Vengono definiti “minori non accompagnati”, bambini e ragazzi che arrivano sulle coste italiane da migranti, senza le loro famiglie. Nei primi tre mesi e mezzo del 2021, per l’esattezza fino al 16 aprile, sono giunti sulle nostre coste più di 8.520 migranti e rifugiati, di cui 1196, il 14 per cento, erano minori arrivati in Italia da soli.

Sono i dati del ministero dell’Interno, che comunicano Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, e Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per i bambini. Da dicembre 2020 hanno lavorato insieme per dare risposta immediata ai bisogni essenziali di bambini e adolescenti, delle loro famiglie e delle donne sole in arrivo e in transito.

 «Ogni minore dovrebbe avere diritto alla protezione e a vivere le sfide tipiche della sua età – dice Anna Riatti, Coordinatrice della risposta in Italia per l’Ufficio Regionale Unicef per l’Europa e l’Asia centrale – . Ragazze e ragazzi rifugiati e migranti vivono invece soli una triplice transizione: dal paese d’origine al paese d’arrivo, il superamento del trauma, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta». Un situazione di fragilità che li espone a problemi ancora più gravi: «Violenza e sfruttamento, in particolare per le ragazze. Abbiamo il dovere di supportare i minori rifugiati e migranti e di offrire soluzioni sicure, soprattutto in questo periodo di pandemia».

Dalla distribuzione di kit per l’igiene personale al soccorso psicologico, alle informazioni sui loro diritti, Unicef e Save The Children partono dai servizi tangibili, ma si occupano anche di valutare le potenziali vulnerabilità e problemi di protezione specifici, tra cui quelli connessi alla violenza di genere.  

Gianfranco Ferraro per Save the Children
Gianfranco Ferraro per Save the Children
Gianfranco Ferraro per Save the Children

Nord e Sud

Lampedusa a sud, l’eterno scenario di “Fuocoammare”, il documentario del regista Gianfranco Rosi, e Ventimiglia al confine ligure a nord, rappresentano le due frontiere opposte del sistema di accoglienza e protezione per minorenni.

Lampedusa è al centro delle operazioni di soccorso e salvataggio nel Mediterraneo Centrale. Ciclicamente, spiegano le associazioni, l’hotspot ospita molte più persone di quante la struttura sia capace di accogliere e le procedure di prevenzione del contagio da Covid-19 hanno reso ancora più complessa la capacità di poter identificare i soggetti più vulnerabili e bisognosi di attenzione specifica. Di fatto, non sempre sono garantiti spazi dedicati a minori soli, famiglie con bambini e donne.

Allo stesso modo a Ventimiglia la situazione appare ancora drammatica. Secondo i dati raccolti dal team di Save the Children attivo sul posto, circa 200 minorenni soli hanno oltrepassato la frontiera nel 2020. Tentano di raggiungere i paesi del Nord Europa, spesso per ricongiungersi con i propri familiari, senza la possibilità di un pasto caldo o di un tetto sopra la testa, senza assistenza sanitaria, esposti al rischio di sfruttamento e violenza. Dopo la chiusura del Campo Roja a luglio 2020 a Ventimiglia, si sono ulteriormente ridotti fino a quasi scomparire i servizi di assistenza e accoglienza per bambini, adolescenti e famiglie. Unicef e Save the Children registrano ancora respingimenti di minori non accompagnati alla frontiera tra Italia e Francia.

Gianfranco Ferraro per Save the Children
Gianfranco Ferraro per Save the Children
Gianfranco Ferraro per Save the Children

I numeri

Tra dicembre e marzo a Ventimiglia sono stati assistiti 72 nuclei familiari con 116 bambini a carico e raggiunti oltre 169 minori non accompagnati, tra cui 6 ragazze, a Lampedusa 59 famiglie con 130 bambini, di cui 52 bambine, 181 donne e 404 minori stranieri non accompagnati, di cui almeno 33 ragazze. Le giovani sono esposte a rischi specifici, anche perché, spiegano, non sempre sono identificate come minori da parte delle autorità predisposte. Si aggregano a famiglie o accompagnatori adulti e molte non dichiarano la loro minore età, a volte anche perché obbligate, o vittime di tratta.

Dopo i primi quattro mesi di attività, Unicef e Save the Children hanno rinnovato la collaborazione congiunta fino a dicembre 2021. Tra gli interventi portati avanti nell’ambito del programma uno spazio per ragazze, lo Youth Corner, realizzato nel “Child Friendly Space”, ovvero un’area per bambini nata per offrire ascolto e protezione a minori soli e famiglie. Ai minori si rivolge anche l’Helpline Minori Migranti di Save the Children, un numero verde multilingue di consulenza, e di informativa tramite la piattaforma on-line U-Report on the Move di Unicef.

Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-UE di Save the Children chiede che ci sia un interesse istituzionale: «Il nostro paese e l’Europa tutta devono garantire ai bambini, alle bambine e agli adolescenti una rete di accoglienza e di protezione adeguata e rispettosa dei loro diritti fondamentali», soprattutto adesso: «In questo difficile tempo di emergenza sanitaria è ancor più indispensabile rafforzare la rete di collaborazione tra istituzioni e organizzazioni della società civile per raggiungere questo obiettivo». La mancanza di canali legali interni all’Unione Europea contribuisce a peggiorare gli attraversamenti irregolari alle frontiere, ma, soprattutto espone le persone che si spostano, adulti e bambini, ai pericoli di chi viaggia senza identità, inclusi gli abusi da parte dei trafficanti.

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