Nel giorno in cui la Camera ha iniziato l’esame del dl sicurezza, sul quale il governo Meloni dovrebbe porre la questione di fiducia al termine della discussione generale, la rete “No al dl sicurezza – A pieno regime” ha organizzato una protesta a Roma, in piazza Barberini, contro un testo definito «repressivo e liberticida».

Non sono mancate tensioni tra manifestanti, qualche centinaio, e polizia: su via del Tritone alcuni partecipanti al corteo hanno tentato di sfondare per due volte il cordone di polizia, venendo respinti dalle forze di polizia. Durante gli scontri che ne sono seguiti è rimasto ferito Luca Blasi, assessore al III Municipio di Roma con delega in materia di Politiche Culturali e Diritto all'Abitare e portavoce della rete nazionale "No Dl Sicurezza”, che ha riportato un grosso bernoccolo sulla tempia destra e una ferita all'orecchio, causata da uno strappo subito all'orecchino. Blasi sostiene di essere rimasto contuso mentre tentava di calmare gli animi tra forze dell'ordine e manifestanti, e di essere stato circondato da 3 agenti che lo avrebbero colpito.

I manifestanti sono stati contenuti con gli scudi e sono arretrati, annunciando però altri tentativi di sfondamento. Poi hanno dismesso i caschi protettivi e riposto lo striscione rinforzato, lasciando l'area di Piazza Barberini per unirsi alla coda della manifestazione in zona Università La Sapienza. La situazione in via del Tritone, dove per due volte si sono verificati scontri con le forze dell'ordine, è tornata sotto controllo.

Il corteo prosegue tra bandiere, cartelli e striscioni: «Il ddl sicurezza arresta pure te, fermiamoli», «No dl sicurezza, la democrazia non si piega», si legge.

Di fronte ai manifestanti è stato posizionato un furgone con una cassa dalla quale si alternano musica e interventi degli organizzatori. «Vogliamo arrivare davanti al parlamento dove si sta consumando un attacco - ha gridato una manifestante al microfono -. Questo governo trasforma la paura in legge. Questo decreto è un patto autoritario contro chiunque non abbassa la testa, è un attacco al cuore della democrazia, che punisce chi manifesta e chi chiede giustizia sociale, diritti e dignità. Ma noi non abbiamo paura, difendiamo la democrazia in strada e chiediamo alle forze di opposizione di fare lo stesso in Aula».

Oltre a esprimere contrarietà al provvedimento, i manifestanti hanno annunciato la prossima protesta che si terrà sabato il 31 maggio, sempre a Roma e sempre contro il decreto sicurezza. «Siamo tutte antifasciste», gridano in coro i dimostranti.

In piazza è presente, tra gli altri, anche il deputato del Partito Democratico, Matteo Orfini. 

L’esame in aula

Prima dell'inizio della discussione alla Camera, i gruppi di opposizione sono intervenuti per stigmatizzare la procedura seguita in Commissione, dove giovedì è stata imposta una doppia tagliola, sia sugli emendamenti che sulle dichiarazioni di voto. È la prima volta che un decreto in prima lettura non viene modificato da alcun emendamento.

Simona Bonafè, capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali, ha affermato che «in Commissione non c'è stata possibilità di esaminare il decreto», visto che è stata imposta la tagliola, che ha impedito la discussione di oltre la metà delle proposte di modifica che «erano di merito e non ostruzionistici».

Filippo Zaratti, di Avs, oltre a stigmatizzare la doppia tagliola, che ha condotto «a un iter assolutamente anomalo», ha criticato il silenzio di maggioranza e opposizione in Commissione. «La discussione ha rasentato il surreale, la discussione non c'è mai stata. Ci sono stati gli interventi delle opposizioni per spiegare gli emendamenti, ma mai una interlocuzione con esponenti della maggioranza e del governo. Un muro di silenzio. È vero che c'è il diritto al tacere, ma su un decreto così controverso, una posizione rigida e silenziosa è censurabile».

La premier, Giorgia Meloni, è intervenuta in mattinata su X con un post in cui difende l’adozione del testo, focalizzandosi sul fatto che «in Italia sono già stati eseguiti i primi sgomberi immediati di immobili occupati abusivamente».

Slitta al 10 ottobre l'udienza su legittimità costituzionale del decreto

Intanto, slitta al 10 ottobre l'udienza in cui la giudice del tribunale di Milano Ilaria Simi De Burgis dovrà decidere se sollevare la questione di legittimità costituzionale sul nuovo dl sicurezza. Nel caso di due giovani arrestati per resistenza a pubblico ufficiale con la nuova aggravante prevista dal decreto, gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini sostengono che il decreto «è stato introdotto senza i presupposti di necessità e urgenza, per ragioni di tempistica parlamentare e non per ragioni fattuali di straordinaria necessità e urgenza».

La giudice ha deciso di attendere l'esito della procedura di conversione in Parlamento per capire come sarà configurato il nuovo testo della legge prima di decidere se inviare o meno gli atti alla Corte costituzionale.

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