Dal Sim del Duce alle stragi nere. Cent’anni di deviazioni e segreti

Nello spazio di tempo che separa l’80esimo anniversario della Liberazione dello scorso 25 aprile e quello della Repubblica del prossimo 2 giugno è caduto il centenario della fondazione del Sim (Servizio informazioni militari), incastonato tra le nostre due date fondative come una cuspide incaricata di ricordare il carattere «difficile» della democrazia in Italia. Così, se nelle cerimonie ufficiali (accompagnate da pagine web governative, brochure, francobolli e monete celebrative) non si trova traccia né dell’azione del Sim durante il ventennio fascista né del suo operato nei passaggi tragici della vicenda repubblicana (dallo stragismo ai tentativi di colpo di Stato), è la storia, come sempre, a riconsegnare un orizzonte di senso ai fatti del passato. Anche i servizi segreti sono a caccia della borsa del giudice Il Sim fascista e impunito Creato con un regio decreto il 15 ottobre 1925, il servizio segreto assunse pienezza di forma e capacità operativa all’alba del 1934 quando, per volontà di Mussolini, fu affidato al suo vero fondatore: il generale Mario Roatta. Sotto la sua guida il Sim divenne il braccio repressivo del regime colpendo gli antifascisti in Italia e all’estero in un crescendo di azioni delittuose culminate nell’assassinio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli in Francia. Sul piano internazionale, il Sim fu implicato in azioni terroristiche quali: il duplice omicidio (compiuto a Parigi dagli ustascia croati addestrati in Italia) del re di Jugoslavia Alessandro I e del ministro degli esteri francese Louis Barthou; gli affondamenti delle navi della Repubblica di Spagna durante la guerra civile (Roatta guidò il Corpo truppe italiane al fianco di Francisco Franco); la stipula di un sempre più stretto vincolo con i servizi segreti nazisti di Wilhem Canaris. Dopo aver affiancato il fascismo nel disastro della Seconda guerra mondiale, il destino del Sim seguì le orme del suo capo, ovvero sfuggì a qualsiasi sanzione. Il 12 marzo 1945 i membri del gruppo roattiano furono processati e condannati dall’Alta corte di giustizia per i crimini compiuti a servizio della dittatura, ma tutti videro le proprie sanzioni annullate tra il 1948 e il 1949. Roatta, nel frattempo, era scappato (4 marzo 1945) dall’ospedale militare Virgilio di Roma dove era detenuto in attesa della sentenza per l’omicidio dei fratelli Rosselli. Sulla sua testa pendeva una richiesta di estradizione da parte della Jugoslavia (dove aveva comandato la II Armata durante l’invasione italiana del 1941-43), e il suo era il primo nome presente nella lista stilata dalle Nazioni Unite che comprendeva migliaia di militari del regio esercito da processare in una mai celebrata «Norimberga italiana». Del Sim fascista era stato ufficiale di alto livello il colonnello Ugo Luca che, inviato dal ministro Mario Scelba nel 1949 in Sicilia alla guida del Comando forze repressione del banditismo, sarà il regista dell’operazione che porterà Gaspare Pisciotta (diventato stretto confidente di Luca) a uccidere il suo ex capo Salvatore Giuliano nel quadro della vicenda della strage di lavoratori a Portella della Ginestra del 1º maggio 1947. “La ragazza di Gladio”, trame nere e stragi che hanno insanguinato l’Italia Dal Duce a Gladio Nel Dopoguerra molti agenti del Sim fascista giungeranno a livelli di comando di sempre maggiore responsabilità. Il colonnello Giuseppe Pièche diverrà braccio destro di Scelba e sarà coinvolto come imputato (poi assolto) nel processo per il tentato golpe Borghese del 7-8 dicembre 1970. Finita la guerra calda e iniziata la Guerra fredda, gli anglo-americani consentirono all’Italia la riattivazione di un proprio servizio segreto solo dopo le decisive elezioni politiche del 18 aprile 1948, quelle della vittoria del blocco conservatore-atlan-tico a guida Dc contro il Fronte popolare social-comunista. Il 30 marzo 1949, senza nessuna discussione parlamentare, la circolare del ministro della Difesa Randolfo Pacciardi istituiva il Servizio informazioni forze armate (Sifar) «lasciando cadere – ha ricordato Giuseppe De Lutiis – un’occasione storica per istituire un servizio aderente ai principi della nuova Carta costituzionale». Sarà proprio il Sifar a siglare l’accordo con la Cia statunitense per la costituzione di Gladio in Italia nel 1956 e a farsi carico del Piano Demagnetize del 1952 organizzato in Francia e nel nostro Paese contro i due partiti comunisti più grandi dell’Europa occidentale. Tuttavia, anche il Sifar era destinato a essere investito da clamorosi illeciti che avrebbero obbligato il governo a un nuovo riordino e al cambio di nome. Piano Solo A partire dal giugno del 1966, il servizio segreto militare e il suo ex capo, il generale Giovanni De Lorenzo, furono travolti prima dallo scandalo delle schedature illegali contro alti esponenti politici e istituzionali della Repubblica e poi dall’inchiesta giornalistica del maggio 1967 di Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi de L’Espresso sul «golpe De Lorenzo» o «Piano Solo» (perché realizzato solo dai carabinieri), ovvero sulla preparazione dell’arresto e del trasferimento nella base Gladio di Capo Marrargiu in Sardegna di 731 personalità politiche, parlamentari, pubbliche, della Resistenza e della cultura (quasi tutti comunisti e socialisti) nell’estate del 1964 quando, sette mesi dopo la nascita del primo governo di centro-sinistra (Dc-Psi) della storia della Repubblica, nei palazzi del potere si udì – scrisse Pietro Nenni – «il tintinnar di sciabole» dei militari sulla democrazia italiana. I settantadue omissis imposti dal comandante dell’Arma dei carabinieri Carlo Ciglieri alla prima inchiesta (il “rapporto Manes”) sul Piano Solo, l’apposizione del «segreto di Stato» e la censura operata dallo stesso Ciglieri e dall’ammiraglio Eugenio Henke (nel frattempo asceso alla guida del Sifar) sull’indagine del generale Aldo Beolchini voluta dal ministro della Difesa, la morte improvvisa e violenta (suicidi, infarti e incidenti d’auto) di alti vertici delle Forze armate poco prima di testimoniare davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare («Mi colpì molto», commentò Giulio Andreotti) non riuscirono a impedire la rimozione di De Lorenzo dalla carica di capo di Stato maggiore dell’Esercito e la riorganizzazione del servizio militare con altra sigla: nasceva il Servizio informazioni difesa (Sid), ma prima di lui entrava nel vocabolario pubblico la formula dei «servizi segreti deviati» destinata a coprire tutti i decenni della storia nazionale del Dopoguerra. Deviazioni Come ricordò il dirigente comunista Pietro Secchia, «Quando lessi che si parlava di deviazioni mi sovvenne di avere letto a proposito del Sim la stessa formula, e fu precisamente al processo Roatta». Commentò sconsolato un padre costituente come Ferruccio Parri: «Tutta la storia del Sifar dimostra come i segreti di Stato servano di copertura a intrighi personali e politici. E la ragion di Stato diventa difesa di un governo, difesa di un potere politico». Tuttavia anche il Sid sarebbe stato destinato a un rapido decadimento legato al peso delle complicità e delle protezioni offerte dagli uomini dell’intelligence ai neofascisti autori delle stragi che dal 12 dicembre 1969 avrebbero seminato per oltre un decennio morte tra i civili. Era la «strategia della tensione». (1-continua) Giambruno, servizi e vitalizi: così il capo della polizia Pisani è rimasto isolato