Ben oltre il 15 per cento del 2001, sul sistema di finanziamento del partito utilizzato dalla Lega, ora iniziano a levarsi voci che raccontano di richieste anche maggiori e anche della domanda di versare non più sui conti del partito. «Quando ero in consiglio nazionale della Lega Nord Toscana ai candidati veniva chiesto il 25 per cento del netto, il 33 per cento del netto ai nominati di partecipate e altre società», racconta Maurizio Montigiani, che nel consiglio nazionale cioè regionale della Toscana è stato dagli anni Novanta e fino al 2017 quando è stato espulso dal partito.

Montigiani, dunque, conferma in parte i documenti pubblicati dal Fatto Quotidiano secondo cui la Lega agli inizi degli Anni Duemila chiedeva il 15 per cento ai nominati nei consigli di amministrazioni e oltre che agli eletti, ma aggiorna e più che raddoppia le cifre. Infine, spiega che fu accarezzata anche l’idea di versare i contributi direttamente alla associazione Più Voci fondata da Giuglio Centemero, il tesoriere della Lega sotto inchiesta per finanziamento illecito, e dai commercialisti del partito finiti agli arresti su richiesta della procura di Milano per una distrazione di fondi pubblici. Secondo i documenti dell’associazione attualmente consultabili ad oggi risulta un solo versamento di un assessore regionale della Lombardia tramite la sua azienda. Dal racconto di Montigiani emergerebbero i dubbi che aveva sollevato l’idea di utilizzare la Più Voci.

Chi faceva le richieste dei contributi?

«Il consiglio nazionale della Toscana si faceva tramite della volontà del consiglio federale presieduto da Matteo Salvini. Prima questa roba non succedeva, se ne occupava Giancarlo Giorgetti, andava lui a parlare coi nominati in Lombardia, era un altro livello. Qui, coi dilettanti, per bocca del segretario commissario Manuel Vescovi non faceva altro che fare la cinghia di trasmissione della volontà di Salvini: quello che il consiglio federale voleva imporre».

Quindi cosa chiedevano?

«C’era la regola ferrea di far pagare il 25 per cento da parte dei candidati eletti e il 33 per cento da parte dei nominati. Perché i candidati un po’ del suo ce lo mette, se sei nominato vai a fare quello anche se non hai nessun curriculum e nessun merito».

Contributi volontari?

«Il grande cruccio del segretario era di non poter far firmare davanti a un notaio l’impegno a devolvere i fondi o mettere una scrittura privata in cassaforte. In Toscana avevamo pochi eletti e quelli eletti nel 2010 avevano anche cambiato casacca».

Lei dice che a un certo punto venne chiesto di girare questi soldi all’associazione Più Voci, quella di Centemero. Ci può spiegare meglio. 

«La richiesta era che i contributi volontari dei consiglieri eletti nel 2015, nel 2016 fossero girati sul conto della Lega Nord. Poi venne chiesto di chiudere quei conti per girarli tutti su Più Voci e quindi anche i contributi dovevano essere girati lì. E lì anche gli eletti iniziavano ad avere dei dubbi. Se faccio un bonifico tutti i mesi, se lo verso alla Lega Nord posso detrarlo delle tasse. Ma questa associazione è in grado di darmi una ricevuta? Rientra nelle caratteristiche delle onlus e quindi è riconosciuta nel registro ufficiale? Da una obiezione fiscale poi nasceva una obiezione di fondo, questi chi sono? Questo succedeva nel 2016, poi non so cosa è successo dopo».

Quindi viene chiesto di girare i contributi su Più Voci dopo che chiudono i conti della “Lega Nord”?

«Veniva chiesto ai cinque consiglieri regionali, il sesto sarebbe stato Borghi, ma tutti dicevano Borghi paga al federale, di girare i soldi all’associazione Più Voci. Era un controsenso perché il congresso aveva dato autonomia alle leghe regionali creando diverse partite Iva, ma si girava tutto verso la Lega Salvini premier». 

L’ex segretario Manuel Vescovi, oggi senatore, l’uomo che secondo Montigiani avrebbe fatto le richieste, conferma che ci sono sempre state donazioni, ma sottolinea che sono contributi volontari «perché comunque un partito costa», sui contributi dei nominati nei cda «non ricorda». Ma aggiunge che della PiùVoci non si è mai parlato. «La sto conoscendo adesso come associazione, all’epoca non sapevo cosa è». 

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