- Da trent’anni in Europa si lavora con pochi risultati all’allestimento di un esercito comune. L’invasione dell’Ucraina ha ridato slancio al vecchio progetto, ma ora c’è il ripensamento della politica.
- Crescono le perplessità. Ai contrari perché nostalgici dell’assetto costruito intorno alla Nato si aggiungono i dubbiosi circa la necessità di una propedeutica revisione a fondo dell’impalcatura istituzionale nazionale e comunitaria.
- Un piccolo embrione di esercito europeo c’è già e funziona. Sono le sei missioni militari attive dalla Libia alla Somalia, dall’Uganda alla Bosnia-Erzegovina. L’idea di rafforzarle alla luce delle nuove minacce.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha accelerato il processo di costituzione di un esercito europeo? La risposta è paradossale solo in apparenza: quell’obiettivo o quella chimera, dipende dai punti di vista, si è sia allontanato sia avvicinato. È diventato più vicino per la gente comune che ora vede Vladimir Putin come una vera minaccia e quindi considera l’allestimento di una forza difensiva comune una necessità ben più impellente di qualche mese fa. Ma l’idea di un esercito euro



