L'ultimo campo di battaglia giudiziaria, in ordine di tempo, sono i vaccini anti influenzali. E prima le mascherine, i camici, i test sierologici, le strutture ospedaliere, le zone rosse, le residenze per gli anziani (Rsa), dove sono morte migliaia di persone, e anche la stessa macchina regionale sanitaria, che si muove attraverso le Aziende di tutela della salute (Ats), le vecchie Asl. Insomma, l’emergenza Covid-19, in Lombardia, oltre che sanitaria è già materia da aule di tribunale per le tante inchieste aperte che impegnano a pieno regime gli inquirenti.

I magistrati delle procure lombarde sono infatti la prima linea del contrasto alle anomalie di gestione della pandemia, il flusso di fascicoli d'inchiesta non accenna a diminuire. Anzi, la vicenda dei vaccini acquistati a prezzo ritenuto “gonfiato” dalla stazione appaltante regionale Aria, dopo che le gare d'appalto indette erano andate deserte, dimostra che la magistratura non può ancora abbassare la guardia di fronte alle mosse un po' maldestre della pubblica amministrazione e della politica. 

Il governatore

A Milano si gioca la partita più importante, con decine di fascicoli aperti per le morti nelle Rsa e lo sguardo rivolto ai vertici della politica regionale, governatore Attilio Fontana in testa. Che si trova coinvolto nella storia di una fornitura senza gara d'appalto di camici e altri kit sanitari prodotti dalla Dama, la società di proprietà di cognato Andrea Dini (indagato) e di sua sorella Roberta (non indagata), la first lady lombarda. I pubblici ministeri coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, che hanno proceduto anche a vari sequestri di cellulari, stanno chiudendo la ricostruzione sulle anomalie di questa fornitura partita come una vendita e diventata poi una donazione quando era emersa la connessione tra il governatore e la società.

Lo stesso Fontana, peraltro, è stato oggetto di una perquisizione del suo telefonino, pur non essendo formalmente indagato, da parte della procura di Pavia, che indaga sul contratto stipulato tra la fondazione dell'Istituto San Matteo e la società vercellese Diasorin, la quale ha ottenuto l'accesso esclusivo alla sperimentazione del centro pavese senza gara e in cambio del pagamento di future royalties (l'1 per cento) sui test venduti in tutto il mondo.

Fontana ha fatto richiesta di Riesame per questo sequestro ed è in attesa che l'udienza venga fissata.

E' diventato un fascicolo d'indagine, al momento senza ipotesi di reato e senza indagati, anche il contratto stipulato da Aria per la fornitura di 100 mila vaccini prodotti da una azienda cinese - la LifeOn, una storia anticipata dal Domani- e venduti a un prezzo unitario ben superiore alla media di altri acquisti e che non avevano ancora neanche il nulla osta dell'Aifa, l'agenzia del farmaco.

La fornitura in questo momento è bloccata ma resta lo sconcerto sulle metodologie di Aria, che vede già i suoi ex vertici indagati nell'affaire camici e che continua a muoversi con modalità che per la seconda volta hanno attirato l’attenzione degli investigatori.

Così come è avvenuto con le forniture di mascherine: il caso più famoso è quello della Fippi, produttrice di pannolini che ha riconvertito la produzione su commissione della regione. Una delle prime vicende a finire nel mirino di esposti e quindi dei magistrati di Milano, di questo caso si occupa sempre Romanelli, e che potrebbero essere le prime a chiudersi insieme ad altre collegate alle mascherine.

E la guardia di finanza sta setacciando alcuni documenti sull’ospedale Fiera realizzato per l’emergenza, con il ritorno sulla scena di Guido Bertolaso, e rimasto pressocché vuoto. L’attenzione è rivolta anche alle donazioni private ricevute.

Le residenze per anziani

Restano sullo sfondo, al momento, le inchieste sui decessi nelle Rsa, con indagini per omicidio ed epidemia colposi. Se ne contano almeno 35 a Milano, e decine complessivamente nelle altre procure lombarde, che coprono praticamente tutti i maggiori enti e società, a partire dal famoso Pio Albergo Trivulzio (fu l'inizio di Mani Pulite e ora fa da inchiesta pilota sulla caotica gestione dell’emergenza della pandemia) fino alle residenze più piccole. E ancora oggi spuntano segnalazioni e denunce di decessi in strutture non ancora tracciate.

La parola è in mano ai consulenti che stanno verificando le cartelle cliniche alla ricerca di anomalie nelle regole comportamentali e prassi mediche che andavano seguite in quei frangenti disperati. Sott'occhio, si ricorderà, erano finiti gli spostamenti dagli ospedali a queste strutture di pazienti non ancora negativizzati al Covid. Ma dopo mesi tra i tanti magistrati che indagano serpeggia il pessimismo, perché cresce il sospetto che sia impossibile arrivare a trovare il nesso causale tra la la gestione dell'emergenza e le migliaia di morti. A tal proposito, a fine 2017 si era espressa anche la Cassazione con una sentenza che rende molto complicato perseguire il reato di epidemia colposa.

Aspettando Crisanti

In tema di morti e gestione dell'emergenza si attendono risposte dall'inchiesta della procura di Bergamo sull'istituzione della cosiddetta “zona rossa” e sui protocolli sanitari negli ospedali di Alzano Lombardo e Nembro, coordinata dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota. Nei mesi scorsi sono sfilati davanti a lei prima Fontana e Gallera, e poi anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro della Salute Roberto Speranza e dell'Interno Luciana Lamorgese. C’è attesa per la consulenza chiesta al direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia di Padova, Andrea Crisanti, che ha supportato il governatore Luca Zaia nella gestione della pandemia in Veneto. Crisanti ha chiesto e ottenuto una proroga, vista la complessità dei quesiti cui rispondere. Il virus, invece, non concede sconti sul tempo.

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