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Djokovic ha mandato in cortocircuito il sistema anti Covid dell’Australia

Novak Djokovic of Serbia celebrates his win over Hubert Hurkacz of Poland, during their semifinal match at the Paris Masters tennis tournament at the Accor Arena, in Paris, France, Saturday, Nov. 6, 2021.//04SAIDICHRISTOPHE_SIPA.1744/2111061801/Credit:CHRISTOPHE SAIDI/SIPA/2111061805
Novak Djokovic of Serbia celebrates his win over Hubert Hurkacz of Poland, during their semifinal match at the Paris Masters tennis tournament at the Accor Arena, in Paris, France, Saturday, Nov. 6, 2021.//04SAIDICHRISTOPHE_SIPA.1744/2111061801/Credit:CHRISTOPHE SAIDI/SIPA/2111061805
  • Contro ogni previsione il tennista Novak Djokovic è libero e l’Australia, il paese che è stato faro della disciplina militaresca contro il Covid, ha mostrato in queste ore il suo ventre molle.
  • È bastato un giocatore di tennis – anche se il più forte del mondo – per mandare in cortocircuito la cosiddetta macchina perfetta del controllo delle frontiere, dei contagi e dei tracciamenti ad personam di cui gli australiani andavano così fieri.
  • I legali del tennista hanno insistito sulla regolarità delle procedure di ingresso presentate dal loro assistito. Per il giudice Anthony Kelly Djokovic «non avrebbe potuto fare di più» per mettersi in pari con la normativa e l’ordinanza ha stabilito che è stato effettivamente trattato in maniera scorretta al suo arrivo.

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