Si può immaginare una scuola elementare e una dell’infanzia confinanti con un deposito e distributore di gpl e un impianto di materiali ferrosi?

A Roma, capitale del nostro paese, la risposta è affermativa. E quando un’esplosione spacca i vetri, ribalta sedie, scarica lastre di ferro sul campo di pallacanestro dell’istituto si ha la certezza che la sicurezza e la cura di bambine e bambini è affidata unicamente al caso. Il caso che ha evitato la tragedia perché era tutto chiuso per le vacanze estive.

Roma, via dei Gordiani, quartiere Prenestino, quadrante est della città. Sono da poco passate le 8 quando un boato squarcia il mattino. «Mia figlia è arrivata in casa piangendo, mio nipote è andato fino all’ultimo giorno in classe lì. Se oggi non fosse stato il 4 luglio, ma il 29 giugno forse saremmo di fronte a una tragedia che manco si può immaginare», racconta una signora che abita poco distante. Paura e lacrime «perché di cosa vogliamo parlare quando manco le creature sono al sicuro», aggiunge.

L’esplosione si è avvertita in tutta la città, le voci si sono rincorse sui social così come i video dove si vedono le fiamme divampate in diversi punti, anche nell’impianto della Mcr metalli, fino al boato con un’onda d’urto imponente. Ci sono 50 feriti nelle due esplosioni tra cittadini, poliziotti e vigili del fuoco accorsi alla segnalazione di un guasto. Uno dei feriti è grave. È l’ addetto alla sicurezza della pompa di benzina. «Era avvolto dalle fiamme e l’ho salvato. L’ambulanza era incendiata e lo abbiamo caricato sulla nostra auto», dice Gregorio Assenti, carabiniere tra i primi a intervenire sul posto. Il suo gesto è stato salutato con parole di encomio da diversi esponenti politici e dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Proprio di fronte, sul lato opposto dall’impianto esploso, c’è il circolo sportivo Villa De Santis e un centro estivo, ma «i bambini non erano ancora arrivati e i primi erano già tornati a casa dopo le prime avvisaglie», racconta un soccorritore.

Aria irrespirabile

Sul posto arriva puntuale la macchina degli aiuti, vengono allestiti due posti medici avanzati, presidi per accogliere feriti, c’è una squadra di psicologi per assistere chi ha bisogno. Le macchine di polizia e carabinieri vietano l’accesso a via dei Gordiani dove ancora sono in azioni le autobotti per spegnere le ultime fiamme, il fumo ancora si alza e l’aria è irrespirabile. A oltre cento metri di distanza dall’impianto c’è una lastra nera, proprio di fronte all’ingresso del parco comunale. «Si è staccata ed è volata con l’onda d’urto, una cosa spaventosa, se avesse preso un motociclista, una macchina, un pedone li avrebbe uccisi», racconta un agente. A toccarla è ancora infuocata, spessa e pesante, lunga una decina di metri. Ora è schiantata al suolo.

I segni dell’esplosione sono ovunque anche nel centro Fibercop che è all’incrocio poco più avanti. Davanti al cancello c’è Claudio Giuliani, responsabile sicurezza dei lavoratori della Tim di Roma. Sul telefono ci mostra i video che riprendono gli interni della struttura, una lastra di vetro su una scrivania, le finestre rotte, il cartongesso lesionato, immagini di un disastro. «Per fortuna dentro non c’era nessuno, i colleghi avevano preso le auto nel parcheggio sotterraneo ed erano usciti, qui c’è un problema di sicurezza che dovrebbe tornare al centro del dibattito», dice Giuliani.

«Vivo qua da oltre 40 anni, ma mai era successa una cosa del genere. Questa mattina sembrava un terremoto», racconta Alfredo che abita nelle palazzine su via Romolo Balzani, complessi venuti su negli anni settanta. Cammina lungo la strada insieme a condomini e familiari e guarda in alto. È tutto transennato, i vigili hanno alzato le scale e le ditte si sono messe a lavoro. I palazzi hanno i vetri schiantati, le serrande divelte, tappeti di schegge di vetro sono sul cemento che ribolle. «Ora dobbiamo capire se ci fanno rientrare a casa nostra, ma l’avevamo detto che questi impianti non possono stare attaccati alle case e a una scuola, lo avevamo detto», racconta un altro inquilino. Lo avevano detto.

Impianto segnalato

Gli incendi da queste parti non sono certo una novità, la cintura attorno al centro città nel periodo estivo è in fiamme, anche ieri si sono segnalati diversi roghi. Ma cosa ci fa un impianto di gpl e uno di materiali ferrosi vicino a una scuola? «L’assemblea del 7 marzo di quest’anno è stata convocata sulla situazione dell’azienda di smaltimento, per avere certezza della delocalizzazione dell’attività. Durante l’assemblea è stata sottolineata l’inopportunità della presenza sia dell’azienda sia del distributore vicino alla scuola», ricorda Giorgiana Viccari, attivista di Casale Garibaldi, spazio sociale del quartiere.

L’azienda, quella di metalli ferrosi, in passato è stata anche al centro di un’indagine giudiziaria per l’ingresso, sospettava la procura, di furgoni carichi di materiali ferrosi estratti da rifiuti dopo averli incendiati. Chili di quel materiale sarebbero entrati proprio nella ditta Mcr travolta anch’essa dalle fiamme. Era il 2019. Proprio sulla delocalizzazione dell’impianto, che raccoglie e stocca rifiuti ferrosi, c’è stato un contenzioso lunghissimo con la promessa di realizzarla nel prossimo ottobre, sempre quando tutto è già accaduto. L’ultima proroga, in questo caso, è stata concessa dalla regione Lazio a guida centrodestra nell’ottobre 2023. «In conferenza dei servizi il comune aveva espresso parere negativo alla proroga poi concessa», ricorda l’assessore municipale all’Ambiente, Edoardo Annucci.

E l’impianto Gpl? In questi casi la competenza è comunale, il dipartimento delle attività produttive può avviare iter di eventuale delocalizzazione, anche in ragione di richieste pervenute. «L’impianto risulta autorizzato, con il passaggio delle competenze alle regioni e gestionali ai comuni l’impianto è stato oggetto di diversi provvedimenti di modifica, potenziamento con gasolio e ristrutturazione», dice l’assessora alle attività produttive, Monica Lucarelli. Ma c’è o è stata avviata una richiesta di delocalizzazione? «Non risultano richieste di delocalizzazione dell’impianto. Risulta rispettoso delle norme nazionali e del regolamento comunale e non risulta che i vigili del fuoco avessero mai fatto osservazioni in merito. Ora abbiamo disposto nuove verifiche», risponde.

A metà pomeriggio la puzza ancora invade il quartiere, sul 105 l’autobus che porta a Termini sale una signora con il carrellino della spesa. «Le persone sono state rimbalzate contro il muro, i bambini nel palazzo sono rimasti spaventati, io ho pensato a un terremoto. Abito dall’altra parte della Casilina. Non ho mai avuto paura così, è andata bene perché le scuole erano chiuse. E’ stata una fortuna», dice mentre scende dal bus. La fortuna alla quale si è appesa, ancora una volta, un’intera città

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