Una rete d’affari e finanza di portata globale. Abdilgafar “Fali” Ramadani è un super agente, uno di quei soggetti che all’interno dell'economia del calcio internazionale cessano di essere intermediari nel mercato dei trasferimenti di calciatori per assumere il ruolo di chi il mercato lo crea.

E creandolo tesse un vorticoso giro di denaro che rischia di perdersi nei labirinti delle transazioni telematiche condotte fra un continente e l’altro. Classe 1963, nativo di Tetovo (oggi Macedonia del Nord) con origini albanesi, Ramadani è al centro di un’indagine della Guardia di finanza condotta su ordine della procura di Milano, per un sospetto di evasione fiscale e l’ipotesi che ci sia stato anche un autoriciclaggio delle somme precedentemente sottratte all’erario italiano.

C'è anche un’accusa di riciclaggio che colpisce Pietro Chiodi, un procuratore calcistico che da molti anni fa affari in Italia con la sua società e che sarebbe la longa manus proprio di Ramadani in Italia. Ma cosa contestano gli inquirenti milanesi a Ramadani? Quando manca qualche settimana a tirare le somme di questa inchiesta ispirata da un’indagine spagnola sul super agente macedone, si riesce a fare un po’ di luce sulle ipotesi degli inquirenti.

Le ipotesi

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Per loro Ramadami, che dal 2018 non esercita più direttamente in Italia, sarebbe il vertice di un’organizzazione che ha alla base una serie di agenti che lavorano per lui nel nostro paese con un rapporto di esclusività.

Questo legame, se dovesse essere confermato dalle ultime indagini, farebbe emergere quella che, in termini fiscali, sarebbe una «stabile organizzazione» occulta di ha come unico scopo quello di evitare al procuratore di origine balcanica di pagare le tasse in Italia, come avrebbe fatto fino al 2018 quando operava direttamente nella penisola.

In questo momento si tratta soltanto di ipotesi, ma le evidenze finora analizzate porterebbero a questo risultato. In sostanza Ramadani formalmente lascerebbe concludere le operazioni di compravendita dei calciatori ai procuratori che operano per lui, iscritti nell’albo tenuto dalla Federazione italiana giuoco calcio (Figc) secondo le norme per poter operare come agenti sul mercato italiano.

Questi ultimi poi reindirizzerebbero alle società estere di Ramadani gran parte dei diritti maturati per la chiusura delle operazioni. Se i proventi di queste operazioni finiti all’estero, sui quali non sono versate tasse in Italia, fossero però ricondotti In Italia, Ramadani sarebbe costretto a pagare le tasse qui con tanto di interessi, sanzioni e magari affrontare anche un processo penale con l’accusa di omessa dichiarazione dei redditi, punita fino a quattro anni di carcere.

Domani è in grado di ricostruire la ragnatela di società che girano intorno al super agente macedone sulla base delle carte dell’indagine visionate in esclusiva. Gli inquirenti italiani attendono ancora l’arrivo di carte dalla Spagna per fare luce anche su ipotesi di riciclaggio. Ci si lavorerà in un secondo momento, probabilmente in parallelo con la posizione di Chiodi.

Il vorticoso giro di denaro

Le carte dell’indagine evidenziano un flusso di denaro che rimbalza da un punto all’altro del sistema finanziario globale: da Saint Kitts and Nevis al Sudafrica passando per il Botswana, da Cipro via Svizzera verso l’Irlanda. Quest’ultimo paese sostituisce Malta come centro di rotazione degli affari del super agente, che ha costruito in Germania uno status da uomo d’affari fra i più potenti nel mondo del calcio.

E in questa mappa dalle bandierine sparse per il mondo sbucano i conti correnti milanesi, sia personali (dove opera anche la moglie di Ramadani, Heike Sabine) che intestati alla società irlandese Primus Sports Consultancy Limited.

Quest’ultima, fino al 2017 denominata Lian Sports Ireland, è diventata il nuovo centro operativo per le attività dell’agente, in sostituzione della filiale maltese di Lian Sports che a sua volta era emanazione della società costituita in Germania.

Su questi conti correnti sono stati segnalati movimenti sospetti di denaro che hanno richiamato l’attenzione della Guardia di finanza italiana. In particolare, il conto personale registra otto bonifici effettuati tra marzo e luglio del 2018 per complessivi 5,15 milioni di euro.

La loro traiettoria è da capogiro. I bonifici sono effettuati tramite l’operatore PAA Capital (PTY) Limited, dalla sede in Sud Africa e attraverso l’uso di un intermediario con sede in Botswana. A disporre i bonifici è una società denominata Canoga Group Limited, con sede nel paradiso fiscale di Saint Kitts and Nevis e di cui Ramadani risulterebbe essere proprietario e “director”.

Quanto ai fondi trasferiti, provengono da Lian Sports che li inietta in Canoga in conseguenza di un accordo certificato fra le due società sulla distribuzione del fatturato da attività societaria, cioè quella legata al lavoro da “procuratore in attività calcistiche”.

Il conto corrente personale segna movimenti in accredito per 16,4 milioni di euro e movimenti in addebito per 14,2 milioni, con uso frequente di «operazioni triangolate con società di pagamento e studi legali».

Fra le altre operazioni sui conti correnti che hanno richiamato l’attenzione si segnalano quelle con la società cipriota di recente formazione, Ignalee Limited, sulla quale vengono rintracciate scarne informazioni a parte quella relativa al suo amministratore, il cittadino cipriota Tzonathan Betito.

Ignalee via Svizzera versa a maggio 2021 la somma di 1,5 milioni di euro nel conto intestato a Ramadani, che a sua volta compie due giroconti da 1,366 milioni di euro e da 50mila euro sul conto di Primus. A sua volta Primus gira 1,5 milioni di euro a Ignalee Ltd, che successivamente gira ancora un milione di euro a Ramadani a titolo di “interim dividend”.

Le operazioni in entrata e in uscita sono della più svariata natura: 3,2 milioni di euro versati a una società monegasca per l’acquisto di uno yacht ai quasi 700mila euro versati alla Walter & Karrer (società con sede legale in Bulgaria, a sua volta destinataria di una segnalazione nel 2018 per “rilevanti flussi” provenienti da società residenti in paradisi fiscali) a titolo “onorario professionale” e “mantenimento barca”; 1,8 milioni di euro bonificati in data 14 novembre 2018 allo studio legale irlandese Tracey and Arthur Mullan Associated (che a sua volta aveva bonificato 5,8 milioni di euro il 19 gennaio 2018 senza specificare alcuna causale).

Fino agli 1,9 milioni di euro versati a novembre 2019 tramite conto corrente presso una banca di Ankara dal calciatore slovacco Juraj Kucka (ex Genoa, Milan e Parma) a titolo di contratto e servizi. Da rimarcare che Kucka non risulta essere mai stato un assistito di Ramadani.

Le operazioni italiane

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Nelle carte visionate da Domani viene riportato anche l’analitico dei versamenti disposti dalle società di calcio, relativamente al solo periodo compreso fra il 2018 e il 2020. Sono menzionati club stranieri quali Atletico Madrid, Legia Varsavia, Schalke 04 e Sporting Gijon. E ovviamente troviamo i club italiani.

Non poteva non essere nella lista la Fiorentina, che sotto la proprietà della famiglia Della Valle ha fatto di Ramadani l’agente di riferimento. La società viola risulta avere effettuato dieci bonifici tra ottobre 2018 e luglio 2020 per complessivi 1,9 milioni di euro.

La Juventus ha effettuato quattro bonifici per 2,7 milioni di euro fra novembre 2018 e agosto 2020. Ben 29 bonifici, ma di piccolo taglio (pagati complessivamente 923.270 euro) li ha effettuati il Napoli per l’intermediazione sul difensore Kalidou Koulibaly, cliente di Ramadani. Frosinone e Spal hanno bonificato 30mila euro a testa, il Torino 6.700 euro.

L’indagine della Guardia di finanza fa però notare che le società italiane hanno fatto versamenti anche a beneficio di società maltesi riconducibili a Ramadani. L’Inter ha versato complessivamente 335mila euro a Dito Trading, 185mila euro a Lian Sports Limited e 441.369 euro a Lanigan Limited. Altre società che hanno pagato la filiale maltese di Lian sono state il Milan (500mila euro) e il Napoli (116.740 euro).

Un vasto flusso di denaro a cui, secondo la finanza, non corrisponde «qualsivoglia dichiarazione dei redditi con riferimento a Ramadani Abdilgafar e/o alle società beneficiarie a esso riconducibili».

Una vecchia storia

Le carte dell’indagine svelano anche i rapporti con gli agenti nei singoli paesi, Italia compresa. Ne parleremo nel prossimo articolo. C’è però un dettaglio che merita di essere citato qui. Fra le tante informazioni contenute nei documenti delle fiamme gialle vi sono anche i riferimenti ai controlli di ordine pubblico cui Ramadani è stato sottoposto in Italia.

Si scopre così che il super agente è stato controllato il 30 gennaio 2004 a Muggia, provincia di Trieste, presso il valico Rabuiese. Non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che Ramadani si trovava in compagnia di Bashkim Osmani. Componente di una famiglia albanese trapiantata ad Amburgo e più volte accusata di aver dato vita a un’organizzazione criminale, nonché storicamente in forti rapporti con Ramadani come raccontato da questo giornale.

Bashkim Osmani è stato arrestato a febbraio in Croazia e è stato estradato giusto mercoledì 2 marzo a Maiorca, l’epicentro dell’inchiesta spagnola su Ramadani. Magari si tratta soltanto di coincidenze. O magari nelle prossime settimane ne conosceremo delle belle. Ma sarebbe interessante capire cosa ci facessero i due, insieme, in Italia a gennaio di 18 anni fa.

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