È morto questa notte, nella sua casa di Pavia, Virginio Rognoni, uno dei politici simbolo della Prima repubblica. Il 5 agosto aveva compiuto 98 anni. Docente alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pavia, è stato un personaggio di primo piano della Dc. È stato ministro dell'Interno negli anni di piombo (dal 1978 al 1983) e, successivamente, ministro della Giustizia e della Difesa. Dopo la fine dell'esperienza della Dc, aveva aderito prima al Partito popolare e poi al Pd. È stato vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura dal 2002 al 2006.

Al Viminale Rognoni era arrivato dopo le dimissioni di Francesco Cossiga, dopo il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. È rimasto in carica fino al 1983. Insieme a Pio La Torre è stato promotore della legge che porta il loro nome, la 646 del 13 settembre 1982. Ha introdotto per la prima volta nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis).

Fra i primi a ricordarlo, il segretario del Pd, Enrico Letta, ha scritto su Twitter che Rognoni è stato «protagonista sempre in positivo di tante stagioni importanti della vita istituzionale del nostro paese».

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