenti da sempre, con le province di Viterbo e Frosinone complessivamente più vulnerabili, bisogna tenere gli occhi bene aperti: grandi città come Civitavecchia sono quasi sprovviste di nidi, ma ci sono anche esempi positivi inaspettati, come Carpineto Romano, comune delle aree interne con meno di 5.000 abitanti, che garantisce la rete ultraveloce al 75 per cento dei suoi cittadini. Un servizio fondamentale in tempi di Dad.

Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini, invita a non semplificare: «Le mappe dell’Osservatorio ci fanno “vedere” la complessità della povertà educativa, con opportunità differenziate anche nella stessa area geografica, nella stessa città, nel medesimo quartiere: dai servizi per l’infanzia all’offerta formativa e culturale, ai divari digitali» una cosa che si compone di più elementi: «Non vale solo per il Lazio e non dipende solo dal contesto socio-economico delle famiglie»

In base ai dati più recenti relativi al 2020, nella regione vivono 913.150 i bambini e i ragazzi di età compresa tra 0 e 17 anni. «Una fascia di popolazione – si legge – che in questo particolare periodo storico sta vivendo tante sfide, specialmente dal punto di vista educativo e sociale».

Gli asili

Secondo i dati 2018, il Lazio offre complessivamente 42.904 posti in oltre 13mila strutture tra asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia. Cioè un posto per il 30,7 per cento dei bambini tra 0 e 2 anni di età residenti nella regione. Una quota, si legge, che porta il Lazio a meno di tre punti di distanza dall’obiettivo Ue sui servizi prima infanzia. Una buona percentuale che si rispecchia anche su base nazionale, il Lazio infatti è all’ottavo posto tra le regioni italiane per offerta, con una media superiore a quella nazionale di circa 6 punti (24,9 per cento).

Al dato assoluto però si affianca quello delle disuguaglianze. Mentre spicca il primato positivo di Roma – che riesce a garantire un posto al 34,9 per cento dei bambini nella città metropolitana - si scopre che il 40 per cento dei comuni della provincia non ha nemmeno un nido. Risultati negativi anche di grandi città: Civitavecchia (14,9 posti per 100 bimbi), Tivoli (14) e Anzio (12,3).

La disparità si vede anche tra province: Frosinone, quella messa peggio, ha solo 14,8 posti ogni 100 bambini. In piccolo replica quello che succede nella capitale: il comune di Frosinone – dunque il capoluogo - offre un posto in asili nido al 32,7 per cento dei residenti 0-2, raggiungendo praticamente l'obiettivo Ue e raddoppiando la copertura media della provincia (14,8 per cento). Ma negli altri comuni si trovano livelli di copertura bassi o del tutto assenti. Carenza del servizio si risconta ancora una volta nei comuni periferici: solo 1 su 9 è dotato di una struttura. Quello messo peggio è Piglio, che con un asilo nido privato offre 14,1 posti ogni 100 residenti 0-2.

I mezzi di trasporto

La classifica cambia nei trasporti, e Roma diventa peggio della media. Al primo posto Rieti, dove è possibile raggiungere quasi tutte le scuole (95,1 per cento) utilizzando un mezzo pubblico. Seguono Latina e Frosinone, entrambe con quote superiori al 90 per cento. Al di sotto di tale percentuale invece, la città metropolitana di Roma (83,1 per cento), è appunto al di sotto della media regionale (84,5 per cento).

Viterbo tuttavia chiude la classifica con solo il 57,1 per cento di scuole raggiungibili. Una quota notevolmente inferiore rispetto a quelle delle altre province e che dista di quasi 40 punti da Rieti.

Il primato di Rieti cambia comunque prospettiva se si pensa che sono ben 19 su 73 (26 per cento) i comuni dove non ci sono edifici scolastici. I buoni trasporti sopperiscono a una mancanza.

Connessione e dad

Se da una parte il Lazio vanta una connessione internet della popolazione quasi totale, il discorso cambia sulla velocità della rete, che, ricorda il report, è necessaria per garantire una buona efficacia della didattica a distanza. Tra le province del Lazio, ancora una volta la provincia di Roma ha il miglior risultato: il 58,2 per cento delle famiglie ha accesso a una rete fissa a 100 Mbps. Oltre al buon risultato “personale” della capitale (73 per cento) spicca come già detto Carpineto Romano (75 per cento delle famiglie raggiunte).

Tuttavia, approfondendo l'analisi a livello comunale, emerge l'ampio divario tra il capoluogo e il resto del territorio, con il 48,8 per cento dei comuni dove la connessione ultraveloce non raggiunge nessuna famiglia, anche comuni popolosi come Veroli (7 per cento), Cervaro (2 per cento) e Villa Santa Lucia (3 per cento) sono in difficoltà.

Via via sempre peggio nelle altre province. A Frosinone solo il 9,8 per cento delle famiglie è potenzialmente raggiunto da una connessione ultraveloce.

Abbandono scolastico

Nel 2019 in Italia il 13,5 per cento dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni è uscito dal proprio percorso educativo prima di conseguire il diploma.

Con il 15,7 per cento e il 13,4 per cento di giovani usciti dalla scuola prima del tempo, le province di Frosinone e Rieti sono ai primi posti per abbandoni nel Lazio, di fatto una quota superiore alla media italiana. Ancora è presto per dire se questo trend dopo il Covid-19 si manterrà o cambierà, i dati però vanno soppesati in vista degli interventi, tenendo presente che anche in provincia si può fare meglio di quanto ci si possa aspettare: fermo restando che comune per comune il quadro cambia, la provincia di Viterbo risulta, ai dati 2018, la meno colpita dall'abbandono scolastico (7,7 per cento), ancora meno di Roma (con una quota del 10,7 per cento).

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