Per Gaza e la Flotilla, gli studenti in occupazione: «Seguiamo l’esempio dei portuali»

A pochi metri dalla stazione Ponte Lungo, a Roma, c’è un edificio che è un grosso rettangolo beige. Dai bordi di una delle finestre che affacciano sul cortile interno penzola un telo su cui campeggia la scritta “Augusto occupato”. Vicino c’è una bandiera della Palestina. I rumori delle auto che intasano via Appia Nuova coprono le voci di una decina di studenti radunati davanti al cancello d’ingresso del liceo classico Augusto. È uno degli istituti della Capitale ancora occupati in sostegno della Global Sumud Flotilla. Alla chiamata del Cine-Tv Rossellini, ora sgomberato, hanno risposto in massa il Cavour, il Socrate, il Kant, il Tullio Levi-Civita, il Plauto e l’Enzo Rossi. Sono mobilitazioni “anomale”, che si svolgono a scuola appena iniziata. Parlano dei problemi dei singoli istituti, ma sono incentrate sul sostegno alla Palestina. E fanno dell’alleanza con i lavoratori un punto di forza. Arriva il ddl anti pro Pal: vietato criticare il governo di Netanyahu nelle scuole e nelle università «Abbiamo risposto alla chiamata dei sindacati, arrivata dopo l’abbordaggio israeliano delle navi della Flotilla», prendendo esempio «dai lavoratori portuali», che avevano assicurato avrebbero bloccato tutto in caso di attacco «e che così hanno fatto», racconta Lorenzo, rappresentante d’Istituto del liceo Augusto. La protesta è iniziata lo scorso 7 ottobre sul solco «dell’onda repressiva del governo di Giorgia Meloni, che nega il genocidio. Ma anche delle politiche di censura messe in atto dal ministero dell’Istruzione di Giuseppe Valditara», afferma. Il suo tono, calmo, si fa duro quando ricorda le incursioni fasciste dei giorni scorsi: «Avevamo appeso sulle pareti della nostra scuola le immagini dei bambini di Gaza e un manifesto con i loro nomi. I poster sono stati strappati e imbrattati con i disegni delle croci celtiche», dice Lorenzo, che ne è certo: «Questo gesto non arriva da liste fantocce. Al nostro istituto sono anni che non si presentano gruppi neofascisti». [Missing Caption][Missing Credit] Il liceo classico Plauto, zona Spinaceto, accoglie chi arriva con una bandiera della Palestina. Gli studenti sono in stato di occupazione dal 7 ottobre. «Protestiamo per la Palestina, ma anche contro le misure repressive di questo governo. A partire dal disegno di legge sul contrasto all’antisemitismo», che introduce obblighi di segnalazione e norme penali che equiparano le critiche allo Stato di Israele all’odio razziale, «che è un attacco alla nostra libertà di espressione”, dice Matteo, militante di Opposizione studentesca d’alternativa (Osa). Al Plauto la presidenza non ha ordinato alcuno sgombero: «Non abbiamo problemi con la dirigenza. In queste settimane di mobilitazione molti docenti hanno deciso di scioperare con l’Usb». «No al genocidio». Da nord a sud cresce la protesta dei portuali Dal centro alla periferia C’è un altro elemento che distingue queste occupazioni da quelle degli anni passati. È lo spirito di compattezza degli studenti, che non hanno atteso la fine dell’autunno per imbracciare qualche megafono, salire sui tetti delle scuole e lanciare i fumogeni al grido di “Occupiamo”. Per Lavinia del liceo scientifico Tullio Levi-Civita, alla periferia di Roma, mobilitarsi contemporaneamente agli altri licei della Capitale è un atto politico-sociale. Che assume un significato più profondo se a farlo sono le scuole di periferia: «Atti di protesta come le occupazioni delle scuole possono contribuire a combattere l’ignoranza che circonda la questione palestinese. Noi non vogliamo soltanto essere partecipi, ma anche far partecipare. Riuscire a far scendere in piazza anche i cittadini delle periferie permette di continuare ad alimentare il dialogo politico su certi temi». Le iniziative che scandiscono le giornate sono le stesse in tutte le scuole: incontri con esponenti dell’Unione sindacale di base, di Donne de borgata e con gli attivisti del Movimento per il diritto all’abitare. In qualche altro istituto anche corsi di kickboxing e momenti dedicati allo sport popolare. La Global Sumud Flotilla è più di un simbolo. Per questo fa paura È prima mattina ed è ancora presto perché nel liceo scientifico Cavour, a due passi dal Colosseo, suoni la prima campanella. Dell’ultima occupazione, che con il Rossellini ha dato il via al cosiddetto “Tsunami delle occupazioni”, non c’è traccia. Ma tra gli studenti riecheggia un sentimento d’orgoglio. «Ci è sempre stato detto che le occupazioni fossero il metodo più conflittuale attraverso il quale poter spiegare le nostre rivendicazioni, ma questa volta sono state il punto di partenza di un percorso di mobilitazione più ampio», racconta Damiano, militante romano di Osa. Il clima al liceo Cavour è ancora teso. Gli studenti, reduci dalla manifestazione del 4 ottobre, sono in stato di allerta. Si dicono pronti a occupare di nuovo, qualora le imbarcazioni della Flotilla dovessero essere abbordate di nuovo. Ma non solo. «Siamo disposti a continuare questa stagione di lotta anche per protestare contro il ddl 1627 che, ingiustamente, pone antisemitismo e antisionismo sullo stesso piano», dice ancora Damiano. Il percorso di mobilitazione, iniziato con la protesta degli operai portuali e proseguito con quella degli studenti, vuole costruire, spiega, «un blocco sociale capace di muoversi insieme. Rafforzato dall’alleanza con i movimenti esterni». Proteste pro-pal e prof “sospesi”. Cosa succede nelle università