È morta oggi, 22 marzo 2023, a quasi 99 anni, Lucy Salani, attivista italiana e unica donna transessuale in Italia sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti. Lo comunica Luca Paladini, consigliere regionale della Lombardia e fondatore del movimento a sostegno della comunità Lgbtq, I sentinelli di Milano

La sua deportazione a Dachau avvenne nel 1944, dopo che Salani, antifascista, aveva disertato l’esercito fascista italiano e quello nazista. Vi rimase per sei mesi, fino al 1945 quando gli americani liberarono il campo.

La sua storia

Nata nel 1924 a Fossano, in Piemonte, come Luciano Salani è cresciuta a Bologna, dove la famiglia di origini emiliane si era trasferita. In gioventù è stata costretta a vivere nella segretezza e nel rifiuto dei familiari la propria omosessualità.

Costretta ad arruolarsi nell’esercito, sebbene si fosse dichiarata omosessuale, Salani viene deportata a Dachau come disertrice ed è poi liberata nel 1945 dall’arrivo degli americani, che la trovano viva in un mucchio di cadaveri.

Tornata in Italia con la liberazione e dopo aver lavorato come tappezziera tra Roma e Torino, negli anni Ottanta a Londra si sottopone a un’operazione per il suo percorso di transizione. Non ha mai voluto cambiare il suo nome all’anagrafe. 

Una vita per ricordare

Salani, che ha fatto ritorno a Bologna nel corso degli anni Ottanta, ha poi raccontato la propria esperienza nel lager, divenendo nota al grande pubblico nel 2009, con la pubblicazione della sua biografia Il mio nome è Lucy. L'Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale, scritta da Gabriella Romano. 

Ha partecipato a interviste, documentari, e al Giorno della memoria di Arcigay e Arcilesbica, dicendo in merito alla Shoah che: «È impossibile dimenticare e perdonare». L’esigenza di mantenere viva la memoria della deportazione è stata più forte degli incubi che la tormentavano la notte e l’ha spinta a testimoniare affinché «la gente sappia cosa succedeva nei campi di concentramento perché non accada più».

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