L’ambiguità dei leader sovranisti

Meloni e Salvini proteggono i fascisti ma fingono di non conoscerli

  • C’è una legge non scritta negli statuti della destra istituzionale, con i neofascisti si convive ma non ci si sposa. I movimenti extra parlamentari lavorano sul territorio, catalizzano consenso nelle periferie, si intestano battaglie contro i migranti e alimentano scontri per difendere il diritto del «prima gli italiani».
  • La sede del giornale che in questi mesi ha preparato il terreno agli scontri di Roma e all’assalto della Cgil ha sede in un immobile di proprietà della fondazione Alleanza nazionale. «Hanno fatto riunioni fino a prima degli scontri», dice una fonte investigativa a Domani. 
  • Anche a Milano la linea dei partiti di Meloni e Salvini è equivoca. Qui cambiano le sigle, ma non l’ambiente con il quale interloquiscono alcuni rappresentanti istituzionali di Lega e Fratelli d’Italia. C’è anche un eletto con la Lega che viene dal neofascismo secondo il quale se definirsi patriota vuol dire essere fascisti «io lo sono». 

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