Il governo si trova a un crocevia: rilanciare un asset strategico attraverso un partner industriale credibile o cedere alla frammentazione produttiva, con il rischio dello smembramento degli impianti. I sindacati intanto spingono per la nazionalizzazione
Il destino dell’ex Ilva di Taranto, pilastro della siderurgia italiana, si avvicina a un bivio decisivo in vista del tavolo ministeriale del 31 luglio 2025. Con le trattative con Baku Steel ormai naufragate e l’annuncio di una nuova gara per la cessione dello stabilimento, il governo si trova a un crocevia: rilanciare un asset strategico attraverso un partner industriale credibile o cedere alla frammentazione produttiva, con il rischio di una “mini-Ilva” e lo smembramento degli impianti. Sullo s



