Aperte da pochi giorni, tante scuole richiuderanno presto. Già in settimana, per essere precisi, per permettere l’installazione dei seggi elettorali per regionali e referendum, anche se, il ministero dell’Interno promette di risolvere questo problema, almeno a lungo termine, con un tavolo di lavoro. La chiusura ufficiale è prevista da venerdì 18 a martedì 22: si tornerà in classe il mercoledì, dopo la fine delle votazioni e la sanificazione necessaria. Sono quindi almeno quattro giorni di chiusura dopo solo quattro di lezione.

In alcuni casi i ragazzi saranno fermi anche più tempo, considerato che per il 24 e il 25 i sindacati Unicobas, Usb per il settore educativo da zero a sei anni, Cobas Sardegna e Cub scuola hanno indetto due giorni di agitazione per chiedere, tra le altre cose, la stabilizzazione di insegnanti e collaboratori e un piano a lungo termine per migliorare lo stato dell’edilizia scolastica. Per il 26, invece, è in programma la manifestazione del Comitato “Priorità alla scuola”, sposata anche da altre sigle di settore. 

E poi, il 4 ottobre ci saranno gli eventuali ballottaggi delle amministrative nei comuni con più di 15mila abitanti, un altro stop. Una serie di appuntamenti che porta a situazioni come quella di Arezzo, dove il comitato “Giù le mani dalle mense” ha mandato una lettera al sindaco per chiedere la ricerca in extremis di una sistemazione alternativa, o come quella di Pontedera, dove oltre alla chiusura per elezioni i bambini questa settimana sono dovuti usciti prima per non incrociare il Giro della Toscana che faceva tappa in città. 

In Campania, invece, si sono già portati avanti per tener chiusa la scuola anche oltre la data di riapertura fissata dal presidente della regione Vincenzo De Luca, che insieme ad alcuni dei suoi omologhi ha deciso di posticipare al 24 settembre la ripresa delle lezioni. A Boscoreale infatti il sindaco Antonio Diplomatico ha firmato un’ordinanza che tiene chiusi i plessi dal 24 al 27 «per consentire le operazioni di disinfezione in condizioni di sicurezza e nel rispetto delle norme igieniche vigenti».

Anche in Sicilia l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagella ha autorizzato lo slittamento della riapertura di tutti gli istituti che ospitano i seggi. 

Eppure, la data di questa tornata elettorale era nota da tempo e gli alunni vengono da molti mesi di chiusura totale nel periodo del lockdown, con conseguenze talmente importanti sui ragazzi da portare il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus a indicare una nuova sospensione delle lezioni come «ultima spiaggia». In questo contesto, riaprire solo per quattro giorni e poi riprendere dopo le lezioni con tanti ostacoli in vista sembra un paradosso. 

In realtà, il ministero dell’Interno, responsabile dell’organizzazione dei seggi, aveva chiesto a giugno all’Associazione nazionale comuni italiani di trovare una soluzione alternativa. Una possibilità che si è concretizzata solo per 1.453 sezioni su 61.556, di cui tra l’altro nessuna appartenente ai grandi capoluoghi di regione. I sindaci più zelanti sono quelli che operano nel perimetro della prefettura di Padova, dove si sono trovate alternative per 36 sezioni, ma per tante altre zone d’Italia non è stato spostato nemmeno un seggio. 

Dal Viminale però promettono che un tavolo di lavoro nell’ambito della conferenza stato-città riuscirà a trovare una soluzione a lungo termine, che permetta in futuro di fare a meno delle aule scolastiche per la collocazione ai seggi. Il traguardo è fissato già per le amministrative della primavera del 2021.  

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