Massimiliano Fazzari è un collaboratore di giustizia dal 2015, principale teste d’accusa nel processo contro il clan Casamonica che ha avuto origine dall’inchiesta ribattezzata Gramigna, che ha portato in carcere i capi del clan che avevano il controllo di Porta Furba, nel quartiere Tuscolano di Roma. 

Il pentito 

Fazzari è in località protetta in un alloggio messo a disposizione dallo stato, la sua incolumità è garantita dal servizio centrale di protezione che dipende dal ministero dell’Interno. A quanto racconta a Domani, però, a seguito di un fermo da parte dei carabinieri e un problema riscontrato sulla patente di guida, la sua identità di copertura sarebbe stata svelata. 

Il dato sarebbe emerso da una verifica effettuata dall’avvocato in tribunale dove il procedimento è stato iscritto con il nome di Massimiliano Fazzari, al quale è stato associato quello di copertura specificando che sono la stessa persona e, nei fatti, svelando la reale identità. Il  procedimento è scattato per una violazione del codice della strada.  

I problemi sono iniziati all’arrivo nell’appartamento messo a disposizione dallo stato. Dopo i primi giorni di permanenza nell’alloggio, sul cellulare del collaboratore è arrivata una telefonata dalla ditta che avrebbe dovuto riparare il citofono. In quell’occasione riferivano che sapevano di parlare con un’utenza del ministero dell’Interno, un dato che ha indotto il collaboratore a evitare ogni tipo di riparazione. 

L’appartamento sarebbe riconoscibile perché, durante la lettura dei contatori delle utenze, sul portone hanno messo  un foglio con la scritta “ministero dell’Interno” con il riferimento al numero dell’alloggio dove vive il collaboratore.

I condomini sono a conoscenza della presenza nel palazzo di pentiti e la situazione ha portato anche alla previsione di un trasferimento che è stato annunciato nello scorso ottobre, ma che non è ancora avvenuto. 

Nei giorni scorsi era pronto il trasloco, ma poco prima è stato comunicato a Fazzari che il cambio di destinazione sarebbe avvenuto con i documenti originari e non con quelli nuovi di copertura, perché per ottenerli c’è bisogno di aspettare almeno quattro, cinque mesi. E così è saltato il trasferimento e attualmente Fazzari si trova nella stessa località segreta. 

A questo si aggiunge la perdita del posto di lavoro per l’impossibilità di avere un contratto a tempo indeterminato e altri problemi legati alle condizioni strutturali dell’alloggio. Fatti che il collaboratore ha segnalato al servizio centrale a inizio marzo. 

Le accuse ai Casamonica

Fazzari, cresciuto in una famiglia di ’ndrangheta, è diventato interno a uno dei cerchi criminali dei Casamonica, quello di Porta Furba. Il suo pentimento ha fatto crollare il silenzio che circondava il più potente clan autoctono del Lazio. 

«Un gruppo di romani davanti ai Casamonica non sono nessuno, anche se sparano, perché quelli sono tanti, sono tanti. Nessuno va a fare una guerra coi Casamonica, perché lo sanno che vanno in perdita. Perché sanno che quelli comunque o sparano o comunque vengono loro. Sei in venti e loro vengono in cinquanta. Questi ti si mangiano come i topi di fogna, proprio la stessa cosa, ecco perché ero terrorizzato da solo perché sono tanti, dove vai vai, a Roma senti nomina’ un Casamonica, so’ pieni di fratelli e cugini che si muovono», ha messo a verbale. 

Le sue dichiarazioni hanno consentito di portare alla sbarra i vertici del clan, a partire da Giuseppe Casamonica, detto Bitalo, il capo di quell’arcipelago criminale che aveva trasformato vicolo di Porta Furba in un fortino inaccessibile, covo del clan e piazza di spaccio attiva a tutte le ore del giorno. 

Non tutti volevano che Fazzari entrasse nel giro e sapesse tutto. Liliana, sorella di Giuseppe e factotum di fatto del clan, era fermamente contraria. E aveva perfettamente ragione. Sono unici i Casamonica perché solo pochissime famiglie criminali contano così tanti adepti, ma anche i tratti distintivi di una mafia straniera, se si pensa alla lingua incomprensibile, e la violenza inaudita che riservano alle vittime. «È la famiglia più pericolosa d’Italia, sono degli animali che squartano le persone. Io neanche sotto tortura vado a denunciarli», diceva una vittima.

La situazione dei collaboratori

Perché i Casamonica lo accettano? Solo perché il nuovo arrivato è di buona famiglia, famiglia di ’ndrangheta. Battezzato in culla, in grado di sedersi al tavolo con i padrini, il livello più alto della mafia calabrese. La sua famiglia era legata ai Mancuso, tra i padroni criminali della Calabria e in rapporti con Nirta e Morabito. Dalla sua collaborazione sono arrivate inchieste e retate che hanno messo in ginocchio i Casamonica. 

La situazione di difficoltà per Fazzari e la gestione della sua collaborazione raccontano molto delle condizioni dei collaboratori di giustizia. Un tema al centro anche di una relazione della commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie nella scorsa legislatura che ha denunciato, dopo l’omicidio di Marcello Bruzzese, fratello di un pentito, ucciso nel 2018, una situazione dove si evidenziano numerose criticità, molte che trovano conferma nel caso Fazzari. 

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